Alexey Shved, sfida Cska e redenzione vincente?

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Alexey Shved è balzato al centro del mercato nella giornata di ieri con una voce, anche qualcosa di più, che ha fatto molto rumore.

La bomba l’ha sganciata il media russo Eurostavka: Alexey Shved ad un passo dal ritorno al Cska, che lasciò nel 2012 prima di volare in NBA.

Ripresa più o meno in tutto il continente cestistico, la notizia, che potrebbe diventare ufficiale a breve, ha ovviamente aperto la discussione su almeno tre fronti.

Alexey Shved, 32enne, è profilo che può adattarsi al contesto di una grandissima squadra e rinunciare a qualcosa di individuale per arrivare finalmente a sollevare quei trofei che mancano nel palmares di un talento clamoroso che non ha mai vinto sostanzialmente nulla di importante?

L’esperienza recente, negativa per il finale, vissuta con Mike James non ha lasciato alcuno strascico tale da sconsigliare una certa tipologia di giocatore per il Cska?

Se le due parti si trovassero alla perfezione, rinunciando a qualcosa il giocatore ed accettandone le caratteristiche tecniche la squadra, ci troveremmo di fronte ad una sorta di “dream team” in grado di dominare la competizione?

Proviamo a capire.

SHVED, TEMPO DI REDENZIONE VINCENTE

Alexey Viktorovich Shved è nato il 16 dicembre 1988. Va quindi per i 33 a fine anno.

“Undrafted” nel 2010, ha iniziato la carriera nel 2006 col CSKA, dove è rimasto sino al 2012, con due “stint” tra Dinamo Mosca e Khimki.

Poi NBA. Wolves, Phila, Houston e New York fino al ritorno in Russia col Khimki nel 2015.

Contratto ricchissimo, triennale, nel luglio 2015, come quello seguente sempre in maglia gialloblu.

MVP e “top scorer” di Eurocup nel 2017, miglior realizzatore di Eurolega nel 2018 e nel 2021, MVP di VTB nel 2017, 2 volte miglior realizzatore della stessa VTB nel 2018 e 2019.

Pioggia di riconoscimenti individuali, numeri clamorosi ovunque, ma la realtà dice che a livello di trofei di squadra la casella è povera, almeno da protagonista.

Titolo di Eurolega nel 2008, ma in quel CSKA di Ettore Messina fu DNP sia in semifinale che in finale per il 20enne di Belgorod. Quell’Armata vinse anche il campionato nazionale.

Nel 2012 altro successo russo, ma era il CSKA di Kirilenko.

Meglio lo stesso anno con la nazionale, bronzo alle Olimpiadi di Londra grazie ai suoi 25 nella “finalina” contro l’Argentina.

Quindi a 32 anni suonati, Alexey Shved è pronto a raggiungere uno straordinario progetto vincente come quello del Cska, a rinunciare alle tante glorie individuali per arrivare finalmente a dell’argenteria pesante in termini di trofei di squadra?

La risposta ce la darà il campo, ma se dovessimo giocarci due lire le metteremo sul “sì” e le ragioni si chiamano CSKA Basketball e Dimitris Itoudis.

DOPO MIKE JAMES E’ SHVED LA SCELTA GIUSTA?

Il club moscovita, firmando il russo, manderebbe un segnale chiaro.

Shved non è la prima scelta, perchè anche i muri sanno che per quel ruolo il nome era, dopo averci provato forte con Vasa Micic, quello di Kevin Pangos, col quale però, probabilmente, non si è potuto attendere la “free agency” NBA. Ma è altrettanto palese come non si possa parlare di ripiego, anzi.

Il russo è un grandissimo giocatore in possesso di un talento senza confini. I dubbi sono quelli che derivano da quei riconoscimenti individuali di cui abbiamo parlato prima.

Itoudis vuole quel tipo di giocatore. Così diverso da James ma allo stesso modo in grado di creare quei vantaggi di cui si nutre la pallacanestro di oggi.

Perchè non va dimenticato che il fallimento dell’operazione James, consumatosi a stagione inoltrata, è puramente gestionale e comportamentale, non certo tecnico. Lo dicono i numeri e lo ha detto una serie da 12 W consecutive assolutamente dominanti prima degli uragani che hanno investito Mosca da inizio anno.

Mettere oggi sullo stesso piano MJ e Shevd ha pochissimo senso, se non solamente per quella creazione di vantaggi.

Il bilanciamento nel reparto con gente del calibro di Hackett e Lundberg è tanto intrigante quanto possibilmente vincente.

“DREAM TEAM”?

La risposta sta nei nomi e nella guida in panchina.

Shved-Hackett-Clyburn-Shengelia-Milutinov con Lundberg, Grigonis, Kurbanov e Voigtmann come prime opzioni dalla panchina, senza dimenticare l’apporto sempre positivo dei vari Ukhov, Antonov, Lopatin e Bolomboy.

Su quella panchina ci sarebbe un certo Dimitris Itoudis, uno che si nutre quotidianamente di un senso di sfida innato.

Non serve molto altro.

Senza dimenticare che tante volte in questi anni, abbiamo dato per scontato il dominio di questa o quella squadra senza tenere in debito conto la variabile infortuni, ovvero quella che ha deciso più di ogni altra i risultati di questa lega non solo.

Un anno senza Clyburn e sei mesi senza Milutinov hanno insegnato a Mosca che si può lottare e competere comunque se si hanno basi solide, ma anche che di fronte a certe situazioni c’è ben poco da fare.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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