Trento-Milano gara 3: l’Aquila dà battaglia con orgoglio, l’Olimpia chiude i conti con un bel Moraschini

Milano fa sua anche gara 3 65-74 e chiude la serie contro Trento sul 3-0. Ancora in evidenza Moraschini, ma le giocate decisive sono di Hines e Rodriguez

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Missione compiuta per l’Olimpia di Ettore Messina. Il primo ostacolo nel percorso verso lo scudetto numero 29 viene superato senza intoppi. Qualificazione in tre partite doveva essere e il parquet ha confermato i pronostici. Nonostante la Dolomiti Energia Trentino abbia dato l’anima per prolungare la serie a gara 4. Milano ha tenuto i nervi saldi nei momenti topici del match, strappando la vittoria anche alla BLM Group Arena.

Determinante un (nuovamente) notevole Riccardo Moraschini. Decisive le giocate da campioni assoluti di Sergio Rodriguez e Kyle Hines, negli ultimi 120 secondi di gioco, per il 65-74 finale. In una partita che non è stata esattamente il regno della lucidità, da ambo le parti. D’altro canto, quando si stilano determinati calendari, le possibili controindicazioni sulla qualità dello spettacolo offerto vanno ampiamente tenute in conto..

12-0

E’ il parziale targato Olimpia a cavallo tra la fine del primo e l’inizio del secondo quarto. Un po’ un leitmotiv della serie. Ovvero il primo graffio per incanalare la partita su binari favorevoli dopo un inizio caratterizzato da qualche distrazione o superficialità di troppo.

Quando Milano abbassa la saracinesca in difesa, per Trento è notte fonda in attacco. Il tutto coincidente con il momento in cui i biancorossi blindano il pitturato e l’Aquila non riesce a trovare Jacorey Williams vicino a canestro. Trovandosi improvvisamente privata del suo punto di riferimento.

Mentre per gli ospiti, tutto questo è propedeutico al contropiede. Ovvero il volto migliore di una squadra che diventa devastante quando ha l’occasione di correre e non far schierare la difesa avversaria. Anche perchè, se a condurre e chiudere la transizione, sono il 4 (LeDay) e il 5 (Hines) della squadra, si ha la misura del ventaglio di soluzioni nelle mani dello staff tecnico meneghino.

Quest’ultimo può sorridere per l’ennesimo approccio serio alla partita di Riccardo Moraschini, peraltro. Autore di 5 dei primi 7 punti realizzati da Milano. Presenza indispensabile a rimbalzo. Laddove il controllo del proprio tabellone è stata una chiave per anestetizzare una Trento che aveva fatto soffrire parecchio l’Olimpia in entrambe le sfide di regular season

Uomini soli

Prendiamo in prestito il titolo di uno dei più grandi successi dei Pooh per parlare un po’ della Trento di Lele Molin. Stasera davvero encomiabile per l’extra-sforzo che è stata in grado di produrre per rimanere in partita. Riuscendo anche a spaventare l’Olimpia, quando Ettore Messina è stato costretto a chiamare il time-out sul +4 a quarto periodo inoltrato.

Gambe piegate in difesa e tutti pronti a tuffarsi sul pallone per tenere vivo un possesso, così come le proprie chances di sopravvivenza. Però, tirando le somme, è mancata quella coralità in attacco che sarebbe stata necessaria per dare linfa vitale al tentato blitz. Jacorey Williams è stato l’unico giocatore a dare l’impressione di poter stare in campo per davvero al cospetto di una Milano che ha affrontato i quarti con intensità da Eurolega.

Anche ieri sera in evidenza con una prova da 16 punti e 8 rimbalzi. Coadiuvato da un redivivo Luke Maye, nella fase embrionale del match. Prima che arrivasse un prematuro quarto fallo, a inizio ripresa, a riportarlo nei ranghi. A quel punto, si è ridestato improvvisamente dal personale torpore Kelvin Martin.

A volte un uomo è da solo
Perché ha in testa strani tarli

Questi due versi di “uomini soli” raccontano bene il Kelvin Martin visto per due partite e mezzo. Un giocatore che non guardava il canestro. Timido in maniera inusuale. Nel terzo quarto di gara 3, invece, ecco tornare l’high flying bird che tutti abbiamo imparato a conoscere tra Cremona, Bologna (sponda Virtus) e Brindisi. Un leone in gabbia tornato a ruggire. Una spina nel fianco della difesa milanese (quasi) fino alla fine.

Ancora una volta, però, a spegnere i sogni di gloria sono arrivate le percentuali terrificanti dall’arco (6/28 in gara 3) e le infinità di conclusioni e scelte sbagliate dal trio Browne-Morgan-Sanders. Incapace di andare oltre un misero 8/27 complessivo al tiro. Una spada di Damocle per una squadra che non può disporre di rotazioni profonde.

Riccardo Moraschini, Olimpia | Eurodevotion
Riccardo Moraschini on fire fonte: facebook Olimpia Milano

Moraschini-Delaney/Punter: up&down Olimpia

Il borsino Olimpia registra delle variazioni significative dopo i quarti di finale di questi playoff italiani. Giusto tenere monitorati gli stati di tutti i giocatori nel cammino di avvicinamento a Colonia e alla semifinale contro il Barcellona di venerdì 28 maggio.

In tal senso, non si può che registrare con sorpresa la crescita impetuosa di Riccardo Moraschini. Fondamentale alla luce del piccolo stop di Shavon Shields, uno degli ex di questo incrocio ha risposto presente alla chiamata alle armi di Ettore Messina. Dopo aver fissato il season-high stagionale in gara 2, Moraschini ha replicato in grande stile. 13 punti (4/4 dal campo), 9 rimbalzi, 2 assist e 24 di valutazione nella sua gara 3.

Tanta sostanza per un elemento che dimostra non soltanto di poter dare ampio respiro anche alle rotazioni italiche di Messina. Bensì di poter ambire a minuti veri anche nella sfida senza un domani contro i catalani, qualora arrivassero conferme dai primi due episodi delle semifinali. Anche alla luce delle difficoltà recenti di Vladimir Micov, sempre in tribuna nel turnover di questa serie.

Soddisfacenti, in tal senso, anche le prestazioni di Michael Roll e Paul Biligha. Due signori che non hanno mai alzato la voce o creato problemi di spogliatoio nei momenti in cui sono stati parzialmente accantonati. Hanno preferito far valere la forza del lavoro, provando a dare il proprio contributo al momento opportuno. Messina sa di poter contare pure su questi due professionisti dall’etica lavorativa inappuntabile.

Semaforo rosso, invece, per Malcolm Delaney e Kevin Punter. I due assi americani, particolarmente attenzionati dalla pressione fisica di Trento sul perimetro, non hanno particolarmente brillato nella serie. Se il numero 0 sembra vivere un naturale periodo di flessione all’interno di una stagione che ha già toccato quota 82 partite, diverso il discorso per il playmaker ex Barcellona.

Dopo che i playoff di Turkish Airlines Euroleague contro il Bayern avevano messo in mostra un atleta recuperato dall’intervento al ginocchio, il piccolo intoppo fisico che lo ha escluso dalla partita contro Cremona sembra aver nuovamente incrinato qualcosa. L’impressione è che il ragazzo non sia ancora completamente ristabilito fisicamente.

I 6 giorni tra la partita di ieri sera e gara 1 delle semifinali potrebbero essere preziosissimi per un lavoro calibrato in Secondaria, in modo da presentare un Delaney tirato lucido a Colonia, di fronte ai suoi ex compagni di squadra

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