Djordjevic, un altro Sasha nell’Olimpo virtussino

Balbo
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Arriva a Bologna, sponda bianconera, due giorni dopo una delle notti più buie vissute dal popolo virtussino; quella della scomparsa del mitico Alberto Bucci, simbolo per antonomasia della virtussinitá.

Il 10 Marzo 2019, dopo un pareggio a Le Mans negli ottavi di Champions, la sconfitta nella sua Cantù costa la panchina a Pino Sacripanti. Il giorno dopo, nella sala stampa del Paladozza, viene presentato Sasha Djordjevic. Le sue idee sono chiare, come le parole che rilascia in conferenza.

Ho un grande rispetto per questa società, ma voglio anche sfidare la storia di allenatori e giocatori della Virtus cercando di fare meglio, è legittimo. Non guardo un albero senza guardare la foresta: dobbiamo portare questa società in una direzione che ho ben chiara in testa.

Le sue conferenze non saranno mai banali.

Il giorno dopo, la sua prima Virtus rifila trenta punti di scarto ai francesi. Il coach serbo, nonostante l’ottimo esordio, sa di ritrovarsi tra le mani una squadra scoraggiata; reduce da una sconfitta contro Cremona nelle semifinali di coppa Italia, fuori dalla zona playoff in campionato, con un quarto di finale da disputare contro una squadra che disputa un basket frizzante.

Il 27 Marzo le V nere cadono a Nanterre venendo travolti dall’entusiasmo dei transalpini. I bianconeri riescono a limitare il parziale perdendo di 8 punti.

Nella gara di ritorno, per la prima volta, si inizia a vedere la mano del coach ex Bayern; i volti dei virtussini comunicano una sorda aggressività, gli occhi degli uomini di Djordjevic mandano lampi che fulminano le vittime sacrificali di Nanterre. Non c’é partita, gli uomini in bianconero sembrano in missione ( e non sarà l’ultima volta). La Virtus vince di 15 punti (73-58) ribaltando il risultato dell’andata e si qualifica per le F4 di Anversa.

In campionato la Virtus sembra un’altra squadra, pallida e bianca come il cielo di mezzogiorno. Dopo la sconfitta interna con Pistoia, che preclude l’ingresso nei play off, i colored della Virtus hanno la brillante idea di andare a festeggiare in una discoteca milanese. Il coach serbo, snaturando la sua mentalità slava, perdona i festaioli per preparare al meglio l’evento in terra belga.

Qualche mese dopo nessun partecipante alla notte brava verrà confermato.

Ad Anversa la Virtus ci va con la pace in testa e il fuoco nel cuore.

Il coach serbo sa che la sua squadra non é la favorita, ma preferisce mettere le cose in chiaro.

“E’ un grande onore essere a questa Final Four, ne parlavamo poco fa anche con i miei colleghi. E’ importante, ora bisogna cercare di arrivare in fondo, e dobbiamo affrontare questo impegno con determinazione ma anche col sorriso sul volto, con grande entusiasmo e con il fuoco nel cuore. Affrontiamo una squadra che in Germania è ai vertici da tempo. Merito di una grande società, di una grande organizzazione e di grandi coaches. Hanno esperienza e fisicità, sarà una sfida intensa dal punto di vista fisico ed emotivo. Essere parte di questa avventura è davvero una cosa meravigliosa. La vivo con grande gioia, insieme ai miei giocatori, al mio staff, a tutta la società. Manifestazioni come questa sono treni che non si sa mai quando ripassano, e vanno vissute con serenità e con questo stato d’animo”.

Nella terra dei fiamminghi, sotto un cielo nuvoloso e cupo come una cappa di piombo, i giocatori virtussini tornano ad essere degli uomini in missione ( e non sarà l’ultima volta…). La Virtus disputa una F4 semplicemente perfetta, tatticamente e agonisticamente, comanda per 80 minuti e conquista, dieci anni dopo l’ultimo trofeo continentale, la Champion League.

Un successo, anzi un trionfo, che mette il coach serbo sempre più al centro del progetto bianconero.

