Real-Valencia (G1): la ferocia dei blancos si abbatte sui taronja

Real-Valencia è l’elogio della fame dei ragazzi di Pablo Laso. Un dominio tecnico e tattico per l’1-0 su Valencia nelle semifinali di Liga Endesa.

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Real-Valencia non è stata solamente la partita del ritorno del pubblico al WiZink Center dopo quindici mesi (per ora solo 1000 spettatori ammessi). Non è stato semplicemente il primo atto delle semifinali di Liga Endesa. Real-Valencia è stata l’esibizione di una squadra che ha messo sul parquet una fame pazzesca. Ovvero quella allenata da Pablo Laso.

Nemmeno lontanamente avvicinata da una Valencia reduce dalla serie intensissima contro il Baskonia, risolta nella decisiva e definitiva gara 3. Forse, i ragazzi di Jaume Ponsarnau non hanno recuperato al meglio lo sforzo profuso per ottenere il passaggio del turno. Fatto sta che è stata evidente, fin dai primi possessi, la differente energia nelle due metà campo.

Enorme discriminante in un match condotto dai padroni di casa dall’inizio alla fine, chiuso sul 81-70 alla sirena finale.

Real-Valencia: padroni di casa sempre in controllo

L’approccio del Real alla partita è disarmante. Una ferocia che spiazza gli ospiti, disorientati e incapaci di trovare il modo di esplorare l’area nemica. Il controllo assoluto del proprio tabellone, garantito da Walter Tavares e Usman Garuba, consente ai blancos di correre in contropiede e di alzare il ritmo della partita secondo i propri standard di maggiore gradimento.

Valencia resta senza canestri dal campo nei primi tre minuti e mezzo ed è subito emergenza. Anche perchè Jeffrey Taylor dimostra di essere in una di quelle serate in cui non concede sconti a nessuno. Il primo time-out chiamato da Ponsarnau produce una reazione che si concretizza in un break di 6-0 che tappa la prima falla, ma la partita viene condotta sui binari favorevoli alla Casa Blanca in un primo quarto da 25-14 che si rivelerà già una sentenza.

La circolazione di palla del Real è meravigliosa a tratti. Le seconde opportunità in attacco fioccano (addirittura 17 al 40′) ed è così che arriva anche il massimo vantaggio sul +16, a inizio secondo quarto. Laso ottiene risposte positive quasi da ogni effettivo, a eccezione di un Vincent Poirier parso ancora un po’ pesce fuor d’acqua.

Tutti temi conduttori di un Real-Valencia che avrà un unico padrone. Sebbene Louis Labeyrie sia ultimo ad alzare bandiera bianca per Valencia e qualche persa di troppo, contro il pressing, faccia sì che la partita venga chiusa una volta in più negli ultimi minuti di gioco.

Pablo Laso, Real-Valencia | Eurodevotion

Valencia: tagliafuori cercasi e gli assenti-presenti

Troppo brutta per essere vera. Real-Valencia ha messo in vetrina tutti i limiti di una Valencia che, per tutta la stagione, ha fatto vedere di poter toccare il cielo con un dito così come di essere protagonista di black-out apparentemente inspiegabili.

Proprio al WiZink Center ci fu la miglior notte europea degli uomini in arancione. Probabilmente la miglior uscita della squadra di Ponsarnau quest’anno. Un ko tecnico inflitto al Real in Turkish Airlines Euroleague. Una vittoria larghissima che ci illuse sulle possibilità dei taronja di qualificarsi ai playoff e di poter essere una minaccia reale per tante sulla strada verso la Final Four di Colonia.

Quasi come una legge del contrappasso, sullo stesso parquet è arrivata una brutta sconfitta. Un passo falso che va ben oltre l’occasione mancata alla luce delle numerose assenze in casa madrilena. Una resa racchiusa perfettamente nel quasi umiliante 52-33 a rimbalzo e nell’immagine di Jaycee Carroll che strappa un rimbalzo praticamente sopra la testa di Mike Tobey, nel quarto periodo. Inaccettabile.

Spiegata ulteriormente dalla latitanza di alcuni elementi chiave. E’ fin troppo evidente che Valencia non può minimamente permettersi un Derrick Williams formato fantasma (2 punti e 3 tiri tentati in soli 13 minuti scarsi sul parquet). Così diventa ancora più grave la colpa di non riuscire a coinvolgere fino in fondo un giocatore versatile come Labeyrie, che potrebbe essere elemento di difficile lettura per la difesa del Real.

Ci sarà bisogno anche di un Nikola Kalinic ben più incisivo e determinante in gara 2 (6 punti, ma con 2/9 al tiro e soli 2 rimbalzi ). Nonchè di un Klemen Prepelic che porti canestri dalla panchina, altrimenti senza sufficiente potenza di fuoco per impensierire realmente il Real.

Ha funzionato praticamente solo il pick and pop dei due centri. Arcinota chiave tattica che Valencia può sfruttare contro i pari ruolo stanziali in maglia bianca. Però non si può vivere esclusivamente di questo.

Il Real oltre tutto

Abalde, Laprovittola, Llull, Randolph. Questi gli assenti illustri prima della palla a due di Real-Valencia. Cui si sono aggiunti Rudy Fernandez (problema all’adduttore) e Usman Garuba nell’ultimo quarto (da valutare)

Nella difficoltà, le grandi squadre, quelle con la S maiuscola e valori altrettanto grandi, si esaltano. Proprio quanto capitato al Real in gara 1. Una squadra che dimostra una profondità mostruosa e che pesca un Jeffrey Taylor chirurgico nel punire, sugli scarichi, i ritardi delle rotazioni difensive ospiti.

Un Real che si alimenta della consistenza difensiva e della presenza a rimbalzo spaziale di Usman Garuba. Del genio e, almeno per il momento, anche sregolatezza di Carlos Alocen. Delle folate di un inossidabile quanto inarrestabile Fabien Causeur, brutale nel mettere a nudo la tenerezza difensiva di Valencia nel 1vs1. Oltre che della ormai abituale doppia-doppia di un Walter Tavares che oscura totalmente la vallata agli attaccanti valenciani.

Un gruppo messo a dura prova dal tempo che passa e da mille vicissitudini interne, ma con un orgoglio senza pari. Mirabilmente condotto da Pablo Laso, splendido direttore d’orchestra aspramente criticato (per l’ennesima volta) nei momenti più difficili della stagione madridista, ma che si è superato quest’anno. Sapendo tenere la barra dritta e facendo sempre di necessità virtù in maniera proficua.

Alternando tantissimi giocatori in una annata lunghissima e sfibrante, sotto tutti i punti di vista. Facendoli sentire davvero coinvolti nel proprio disegno tecnico. Togliendosi lo sfizio, pur spinto dalla contingenza, di far debuttare in prima squadra Juan Nunez, playmaker nato il 5 giugno 2004 che si allena stabilmente con i grandi fin dalla parte concusiva della scorsa stagione. Il regalo di compleanno più bello che potesse ricevere.

Non solo, perchè Pablo Laso diventa il terzo allenatore più vincente in era ACB con il successo in Real-Valencia. Solo Pedro Martinez e il pressochè irraggiungibile Aito Garcia Reneses meglio di lui. Un traguardo più che mai meritato, ma decisamente secondario, in questo momento. Il Real va a caccia del biglietto per la finale martedì sera, alla Fonteta. Contro una Valencia che non sarà certo quella vista nella Capitale. Sarebbe fondamentale per dare qualche ora di riposo in più a una squadra che sta tirando sempre più la corda.

Immagine in evidenza: @RMBaloncesto

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