Final 4: l’Olimpia nel paese dei balocchi, e noi a casa

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Final 4 alle porte ed ovviamente non potevo non dire la mia, sollecitato “calorosamente” dai compagni di viaggio di Eurodevotion.

Ci siamo. Inteso come «ehi, redazione di EuroDevotion, siamo alle Final4: ancora qualche riga e poi vacanza». Ma anche come «l’Olimpia alle Final4, dopo 29 anni, e dopo un decennio senza italiane: dai dai dai!!». 

Per Società, squadra, tifosi e in generale innamorati dell’arancia a spicchi, l’approdo al Paese dei balocchi; senza neppure un grillo parlante aggrappato all’atavico senso di colpa, né un Mangiafuoco che poi pretenda di farti lavorare (cioè, noi di ED un Mangiafuoco l’avremmo anche, pure con un discreto fisique du role; ma come sapete, i suoi tentativi di farmi lavorare vanno a segno molto relativamente). Quindi, andiamo.

No travel, no party. O meglio, non andiamo, ché le porte resteranno chiuse, e toccherà soffrire da casa. Un po’ come se, dopo averla sognata per tutto il liceo, la più carina della classe promettesse finalmente che sì, alla festa per la maturità ci andrà con te, e tu due giorni prima ti becchi la varicella. Solo che qui il liceo è durato 29 anni, e la varicella se l’è presa tutto il mondo. Vabbè.

Tra l’altro, Olimpia-Barcellona non sarà nemmeno in TV, ma solo online; con qualità peggiore, anche a prescindere dallo schermo a disposizione, e c’è da sperare senza i buchi di segnale dei playoff nazionali. Ormai evidente la ritorsione per il passaggio a Sky della prossima Eurolega: quasi che commercialmente fosse irrilevante generare il disappunto degli utenti, in una logica più da “vecchia Rai monopolista” che da nuovo mondo delle comunicazioni. Propongo una feroce ritorsione: per 6 mesi, disertiamo biliardo e freccette trasmessi da Eurosport (l’atletica e il biathlon no, non esageriamo, c’è un limite al sacrificio anche nella vendetta).

Antipasto. In TV è comunque programmata “l’altra” semifinale. Per cui venerdì sera si potranno ingannare le ultime ore di attesa con CSKA-Efes. 

Ovviamente, tutto l’affetto che nutriamo per Daniel Hackett, quella eterea nostalgia canaglia per l’Armata Rossa di Tkačenko (per i meno “navigati”: cercate sull’internét. E sappiate che Meneghin -Dino, non quello che straparla in TV- lo dominò in più occasioni pur cedendogli 15 cm. Tipo Hines oggi, insomma), il moto profondo sempre generato dall’inno sovietico, l’ammirazione per l’equilibrato sistema democratico della odierna Russia (ok, questo è davvero troppo), tutto insomma ci condurrà a tifare rossoblu. 

Cska

Che sul pino opposto sieda Ataman, in questo periodo simpatico come un gorgonzola scaduto nascosto dal figlio di due anni in un cassetto della cucina prima di partire per le vacanze, è ovviamente un caso. In effetti, l’unico pensierino positivo all’immagine di un Ataman con la coppa in mano è insinuato dal suo proposito -se vincitore- di smettere col basket per girare un documentario… su di sé: roba che al confronto “chi cerca trova” (serie di documentari su un rigattiere gallese che setaccia Regno Unito e nord Europa a caccia di poltrone sfondate e insegne anni ’50) è un thriller che ti inchioda allo schermo.

CSKA-Efes

Marvel. Dopo aver trascorso due anni a disegnare il Barcellona come la reunion degli Avengers, pur senza Scarlett Johansson e sappiamo quanto sia grave la mancanza, mi riesce difficile ipotizzare razionalmente una sorpresa. Apparentemente tretagoni in ogni ruolo, capaci di difendere singolarmente e di squadra, e con in più un Mirotic che da questo lato dell’Atlantico sembra un po’ Clark Kent prima che qualcuno introduca la Kriptonite nella trama. E in panca l’erede designato di Obradovic, e tutti immaginiamo che nel passaggio di consegne abbia donato a Jasi la sua spada laser dicendogli che ormai la Forza scorreva potente in lui.

Poi, però… Poi però sfoglio mentalmente gli annali delle Final4 e vedo scene neanche immaginabili fino a 5’ prima. Rimonte quando ormai lo champagne è dietro la panchina e le t-shirt celebrative già fuori dal cellophane; il CSKA favorito che anno dopo anno torna a casa col terrore della reazione della Nomenklatura alla sconfitta; nel passato remoto, ma comunque dopo l’ultima apparizione milanese alle F4, Toni Kukoc che prima di vincere tre anelli NBA viene imbavagliato dal Limoges (no, dico, il Limoges: qualcosa che al confronto l’Asvel odierno è una superpotenza planetaria!); nel passato più prossimo, banalissime palle perse modello CSI silver (ché nel gold già non si arriva a tanto) per regalare agli avversari il canestro decisivo a 5” dalla fine (https://www.youtube.com/watch?v=FDvn67pKijk, lo trovate a 1’40”). 

E allora la razionalità annega nella fantasia, e dopotutto lo Zenit San Pietroburgo è arrivato a qualche fischio arbitrale di distanza da una clamorosa eliminazione proprio del Barca nei playoff, per cui… Basta così, per ora. Ne riparliamo sabato.

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