Nell’estate successiva, Djordjevic indica la strada del futuro virtussino. Bisogna entrare nel mondo Euroleague. I bolognesi, allora, abbandonano la Fiba per trasferirsi in EuroCup. L’ingresso in Eurolega non deve tardare, l’obiettivo é la conquista di un altro trofeo continentale.

Prima l’uomo e poi il giocatore

Prima l’uomo e poi il giocatore, il coach serbo non usa mezzi termini per tracciare il mercato dei bianconeri. Gli uomini talentuosi ma digiuni di logica, probabilmente ti fanno vincere una partita, ma non ti fanno andare lontano; e il progetto di Djordjevic é a medio/lungo termine. Nell’estate 2019 si semina per i prossimi successi virtussini.

Arriva il colpo Teodosic, il suo braccio destro Markovic, il miglior centro della Champions, dallo spirito giovialone, Vince Hunter, e due americani con nomi poco altisonanti ma esperti del panorama europeo: Kyle Weems e Julian Gamble. Gente sposata, con figli (tranne Hunter), con un passato senza colpi di testa. A questo nucleo si aggiunge il capocannoniere del precedente campionato italiano: Frank Gaines.

La stagione inizia nel migliore dei modi. Le V nere, trascinate da un immenso Teodosic volano in testa alla classifica fin dalle prime giornate, nonostante qualche partita più sofferta del previsto.

Il primo grande evento é fissato per il giorno di natale; torna il derby di Bologna in serie A. Le mani dei virtussini scottano come un braciere e l’energia degli uomini di Djordjevic é intrepida e rovente come il soffio di un falo’. I bianconeri infliggono una severa lezione alla Fortitudo e si impongono nel derby con 32 punti di scarto. Quattro giorni dopo un altro derby attende la Virtus, questa volta la Segafedo Arena accoglie il derby d’Italia. Un antipasto della grande sfida che dovrà assegnare lo scudetto. Un antipasto, invece, di quella che sarà la serie finale 2020/21. Djordjevic vince anche la sfida con Messina e le V nere iniziano a sognare.

Le prime incomprensioni

A Belgrado, in EuroCup, arriva la prima sonora sconfitta. A Febbraio, un tour de force attende i bianconeri; la coppa Intercontinentale a Tenerife (cioccolattino per addolcire il contenzioso con la Fiba per il passaggio nel mondo Euroleague), le F8 di coppa Italia, la sfida interna contro il Partizan.

La Virtus perderà tutte e tre le sfide, creando il primo malcontento tra la dirigenza bianconera ed i primi segni di insofferenza del coach serbo. La trasferta alle Canarie, che sfiancherà i bolognesi, qualche giorno prima delle F8, creerà più di qualche malumore.

In campionato la Virtus domina. L’Olimpia Milano arranca, ed i virtussini inziano a credere nello scudetto. Nel frattempo sale in cattedra un virus che sconvolge i piani e i progetti delle società. A Belgrado, in campo neutro, si gioca lo spareggio per il passaggio del turno contro il Darussafaka. Gli uomini di Djordjevic vincono e convincono, lanciando segnali di ritrovata forma fisica e mentale.

Purtroppo questa risulterà l’ultima partita ufficiale della stagione 2019/20, che si concluderà con un pugno di mosche in mano per Teodosic e compagni. Una delusione che accompagnerà per molti mesi i virtussini, e che, probabilmente, nutrirà la fame nella serie che un anno dopo assegnerà lo scudetto 20/21.

Il peso della delusione

L’estate 2020 porta qualche correzione nel reparto italiano: partono Cournooh e Baldi Rossi, arrivano Abass, Alibegovic e Tessitori.

In campionato le V nere cadono diverse volte in casa, mentre in Europa marciano decisi senza troppi problemi. Zanetti, a novembre, decide di piazzare il colpo per ridare entusiamo ad un ambiente abbastanza depresso: il 27 Novembre la Virtus annuncia l’acquisto di Marco Belinelli!

