Devon Hall, il primo tassello nel mosaico della nuova Olimpia

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Devon Hall: in attesa dell’ufficialità il profilo del primo colpo di mercato dell’Olimpia Milano, “combo” proveniente dal Bamberg.

Devon Howard Hall, 26 anni tra poche settimane (7 luglio), nativo di Virginia Beach, è un prodotto dei locali Cavaliers dove è giunto a seguito del percorso liceale nella locale Cape Henry Collegiate.

Scelto dai Thunder alla #53 nel 2018, dopo la Summer League si è spostato in Australia, presso i Cairns Taipans, terminati ottavi in quella stagione.

Da quel momento è iniziato un vai e vieni coi Thunder, tra G-league, contratti “two-way” e tagli culminati nel rientro in NBA a giugno 2020 come “substitute player”.

Fonti NBA ci riferiscono di un atleta che non è rimasto al piano di sopra poiché, in una lega in cui la specializzazione è sempre più forte, Hall sa fare tante cose ma non eccelle in alcuna di esse.

A fine ottobre 2020 ecco la firma col Bamberg, dove ha giocato una stagione di Easy Credit BBL molto interessante, terminata in gara 5 dei quarti di finale contro l’eccellente Ludwigsburg, testa di serie numero 1 del tabellone poi caduta solo col Bayern in semifinale.

196cm per 96 kg, mancino, è oggi la più classica delle “combo”, sebbene possa giocare anche da 3, il cosiddetto “secondary ball handler”. E proprio quella gestione della palla è indicata da diverse parti, fin dal college, come una delle debolezze più significative del giocatore, per come espone la sfera alle difese.

14,09 punti, 3,79 rimbalzi, 3,91 assist, il 57,3% da due ed il 39,9% da tre per un 14,73 di valutazione media ne hanno fatto un profilo assai intrigante, sul taccuino delle locali partecipanti all’Eurolega.

Ma come già accaduto lo scorso anno, Messina e Stavropoulos hanno lavorato nel silenzio e si sono assicurati le prestazioni dell’atleta non senza lo stupore di parecchi operatori di mercato.

Così era descritto da Bleacher Report nell’analisi della scelta effettuata dai Thunder.

«E’ migliorato ogni anno sotto Coach Tony Bennett… nessuno avrebbe pensato a lui come ad una scelta NBA, ma lui ha costruito un gioco da professionista».

«E’ cresciuto come tiratore dall’arco in “catch and shoot” arrivando ad un eccellente 43,2%: non vi è nessun movimento inutile nella sua meccanica di tiro, che ispira consistenza».

«Attaccante rapido dal palleggio, va dritto al ferro leggendo ogni minimo inciampo della difesa».

«Passatore intelligente, decide rapidamente ed ha un 3,1-1 di ratio assist/perse interessante».

«Non è giocatore da isolamenti o da pick and roll, meglio nell’aggredire i “closeout” o sui ribaltamenti».

«Non è un grande saltatore, cosa che ha limitato le sue percentuali al ferro».

Il tutto considerandolo un’ala, allora. Quell’apertura alare di cm 202 è interessante.

«In difesa sa stare tra palla e canestro e sa chiudere sui tiratori». Scuola Virginia.

«Nei “closeout” è efficiente e sa reagire al tentativo dell’attaccante di crearsi il tiro in altro modo».

«E’ molto attivo lontano dalla palla e non esegue movimenti inutili».

«Il suo lavoro di piedi gli permette di bilanciare una certa mancanza di atletismo ed inoltre sa stare coi lunghi sui cambi».

Nel definirlo un esterno da secondo quintetto si sottolineava poi come «carattere ed intelligenza possano andare oltre credito limiti atletici».

Molto interessante, rispetto a queste info che giungevano tre anni fa dal mondo NBA, quanto riportato nel dettagliato “scouting report” (amatoriale, va detto, ma molto bene fatto) che riportiamo.

In particolare alcuni dei punti di forza indicati da Bleacher Report vengono oggi indicati come momenti potenzialmente critici nel mondo dei pro dopo la stagione in Germania.

Nostre fonti, addetti ai lavori che lo conoscono bene, ci hanno parlato di un giocatore molto intelligente in grado di ricoprire i ruoli da 1 a 3. Difensore nella media, potrebbe pagare il salto da Bamberg all’Eurolega, ma la scuola di Virginia è una garanzia.

Quel «Good but not enough» ascoltato direttamente potrebbe lasciarci dei dubbi che però vengono un po’ meno nel momento in cui si parla di «bellissimo giocatore, uno Shavon Shields un po’ più piccolo. Non è un tiratore eccellente ma sa tirare, non è un creatore ma sa creare, difende bene ma non super… fa tante cose belle ma non è rimasto in NBA perchè nonostante il grande potenziale non c’è nulla che fa eccezionalmente bene».

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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