Mario Hezonja, una bella storia che finisce male col Pana

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Mario Hezonja è quasi ufficialmente un ex giocatore del Panathinaikos. Cosa ci può essere dietro una separazione che “spezza il cuore”, per usare le parole dell’atleta?

Un amore sbocciato all’improvviso, intenso e travolgente ma evidentemente effimero come una storia agostana.

Mario Hezonja ed il Pana, con sullo sfondo il popolo “green”, che ha pochissimi eguali. Perchè tante cose che accadono ad Oaka sono criticabilissime, e chi scrive lo ha fatto senza peli sulla lingua quando lo ha ritenuto doveroso, ma la fiamma ardente della passione di questi tifosi è qualcosa che non può non entrarti dentro.

E pareva proprio così quando il croato è sbarcato ad Atene. Periodo Covid ancora intenso? Sì, ok, ma lo spettacolo all’aeroporto Elefterios Venizelos è stato indimenticabile.

E’ stato così anche per Mario Hezonja? Gli indizi per un sì ci sono stati tutti. Da quel giorno si sono susseguite dichiarazioni d’amore continue e progressive.

Da «Diamantidis è il mio idolo» al «sangue verde», dal «sono senza parole» a «questo è ciò che intendo per amore», fino a quel «non ho mai giocato per riempire il mio portafoglio, ma per nutrire la mia anima».

Chi li separa più questi? Nessuno, avremmo detto. Poi c’è quella brutta bestia del mercato, con le sue dinamiche che sembrano lo slogan di una nota casa sportiva: “Impossible is nothing”.

Appunto. Quindi eccoci all’addio, tra «disappunto e cuore spezzato», per usare le parole del giocatore stesso.

La scorsa settimana tutto sembrava fatto. Contratto biennale di un milione a stagione, con quello scoglio del “buyout” da 400k da versare al Barça, detentore dei diritti europei dell’ex NBA. Chi li paga? Il giocatore, dicevano le voci.

“SuperMario” resta da Oaka, è l’inizio di una grande avventura… pensa cosa succederà quando il grande catino ateniese sarà gremito dai suoi 20000 scatenati tifosi…

Tutto bellissimo quindi, c’è un non so che di romantico in tutto ciò che ci regala spiragli di passione vera, quella di cui tanto si è discusso proprio in questi giorni, segnatamente dopo l’addio milanese di Kevin Punter, che ha preferito l’offerta del Partizan e la retrocessione in Eurocup (ok, c’è Zele, altro che retrocessione…) ad un contratto con qualche centinaio di migliaia di dollari in meno dalle parti del Forum.

“Business is business” è il mantra di alcuni, “giocano solo per i soldi” controbattono altri. Inutile schierarsi, ma la realtà è che un Hezonja che sposa la causa ateniese e che si mette in gioco per ripotare i sei volte campioni nelle alte sfere di Eurolega piaceva a tutti.

Poi… si arriva ieri. La stampa greca riporta subito di una rottura, non si fa più niente. “SuperMario” ha rifiutato la proposta greca, potrebbe perfino tornare a Barcellona (ci sono sempre quei diritti).

Oggi c’è maggior chiarezza. Nostre fonti ci parlano di un accordo raggiunto nella serata di venerdì coi greci dopodichè è arrivata la proposta del Kazan, di maggior rilevanza economica. Quando gli agenti del giocatore hanno chiesto al Pana di pareggiare l’offerta russa, il no è stato secco.

Nel dettaglio ci è stato riportato che l’ingaggio sarebbe uguale, con la differenza che il famoso “buyout” non toccherebbe al giocatore, o almeno solo parzialmente.

Lo avrebbe convinto Coach Perasovic (BasketNews), si dice, parlandogli di un ruolo da assoluto protagonista nel suo nascente Unics. Può essere, intanto il giocatore ci fa sapere che non poteva decidere solo col cuore. Ok, ma non era propio solo questione di amore e di cuore?

Oggi Mario Hezonja si dice, come abbiamo già sottolineato, a metà tra «disappunto e cuore spezzato».

Non abbiamo la pretesa di dare lezioni a nessuno, ci mancherebbe, e nemmeno di offrire una ricostruzione perfetta dell’accaduto, che, come sempre, conoscono solo i protagonisti diretti. Ci limitiamo a riportare quanto fonti che riteniamo assai credibili ci hanno detto, nulla di più.

Nessuno critica la decisione professionale del giocatore e nemmeno il lavoro della sua agenzia: è nel loro diritto scegliere, quindi nulla da dire. Quello che si può però dire della situazione è che tutte quelle manifestazioni di amore incondizionato potevano essere limitate, se non addirittura evitate integralmente. In un mondo di gente che bacia maglie a tradimento, ci piace sempre di più chi fa il suo mestiere senza illudere e senza trasmettere emozioni che sono solo commerciali.

“Business is business” è vero e vale per tutti. Tutti noi probabilmente non rinunceremmo mai a centinaia di migliaia di dollari solo per vestire una maglia più gloriosa o per essere idoli di una tifoseria dal cuore immenso. E’ così e non serve andare oltre, se non fosse per una cosa, piccola o grande che sia…

Sarà da inguaribili romantici, sarà da chi crede che lo sport resti un sogno da bambini che pochissimi hanno la fortuna di vedere realizzato in età adulta ancorché non avanzata, ma finché tanti, forse troppi, tra questi giovani uomini non comprenderanno fino in fondo che il loro “business” muove passioni e sentimenti della gente comune, decidendo di relazionarcisi sempre meno e di giocarci un po’ troppo, la situazione sarà sempre questa, in un instabile equilibrio che può trasformare l’amore in odio in un battito di ciglio.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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