Euroleague players 2018/19: “The Mike James show” o una pericolosa tendenza a sprofondare?

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LA STAGIONE 2018/19

Milano è sua, senza se e senza ma.

Dalle parti del Forum non si vedeva un talento del genere dai tempi del giovane Gallo e del primo Ale Gentile, quello che faceva sognare e raccoglieva consensi tra i GM della NBA.

Nella pallacanestro di oggi creare vantaggi e saper produrre in proprio e per la squadra è fondamentale: nessuno più di lui, al pari di pochissimi come Larkin, Micic e Campazzo è in grado di garantire tutto ciò.

La difesa? Per tanti di questi profili viene in subordine, soprattutto se ci si trova in un conteso in cui, oltre alle chiavi dello spogliatoio, hai quelle del frigorifero, del bagno e della cesta dei palloni.

L’Olimpia 2018/19 è squadra da Playoff, che quei Playoff non li farà. Lo è perchè c’è James, non li farà anche perchè c’è il James di fine stagione. Anche, appunto, perchè le responsabilità di tutta quell’organizzazione stanno ben più in alto.

Sono molto significative le parole, che riportiamo sotto parlando della carriera del giocatore, che Ettore Messina ha scritto nella mail divenuta pubblica quest’anno, in cui gli comunicava il taglio: «Il fatto che nessuno nella squadra, a qualsiasi livello, ti abbia mai parlato o ti abbia mai multato per i tuoi comportamenti per me è completamente irrilevante».

Ecco, nessuno, a qualsiasi livello. Messina sa bene come si gestiscono certe cose e chiarisce, con rispetto, come non siano state fatte.

La stagione 18/19? Fenomenale, come saranno fenomenali tante altre prestazioni del nativo di Portland.

14 volte dai 20 punti in su in un attacco che viveva della sua creazione (normalissimo, lo fanno tutte le big), prove indimenticabili come quelle del Pireo, in cui James e Nedovic dominarono come oggi fanno Larkin e Micic, del ritorno con l’Oly, della Ulker Arena, control’Efes e, più di ogni altra, del Wizink Center.

Un grande personaggio della pallacanestro mondiale ci disse all’inizio di quella stagione: «Temo solo una cosa per Milano, la salute di Nedovic. E’ l’unico che ha la fiducia di Mike James, se manca lui salta tutto». Ecco, la salute di Nedovic è stata precaria, il resto è storia. Confermata.

Milano è stata ai suoi piedi sino a quel 14 marzo di cui si ricorda solo il coro “MVP! MVP!” di tutta la tifoseria biancorossa. Quella sera ricevette anche il premio come miglior giocatore di Eurolega del mese di febbraio.

Il record era 14/12, i Playoff erano ad un passo, sarebbe bastata una sola W e se il Real pareva difficile da battere, il Pana in casa era trattabilissimo, magari non difendendo attaccati a Calathes…

Ed ancor più era gestibilissimo il Fener giunto a Milano senza nessuno, che si permise di scherzare in post basso senza che lo staff biancorosso opponesse la benché minima idea difensiva di fronte ad un Kalinic da 7/9 sempre e solo nella stessa situazione.

Quella notte giocarono oltre 12 minuti Guler e Duverioglu, Dixon sfiorò i 24′ ed Erick Green calcò il parquet per ben 33’25”, quando mediamente vedeva il campo 12’36”. Quella notte Mike James era già lontano, con solo 8 tiri ed un canestro in quasi 30 minuti.

L’Efes, la settimana seguente, fu illusione di metà gara, la serie di Playoff italiani con Sassari mise una pietra tombale sul futuro in maglia Olimpia del suo più grande talento.

A maggio, a Vitoria, riceverà l’Alphonso Ford Trophy come miglior realizzatore di Eurolega: oltre al linguaggio del corpo, non certo di chi riceve un riconoscimento del genere, le poche parole che disse privatamente ad Eurodevotion in aeroporto spiegarono tante cose di come era finita la stagione e di come ci fossero poche possibilità di proseguire a Milano.

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