Corsolini contro Corsolini #12: Basketball Social Club

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Corsolini contro Corsolini: prima regola del Basketball Social Club, non nominare i social senza essere sociali. Il report di IQUII su Eurolega ed LBA. La filosofia di Geppi e il palco alle ragazze del basket.

Corsolini R: la nostra rubrica nasce come dialogo tra due generazioni di basket diverse, prima Gianni e Luca, oggi io e te. Stavolta parto io con un tema che mi sta a cuore: i social.

È Appena uscito l’ultimo #TBLReport di IQUII Sport, e qui voglio analizzare come le squadre e i relativi brand ombrello, di Eurolega e LBA, si comportano sui social media, valutando anche i numeri. Grazie ad Antonio Mariani, importante collaboratore di Eurodevotion, ho recuperato anche il Basketball League Report di inizio stagione. 

La copertina del Basketball #TBLReport

In Eurolega Facebook, Twitter e Instagram sono monopolio di 3 squadre: Real, Fener e Barça, che si alternano sul podio se misuriamo la fan base. Dato strano è quello di Youtube, dove prima è l’Alba, seguita dalle 2 greche e dal Real che sta rilanciando le sue attività. Il capitolo dedicato al “Ritorno da Social per gli Sponsor” vede in vetta Adidas e Nike, che sono comunque sponsor tecnico di 11 delle 18 squadre Eurolega. Cresce di più lo Zenit, che parte però da una fan base quasi nulla a novembre 2020. 

L’Olimpia è in tredicesima posizione nell’aggregato di tutti e 4 i social e mostra di puntare di più su Instagram, con un “guadagno” di 10mila followers da inizio stagione. Così indietro tra le europee, così davanti tra le italiane: l’Armani è prima in tutte le classifiche social di LBA, seguita a ruota da Virtus e Sassari, nell’aggregato dei 4 social. Salta all’occhio il dato sulla squadra cresciuta di più sui social media.

A inizio anno era sicuramente Brindisi, che ha sempre mostrato grande attività online per stare a contatto con tifosi attuali e potenziali. Oggi lascia il posto a Pesaro, che tramite alcune partnership è stata quella a guadagnare più fan nell’intera durata del campionato. Ora, dato che le domande le fai sempre tu e viste le premesse, il nostro campionato italiano si può considerare social?   

Corsolini L: purtroppo no, Riccardo, il nostro campionato non si può considerare social. E nemmeno sociale. La parola è simile, ma il significato è diverso. Essere sui social è una cosa, dichiararsi e dimostrarsi sociali, dunque davvero vicini al proprio territorio, è un’altra cosa, e in questo hanno mancato, gravemente, le società, anche perchè non guidate a livello nazionale. Non era ovviamente una opportunità il Covid, era una occasione, obbligata, per comunicare di più e comunicare meglio.

Ho letto di Ottavia Ghilardi, responsabile social media e comunicazione della Vanoli, che certo non ha a Cremona il bacino d’utenza per competere con le big a livello di numeri: lei ha detto di aver puntato, con buoni risultati oltre tutto, sul dietro le quinte, ovvero su quello che voleva la gente che non potendo incontrare i giocatori al palazzo li voleva comunque conoscere meglio.

Puntare sul gioco è giusto avendo una quantità di materiale eccellente a disposizione, parlo di foto, dunque primariamente di Instagram, oppure di meme che vanno bene un po’ dappertutto. Ma c’è tanto altro. L’Nba quando è decollata, al tempo dei famosi promo I love this game aveva Magic Johnson e Larry Bird eppure reclutava Jack Nicholson e altre celebrità per allargare il suo perimetro.

Pin on baskettball

Noi abbiamo Geppi Cucciari: quanti sanno del suo monologo, commovente e da applausi, alla presentazione del campionato numero 50? E quanti sanno di una sua frase che potrebbe benissimo valere I love this Game? Dice Geppi: “Il Monopoli è un gioco, il calcio è uno sport, il basket una filosofia di vita”. Rifletteteci sopra direbbe Zaja interpretato da Crozza.

La grinta di Geppi Cucciari per la sua Dinamo - La Gazzetta dello Sport

Corsolini R: Ci sono tanti che potrebbero fare conoscere il basket, a noi appassionati, ma anche a chi il basket lo può o deve conoscere come filosofia di vita. Il sacrificio per arrivare a una vittoria, che non è mai solo del singolo, ma di tutta una squadra. Mezzo di sfogo emotivo nel fare rimbalzare un pallone su un parquet o su un cemento da “campetto” e la soddisfazione nel vederlo entrare a canestro. La responsabilità di chiudere una azione nei momenti cruciali di una partita o il mettersi sempre in discussione, anche e soprattutto senza arrendersi dopo un fallimento o una sconfitta.

Non conoscere la lettera di Geppi Cucciari in quella serata però non è un peccato di ignoranza per chi non c’era, ma un errore di chi quelle parole non è riuscito (la cena dei 50 anni è datata settembre 2020) a portarle fuori da quell’evento al Paladozza. Chi invece ha portato la sua filosofia in tutto il mondo con la “Mamba Mentality”, Kobe Bryant, è entrato nella Naismith Hall of Fame nella notte di domenica. Premio a celebrare la persona e il giocatore che ha lasciato una ferita ancora aperta in noi appassionati 1 anno e mezzo fa. Ricordato sul palco con un discorso commovente dalla moglie Vanessa, Kobe ha ispirato tantissime persone, amanti del basket e non. Grazie ancora Kobe.


Corsolini L: sto aprendo, per Virtus 150, la mostra delle Torce Olimpiche al Paladozza e ho visto ragazzi mettersi in posa per un selfie davanti alla scritta gialloviola Kobe anche in questi giorni. Diciassette mesi dopo la scomparsa di Bryant, semplicemente perché le emozioni non scadono.

Mi piace il riferimento che hai fatto alla notte della Hall of Fame e mi piace ricordare, di Kobe, l’ultima sua battaglia, quella per garantire piena dignità al basket femminile. Noi abbiamo parlato qui di basket in carrozzina, stavolta è il turno delle ragazze.

Tutte, indistintamente: quelle che si giocano nel 3contro3 la qualificazione per i Giochi, quelle della Reyer che hanno appena garantito il doppio titolo al loro club, quelle della Virtus che vogliono il ruolo di sfidanti per l’anno prossimo, Geppi e tutte le sue ideali compagne di squadre, non ultima Rebecca Corsi, dirigente top dell’Empoli calcio tornato in serie A, lei pure giocatrice da più giovane.

Non so più come dirlo e forse questa puntata così social della rubrica è l’occasione migliore: quando smetteremo di basarci sui cartellini e avvieremo piuttosto un censimento della gente del basket?

Corsolini contro Corsolini torna settimana prossima

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Riccardo Corsolini

Appassionato di Sport in generale, nato e cresciuto con la pallacanestro in testa e nelle mani. Scrivo della mia squadra e di Eurolega su Eurodevotion, tentando di prendere il ferro.
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