Olimpia-Virtus (G2): Djordjevic batte Messina, bravissima Bologna

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Olimpia-Virtus (G2) segna un passaggio di testimone. Trattasi del testimone portato da chi è favorito per la vittoria finale, un onore, e soprattutto onere, che in questo momento passa legittimamente alla Virtus Bologna, capace di espugnare il Mediolanum Forum per la seconda volta consecutiva (72-83), ribaltando in maniera completa il fattore campo. Una partita brutta, sporca e cattiva, che ha visto ancora le V nere abili, a differenza di Milano, a piazzare le giocate decisive nei momenti giusti.

Continua a farla da padrona la difesa di coach Sasha Djordjevic, che al momento sta nettamente vincendo l’illustre confronto con Ettore Messina, contro ogni aspettativa iniziale e aldilà di tutte le difficoltà e le critiche subite nella stagione corrente. Per i biancorossi nulla sembra funzionare e ora sarà necessario espugnare almeno una volta la Segafredo Arena. Olimpia-Virtus (G2) è nei cinque punti storici di Eurodevotion.

Olimpia-Virtus (G2): un’analisi della difesa bolognese

E’ scontato dire che ciò che sta impressionando tutti in questa serie finale è la difesa messa in campo dalla Virtus, ma proviamo ad andare più in là di un semplice “stanno difendendo benissimo”. Prima di tutto, gli spazi sono sempre strettissimi. Quasi sempre chi difende sulla palla forza il proprio avversario sul fondo, dove può contare sull’aiuto delle linee laterali e del compagno di lato forte, che spesso rischia per andare a intasare gli spazi, soprattutto contro tiratori incostanti quali Riccardo Moraschini e Jeff Brooks.

C’è poi il capitolo riguardante la difesa sul pick and roll. Sono ottimamente eseguiti tanto gli show difensivi quanto i cambi, che permettono spesso di nascondere Milos Teodosic e Marco Belinelli sui poco intraprendenti lunghi milanesi. Ma il vero capolavoro è la next defense, una difesa in cui il giocatore a un passaggio di distanza va a cambiare sulla palla. Si innescano tante rotazioni, ma l’energia bianconera le sopporta (e supporta) tutte alla perfezione. Anche Olimpia-Virtus (G2) è stata praticamente un clinic da questo punto di vista.

Asfissia e mancanza di idee: l’attacco di Milano

Tutto ciò che abbiamo appena descritto ha, in sostanza, un enorme pregio: mette in bella mostra quelli che sono tutti i difetti offensivi dell’Olimpia nella sua peggiore versione. In attacco questa stagione Milano ha faticato quando l’enorme mole di talento a disposizione si è trasformata in un boomerang, rivelando una quantità di individualismi con la palla indubbiamente dannosa.

Questo è quello cui si sta riducendo la serie finale dei biancorossi, che giocano uno contro uno a iosa senza ricavarne quasi mai dei veri vantaggi; e anche quando qualcuno riesce a battere il proprio uomo, lo fa in situazioni tanto statiche da ritrovarsi poi chiuso dagli aiuti e dalle perfette rotazioni bolognesi. Sotto questo aspetto neanche in Olimpia-Virtus (G2) ci sono stati aggiustamenti. E’ ora che Messina intervenga, perché è molto vicino il momento in cui sarà troppo tardi.

Olimpia-Virtus (G2): le V nere oltre a Milos Teodosic

Meglio chiarirlo immediatamente, prima di essere tacciati di blasfemia: Milos Teodosic ha giocato una grande gara due, risultando anche decisivo quando il quarto periodo si giocava ancora punto a punto. Ma quel che ha veramente lasciato il segno su chi scrive è la profondità di questa Virtus. Le triple decisive di Stefan Markovic e Alessandro Pajola sono solo la punta dell’iceberg di tutto questo ragionamento.

Il fuoriclasse serbo ha giocato appena ventidue minuti in Olimpia-Virtus (G2), eppure la squadra non è mai andata sotto nei momenti in cui era in panchina. Anzi, talvolta ha proprio allungato. Questo perché tutti forniscono un contributo aldilà delle cifre, prima di tutto in difesa, dove nessuno risulta per ora anello debole. E ora tutti i dieci giocatori attivi sono coinvolti seriamente in attacco, come presi da una freschissima ventata di fiducia. In finale è arrivata la miglior Virtus Bologna della stagione.

Di Ettore Messina, di turnover e di delusioni

Prima di tutto, come abbiamo già anticipato, è palese che Ettore Messina stia venendo messo sotto, da un punto di vista tecnico, da Sasha Djordjevic. Quel che manca – lo ripetiamo – sono gli adeguamenti da fare in fase offensiva, dove lo spartito biancorosso non sembra riuscire a variare a seconda del livello difensivo prodotto dagli avversari. Poi, è evidente che ci siano delle motivazioni da ritrovare, e questo spetta al Coach, senza se e senza ma.

Olimpia-Virtus (G2) rende ulteriormente di moda le discussioni sul turnover degli stranieri. Chi pretende Vladimir Micov o Michael Roll al posto di Delaney, chi vorrebbe Kaleb Tarczewski per aumentare la fisicità vicino al ferro. Il vero problema è un altro. Tra gli italiani che giocano – Luigi Datome, Riccardo Moraschini, Paul Biligha e Jeff Brooks – solo il primo ha fornito finora un contributo accettabile. Se ci si aggiunge che Malcolm Delaney e Kyle Hines stanno giocando una brutta serie, i conti sono presto fatti. L’Olimpia Milano della finale è cortissima, alla faccia del turnover.

Olimpia-Virtus (G2) dal vivo: chi gioca per vincere e chi si trascina sperando di vincere

Chi scrive ha avuto la fortuna di assistere a Olimpia-Virtus (G2) dal vivo, e ciò ha rafforzato una convinzione che aleggiava già dopo il primo atto della serie. La Virtus sta giocando per vincere, mentre Milano si trascina, sperando di riuscire a vincere. E la differenza, anche solo a livello di atteggiamento, si vede, già a partire dalla banalissima ruota in riscaldamento.

Durante il match la panchina virtussina esplode a ogni giocata decisiva, mentre la compagine milanese sembra svuotata di ogni emozione, forse scottata da quella semifinale di Eurolega che sa ancora di beffa. Eppure la beffa l’ha conosciuta anche Bologna in Eurocup (nonostante la dimenticanza messiniana in sala stampa). Due reazioni diverse. L’una è quella giusta, l’altra quella sbagliata. E se Milano non cambierà tutto ciò, la Virtus Bologna vincerà lo scudetto. E lo farà con un sonoro 4-0.

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