#3 ALEXEY SHVED (Cska)
Si chiama pallacanestro non a caso, serve metterla nel cesto il più possibile… C’è qualcuno maggiormente in grado di Shved di fare quello o farlo fare ai compagni? Difficile pensare a dei nomi, forse proprio quel Micic che sta in cima a questa nostra valutazione estiva.
La carriera del fenomeno di Belgorod si divide in due: pre NBA e post NBA. Tralasciando il pre, il post è stratosferico per impatto del suo talento unico.
5 stagioni ad oltre 20 di media, 844 tiri da due (sotto il 50%, va detto) e 1112 triple al 33,8% ed oltre 600 viaggi in lunetta, distribuendo 706 assist in 121 gare (oltre 5,8 a sera) e raccogliendo 348 rimbalzi.
I numeri non sono tutto, è verissimo, ma in questo giochino dicono molto. Il contesto da “uomo solo al comando” non ha certo aiutato nella distribuzione delle responsabilità, a volte ha certamente esagerato e forzato parecchio, tuttavia quello che è in grado di creare per sé e per gli altri non ha eguali, frutto di un talento sconfinato.
Alexey Viktorovich Shved, 33 anni a dicembre, vive oggi la sfida più grande della carriera. Dopo decine di riconoscimenti individuali arriva in un club che vive da forza dominate questa competizione da sempre. Trova un Coach che sa solo costruire vittorie, prima da assistente al Pana e poi da capo allenatore a Mosca. L’ambiente è quello ideale per riempire quella casella “vittorie di squadra” che manca (1 Eurocup, 2 VTB di cui una, come l’Eurolega del 2008 senza alcun ruolo determinante non sono nulla rispetto al talento).
Cosa servirà? Semplicemente essere Shved dosando il proprio impatto e sapendo che dall’altra parte dell’arcobaleno, finalmente, ci sarà altrettanto valore: se è quello che vorrà e che comprenderà da subito, il limite sarà sconosciuto per il suo Cska.



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