Reyer-Olimpia (G3): Milano è una macchina, sarà finale contro Bologna

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Non è cambiato nulla dopo la Final Four di Eurolega. Reyer-Olimpia decreta la vittoria milanese anche in gara tre (83 -93). Per Milano vuol dire finale scudetto raggiunta insieme alla Virtus Bologna, vittoriosa anch’essa in serata su Brindisi. Gara tre è stata una prova di forza per la formazione di Ettore Messina, solida in difesa e molto efficace in attacco, soprattutto nella seconda metà del match.

Nulla da fare per la formazione lagunare, che riesce a restare in partita per quasi tre quarti, finendo per soccombere alla fisicità e alle letture offensive degli avversari. Un segnale ottimo per chi poteva subire il contraccolpo della sconfitta in semifinale di Eurolega contro il Barcellona. Eurodevotion entra in versione italiana e vi racconta Reyer-Olimpia nei suoi consueti cinque punti di analisi.

Reyer-Olimpia: l’inizio di Mitchell Watt e un segnale per Venezia

L’inizio di partita di Mitchell Watt in questo Reyer-Olimpia dovrebbe essere indicativo di quanto avrebbe avuto bisogno Venezia in questa serie: dimensione interna. Watt è infatti un lungo con buona stazza e dotato di tecnica tanto spalle a canestro quanto in ricezione dinamica. Il suo primo periodo da doppia cifra di punti segnati è indicativo di quanto Milano avrebbe potuto soffrirlo, se servito con costanza.

Ecco, quella costanza non c’è stata nel corso della serie. Perché con alcuni quintetti, soprattutto quando sono in campo Austin Daye e Curtis Jerrells, la Reyer si dimentica di andare dal proprio lungo. E accontentarsi di giocare perimetralmente contro una difesa come quella biancorossa in Italia è un suicidio per chiunque.

Reggere il colpo in difesa

A dirla tutta, Reyer-Olimpia non era cominciata benissimo per i viaggianti, sotto 13-6 dopo pochi minuti. In attacco le percentuali erano glaciali, nonostante diversi buoni tiri costruiti. Nonostante questo, Venezia non è riuscita a fuggire. Come è possibile tutto questo? Lo è perché Milano quest’anno ha una certezza che mancava le scorse stagioni: la difesa.

A differenza delle annate passate, quest’anno quasi mai abbiamo visto l’Olimpia vittima di pesantissimi parziali degli avversari. L’abbiamo vista vivere diversi momenti di siccità offensiva, ma senza mai soccombere. Questo perché la fase difensiva è ormai consolidata alla perfezione, soprattutto nella capacità di nascondere le difficoltà dei singoli interpreti. Un livello difensivo che in Italia è troppo per tutti.

Reyer-Olimpia: questione di playmaking

Questa sera il playmaking delle due squadre ha fatto decisamente la differenza. Quando è fuggita nel punteggio Milano? Quando Sergio Rodriguez ha ripulito il proprio gioco dalle scelte superficiali del primo tempo e ha iniziato a leggere ed eseguire, secondo modi e tempi che poi sono tutti suoi. In quel momento l’attacco dell’Olimpia è salito di livello, leggendo alla perfezione tutti i pick and roll, come ci ha abituato a fare nei momenti più alti della stagione.

Dall’altra parte gli acuti in regia sono mancati completamente. Andrea De Nicolao, per quanto sia generoso, ha sofferto la fisicità da Eurolega degli esterni milanesi; messo sotto pressione, ha faticato moltissimo a ragionare. Poi, l’alternativa si chiama Curtis Jerrells. E se il tuo playmaker è un giocatore che cerca il petrolio sotto il parquet continuando a palleggiare sul posto e che salva la propria carriera grazie a un tiro, allora non puoi pretendere di andare oltre certi limiti.

Il mid range: quindi era passato di moda?

Reyer-Olimpia ci ha dimostrato, per l’ennesima volta in questa stagione, che la squadra di Ettore Messina usa benissimo il tanto vituperato mid range, zona da cui prende molte più conclusioni rispetto alla media della pallacanestro attuale. E – sorpresa delle sorprese – Milano ha vinto 65 delle 87 partite ufficiali stagionali. Ma non era sconveniente tirare dalla media distanza?

L’Olimpia lo usa grazie a giocatori che si creano tiri in allontanamento dal post, grazie agli short roll e all’utilizzo del post alto. E soprattutto i ball handler biancorossi sono bravissimi a utilizzare il fondamentale del palleggio arresto e tiro nella gestione del pick and roll. Chi scrive ricorda di aver sentito qualche settimana fa un intervento di Ettore Messina, che sottolinea quanto sia importante saper sfruttare, sul pick and roll, quella zona che la difesa vuole lasciarti: il mid range. Nulla di casuale.

Post Reyer-Olimpia: un pensiero sulla finale scudetto

In maniera schietta, poco democratica e certamente non populistica: Olimpia-Virtus è la finale di cui il movimento italiano aveva bisogno. Una finale che gli appassionati delle due squadre, e non solo, attendono dall’inizio della stagione scorsa. Ora finalmente è realtà. Un appello alla Legabasket: si sfrutti al meglio questo evento, che deve essere rilancio per un basket che ha bisogno di ridarsi popolarità. Per questo serviva che l’ultimo atto fosse giocato dalle due squadre più forti e con più tradizione.

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