Le parole del coach serbo durante la presentazione del numero 3 ex Spurs

Devo ringraziare presidente, non solo come allenatore di questa squadra ma come uomo di questo sport perché investimenti di questo genere non si vedono ogni giorno. Questa è la firma più importante del basket italiano negli ultimi 40 anni. Far tornare un giocatore di questo spessore in Italia in questo momento, in questa squadra è qualcosa di straordinario

La domenica successiva, l’attesa per l’esordio dell’ex enfant prodige é spasmodica, la Rai trasmette l’evento in diretta, ma ci sarebbe anche una partita da giocare. La Virtus ospita Sassari; tutti gli occhi sono sul numero 3, che alla fine non mette piede in campo. Un nervoso Djordjevic si fa espellere nel primo quarto dopo un battibecco con la terna. La Virtus perde in casa, e per completare l’opera, la società bianconera decide di esonerare Alaksandar Djordjevic.

Dopo una giornata letteralmente folle, o pazzerella come direbbe mister Segafredo, il coach serbo viene richiamato per riaccomodarsi in panchina.

La scossa

Gli impegi europei incombono e non c’é tempo per porsi troppe domande. La Virtus vola in costa azzurra per sfidare i monegaschi, e dopo un primo tempo da incubo, nello spogliatoio gli uomini bianconeri si guardano negli occhi e tornano in campo con il fuoco nel cuore. La gara di Monaco, insieme a gara 3 a Treviso, sarà ricordata come la gara della scossa.

In Italia le V nere continuano tra alti e bassi, mentre in Europa avanzano spazzando chiunque. Alle F8 di coppa Italia, la Virtus, al termine di una gara horror, ricade contro Venezia. Facendo etichettare i bianconeri dai tuttologi della palla a spicchi come la squadra che perde quando in palio vi é qualcosa di pesante.

EuroCup

Dopo aver eliminato agevolmente Badalona (2-0), la Virtus affronta l’Unics Kazan nella serie che, oltre alla finale di EuroCup, assegnerà un posto in Eurolega. Per gli addetti ai lavori si tratta di una finale anticipata.

Djordjevic la presenta cosi

Siamo pronti, maturi e concentrati per affrontare nella maniera migliore questa sfida. Abbiamo lavorato tanto e abbiamo vinto tutte le partite in EuroCup per avere il vantaggio del campo.

Purtroppo non potremmo usufruire in maniera totale di questo vantaggio, perchè saremo senza i nostri splendidi tifosi e questo ci dispiace.

Sono momenti della stagione davvero belli, storici, unici, che capitano non così spesso. Kazan è una squadra atletica, che ogni stagione rappresenta la forza del Campionato Russo, che da anni aspirano di tornare in EuroLega dopo averci giocato per tanto tempo.

E’ un Club storico, che ha passione e che ha nella dirigenza un nostro vecchio amico, Claudio Coldebella, che stimo sia come persona che come professionista, e che sono contento di affrontare.

I bolognesi, dopo aver vinto gara 1 non senza patemi, volano in Russia per cercare di chiudere i giochi. Davanti 5000 spettatori le V nere vanno sotto nel punteggio, anche pesantemente, rimontano eroicamente nel finale arrivando anche a pareggiare la gara. Nell’ultimo possesso, un particolare indirizza la gara, la serie e la stagione dei bianconeri. Djordjevic decide di far fallo per avere l’ultimo, e la possibilità di vincere, ma, un’incomprensione o un’ingenuità dei virtussini non manda in lunetta il giocatore prescelto (Brown) ma il letale Smith. Naturalmente, a questi livelli, ceete ingenuità non vengono perdonate; 2/2 per l’esterno americano e dall’altro lato palla persa per Teodosic. Kazan pareggia la serie e si torna a Bologna per lo spareggio.

In gara 3 l’aria sembra cedere il passo ai russi, la Virtus soffre il peso del demone dell’ansia e delle responsabilità, e cade sotto le triple di Canaan, i rimbalzi di Brown ed i canestri tagliagambe di Jamar Smith. L’Unics sbanca Bologna e vola EuroLega ( e in finale). Per la Virtus si spalancano le porte dell’inferno. Il resto della stagione sembra solo una atroce agonia.

