Top 16
Il nocciolo della stagione è arrivato. E’ quindi la seconda fase a determinare le migliori otto squadre del continente.
Nel gruppo E il Barcellona la fa da padrone, realizza un record di 12-2 che lancia i blaugrana verso il prosieguo della competizione con i confermati galloni di favorita per la vittoria finale, grazie a convincenti trionfi sia contro il Fener, sia contro le due greche.
A stupire è però l’Olimpia Milano, che raggiunge in queste Top 16 il livello di gioco più alto mai raggiunto nell’era Armani fino ad allora, e una tale qualità tornerà ad esprimerla soltanto sotto la guida di Ettore Messina nella stagione appena conclusa. In città l’aria è magica, sotto quel motto di Red Shoes are Back si nasconde la liberazione di tutte le frustrazioni, le delusioni, i sogni repressi degli ultimi vent’anni. La squadra di Luca Banchi ha costruito un’anima forte e si galvanizza con l’arrivo di Daniel Hackett, che, come dice Werther Pedrazzi in Scarpette Rosse, è l’ultima trasfusione da Siena, il cui barile era ormai vuoto: Danny Boy viene scambiato con Marquez Haynes e porta un aiuto fondamentale.
Jerrells viene sgravato da ulteriori compiti di regia e diviene più sicuro e libero in quel suo ruolo di variabile impazzita, la componente italiana aumenta e si compatta. La difesa diventa solidissima: il trio di moschettieri Hackett-Jerrells-Langford è asfissiante nella pressione sulla palla, a supporto agiscono gli specialisti Moss, Cerella e Melli. Gentile e Samuels sono ormai sbocciati al rango di talenti affermati e capaci di trascinare insieme al più che mai prolifico 23 la squadra in attacco. Il risultato è straordinario. Sarà 10-4, con vittorie leggendarie come il trentello (81-51) rifilato ai campioni in carica del Pireo – battuti poi anche a domicilio – e la medesima punizione inflitta al Barcellona (91-63), grazie a un Gentile in formato deluxe (24pt+6ast+7rim).

Sono le due greche le altre a passare il turno, l’Olympiacos non suffragando una scintillante prima fase e il Pana confermandosi tentennante, seppur si dimostrino entrambe bastantemente forti per superare il girone. Saluterà invece il torneo il Fernerbache, una prima delusione per Obradovic che si rivelerà solo tappa di un percorso di crescita che, dall’anno dopo, li vedrà costantemente alle Final Four. Fuori anche Malaga, Vitoria ed Efes.
Nell’altro raggruppamento sono CSKA e Real Madrid a dominare con record simili. I moscoviti a conquistano la testa del gruppo F, cavalcando la costanza di un ottimo Sonny Weems, la leadersphip del solito Teodosic e la concretezza di Khryapa e Krstic, ma il duello con i blancos si rivela comunque ad armi pari: una vittoria per parte tra le mura di casa e risultati incredibilmente simmetrici, 85-71 a Mosca e 93-79 a Madrid.
E’ proprio in questa fase però che deflagra la stagione da MVP di Sergio Rodriguez. Partendo rigorosamente dalla panchina dietro a Llull e Rudy, confeziona delle Top 16 strepitose dove tiene circa 15 punti e 5 assist medi, con percentuali intorno al 50% da due e da tre e il 92% dai liberi, per una valutazione ad allacciata di scarpe di 18,6.



Il Maccabi chiude al terzo posto con un record comunque più che dignitoso di 8-6, sembra però non essere pronto per tenere il passo delle grandi, uscendo sconfitta dal doppio confronto sia contro la squadra di Laso, che contro quella di Messina. In pochi, pochissimi, credono in loro: la tavola per la cavalcata gialloblù è apparecchiata.
Il combattivo Galatasaray di Arroyo e Erceg la spunta sul Loko per differenza punti, mentre è troppo presto per Bogdanovic, Bertans, Lauvergne e il loro Partizan, così come per Malcolm Delaney e il suo Bayern: avranno modo, tutti e quattro, di dire la loro negli anni seguenti di Eurolega. Il fanalino di coda è lo Zalgiris Kaunas (2-12) e la sua eliminazione vorrà dire anche la fine della carriera europea di un clamoroso campione, Šarūnas Jasikevičius.



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