In queste parole tutta la delusione del coach serbo

Hanno avuto quattro giocatori davvero nella partita, più Canaan che alla fine ha messo un tiro davvero fortunato dopo una buona difesa, credo sia stato quello il tiro della vittoria. Abbiamo combattuto, ma in difesa non siamo stati sufficienti. Se gli avversari segnano 107 punti in una partita come questa vuol dire che non hai fatto un buon lavoro. Hanno tanti tiratori e trattatori di palla, nel quarto periodo hanno fatto giocate semplici ed efficaci. Dobbiamo tenere la testa alta ed essere orgogliosi di come abbiamo giocato questa Eurocup, con sole due sconfitte, anche se abbiamo mancato l’obiettivo di andare in finale e in Eurolega, ed è una grande delusione. Questo è lo sport, dobbiamo tenere duro e andare avanti”.

Playoff scudetto

Mentre il sole non ha ancora asciugato la rugiada della delusione post-Kazan, i bianconeri terminano la stagione regolare al terzo posto, dopo una sconfitta interna contro Trento. Questa sarà l’ultima sconfitta stagionale di Teodosic e compagni.

Nei quarti, contro Treviso, la Virtus da l’impressione di essere una squadra ingiallita e incartapecorita. I bianconeri vincono le prime due gare a Bologna, soffrendo più del previsto, e in gara 3, nel primo tempo, affondano sotto le triple di Logan.

Su quello che é avvenuto nello spogliatoio alla fine del primo tempo di gara 3 son stati fatti tanti banchetti nella fantasia. Sicuramente, dal ritorno in campo, da quel secondo tempo, gli uomini di coach Djordjevic hanno gonfiato la loro cresta di muscoli iniziando la loro missione.

10 uomini in missione

Con Tessitori out, Djordjevic decide di lasciar fuori dalle rotazione il piccoletto Josh Adams per puntare tutto sui suoi dieci uomini.

Dieci uomini che fin da gara 1 della serie semifinale (contro Brindisi), si presenteranno in campo con la testa alta, le narici ben aperte, il petto massiccio e soprattutto un sangue ardente. Per i pugliesi non c’é scampo, la Virtus é affamata, la pace e la tranquillità dello spirito camminano con Teodosic, e i bianconeri liquidano Brindisi con un sorprendente 3-0.

In finale c’é la strafavorita Olimpia Milano, i pronostici dei ben informati prevedono un 4-0/4-1 per i meneghini.

In effetti, saranno soltanto 4 le partite che assegneranno il tricolore. Le parole di Djordjevic nel pre gara elettrizzano i sensi dei suoi uomini e vi fanno scorre il fuoco. Gli uomini in missione si ricordano del motto gattopardesco “superiore a molti, pari a chiunque”, guardano l’Olimpia negli occhi, senza abbassare mai lo sguardo. Mai.

La Virtus, dopo la vittoria in gara 1 al Forum, simboleggiata dai recuperi di Pajola, i canestri di Teodosic e la tripla nel finale di Markovic; sembra un avvoltoio che volteggia su un cane moribondo.

Le altre tre partite, preparate alla perfezione dal coach serbo, sono soltanto un esibizione dei bianconeri fino alle porte delo scudetto. Un tricolore che non si stampa sulla canotta della Virtus da ben venti anni.

Il cielo sulla testa dei virtussini ormai é limpido, azzurro mare come il cielo nei dipinti di Magritte.

La Virtus sconfigge l’Olimpia Milano 4-0 e si laurea campione d’Italia.

In questa vittoria sento tanto orgoglio. È il primo passo, e spero che questa società possa sempre giocare finali per vincere titoli. I ragazzi giocano per me? Sì, giocano anche per me. Sono orgogliosissimo di loro. Ragazzi come questi non si trovano da nessuna parte”.”Vorrei dedicare questo Scudetto a tutti i tifosi, e non soltanto i nostri, che hanno perso un anno di basket a causa della pandemia. E ai miei ragazzi, ovviamente, che hanno sopportato le mie urla tutti i giorni, al mio staff, ai medici e ai dottori”.

Una bella frase rappresenta l’operato di coach Djordjevic sulla panchina della Virtus: “Quello che puo la virtù di un uomo non va misurato dai suoi sforzi ma dalla sua normalità”

Il coach dopo aver vinto Champions (2019) e scudetto (2021), lascia, come ben previsto, la panchina bianconera.

Da oggi un altro Sasha risiede nell’olimpo virtussino.

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