TRINCHIERI COME TARANTINO, MESSINA COME CHURCHILL. E ADESSO… AZIONE

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Trinchieri contro Messina. “Gara 5”, le due parole più belle che si possono sentire nello sport, riprendendo uno dei più celebri modi di dire americani, che in realtà parlerebbe di “gara 7″…

Un anno dopo il massacro di El Paso,e Texas, Bill appoggiò finanziariamente e filosoficamente la sua progenie giapponese nella sua shakespeariana lotta per il potere contro gli altri clan della Yakuza per chi dovesse regnare sulla malavita della città di Tokyo. Quando anche l’ultima spada venne ringuainata furono O-Ren Ishii e il suo potente entourage, gli 88 folli, a risultare vincitori. (Kill Bill 1)

Sarebbe (dovuta) finire 3-1, come preconizzato arditamente nel pezzo che Alberto ed Eurodevotion hanno ospitato prima di questa splendida, omerica, drammaticamente sportiva serie di playoff da Eurolega che ha permesso al più disamorato cultore del cesto di riconciliarsi col nostro sport preferito e la nostra competizione preferita: la coppa dei Campioni di basket. L’Eurolega, per chi è appassionato alle cose del cesto come noi, è d’altro canto la prosecuzione del colonnello Gomelski con altri mezzi, con omaggio dialettico (si conviene) al generale prussiano Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz. 3-1 ma non per l’Olimpia del giovane Prescelto di Gianluigi Porelli, ovviamente. La nostra provocazione era evidente: noi leggevamo le cose di questa mistica serie come il prolegomeno kantiano-trinchieriano di un 3-1 per il Bayern. Filosoficamente è andata così. Facciamo che gara 1, al netto e pure al lordo delle come sempre perfette disamine tecnico tattiche ex post di Werther Pedrazzi, è stata messa a referto per l’Armani ma è come se di fatto avesse ontologicamente prevalso la polisportiva bavarese. Ora, siccome siamo nella comodissima posizione di chi ha cannato il pronostico, ci godiamo solo l’epilogo del 3-2, senza sapere chi prevarrà, ma confidando quanto meno nella bontà della previsione (quella azzeccata) sul fatto che no, NON sarebbe stata un cimento dialettico sportivo ‘scontato ed agevole’ per i maggiorenti e favoriti, ossia i corazzieri di Ettore Messina. E allora facciamo un esercizio di citazionismo sportivo. Mentre siamo pronti a gustarci il ricchissimo menù di gara 5, che vi invitiamo a co-seguire in diretta Facebook dalla pagina di Fabio Borghi (su Fb è Borghi Fabio) dal B Time Out di Cucciago, dove cercheremo di farvi ‘compagnia’ in ‘compagnia’ del fu giocatore di Dado Lombardi, compagno di spogliatoio del Principe Di Giuliomaria (senza infortuni, lungo da coppa dei Campioni, senza se e senza ma. Lunga vita a Denis Marconato con la maglia del  Barca, ma ad armi pari anche l’Airone del Raccordo Anulare avrebbe calcato parquet lustri e lustrati. Ma sapete e sappiamo che cosa è il basket (e la vita..), come direbbe His Majesty Aldo Jordan Giordani).

E allora, per esorcizzare la paura meravigliosamente indotta da questa contesa tra  menti elette del coaching mondiale, i due italiani più cosmopoliti di sempre, abbiamo evocato Vladimir Lucic. Il quale c’ha fatto fare una mezza figura di guano nelle prime due gare (ma non era al meglio), venendo fuori alla maniera imperiosa e alla baionetta del principe Lazar di Serbia, che nel 1389 si immolò per la chiesa ortodossa nella battaglia di Piana dei Merli. 

Vladimir Lucic

E così, siccome eravamo e siamo convinti che Vladimir Lucic da Belgrado (dove molte lune fa i tifosi del Partizan vissero notti di sregolato godimento cestistico facendosi cullare dal ballo balcanico del Dio serbo e tatuato con la Quinta Legio macedonica) sia uscito da una canzone dell’avvocato Paolo Conte da Asti, Piemonte,  venerdì sera abbiamo pasteggiato coi gamberi rossi di Mazara del Vallo.

Macaia, scimmia di luce e di follia

Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia

E intanto, nell’ombra dei loro armadi

Tengono lini, e vecchie lavande

Lasciaci, tornare ai nostri temporali

Genova, ha I giorni tutti uguali

In un’immobile campagna

Con la pioggia che ci bagna

E i gamberoni rossi sono un sogno

E il sole è un lampo giallo al parabrise

Lisergici, in abbinamento a uno Champagne (Blanc de Noirs, ca va sans dire, chi predilige bollicine Blanc de Blancs ha qualche oscuro peccato da espiare). Ebbene sì, Vladimir Lucic da Belgrado, in codominio questa volta ‘trance-agonistico’ con Paul Zipser, che ha i galloni e le mostrine del perfetto Pretoriano, ha detto NO. Dal Dome non si passa, si torna nel palazzo costruito nella e dalla cittadina periurbana dove hanno regnato per decenni i Cabassi, che come ogni grande famiglia ha vissuto di grandezza e tragedia, si rilegga la triste storia della modella Terry Broome e della Dolce Vita della Milano da Bere dei primi Ottanta, dove- per dirla con Leonardo Notte- ‘siamo andati a letto tardi. E ci siamo divertiti’. 

La vittoria (per ora, relegata al rango di prolegomeno, o se volete come potenza non ancora tramutatasi in atto) di Andrea Trinchieri è quella di aver messo Ettore Messina spalle al muro, costringendolo a poetare ciondolante e avvinto dagli omaggi dialettici del Poeta Guerriero a Winston Churchill, Primo Ministro e Ministro della Guerra dell’Impero di Sua Maestà: quando sei all’inferno, puoi soltanto camminare.

Oppure, se volete..«Mi abbevero a uno dei miei pensatori di riferimento, Winston Churchill: “il coraggio è la virtù più importante”. Dobbiamo avere una coraggiosa umiltà»

O ancora.. “Vlado è geniale. Non salta, non corre, non suda, gioca sdraiato sul divano ma arriva prima degli altri”.

 O forse.. ‘Travis Diener? Ogni volta che fa un battito di ciglia, ci sono sempre almeno due spettatori in tribuna che saltano, perché abboccano alle sue finte…’

O meglio..  “Era una partita difficile contro una delle migliori squadre in Europa. Giocare con Markovic e Teodosic ti porta a un livello altissimo, qualcuno dei miei è stato arrestato in tangenziale per vagabondaggio dopo quelle finte”

E allora godiamocela fino in fondo, questa gara 5 che sarà l’ennesima disfida tra due modi in apparenza antitetici di concepire la vita e il basket, ma che in realtà essendo così dottrinariamente opposti finiscono per toccarsi, e non certo per elidersi. Consapevoli del fatto che se Non sei capace di combattere come un samurai, almeno potrai avere l’onore di morire come un samurai.

E adesso, sipario.

di Fabrizio Provera

(Photo: Ciamillo – De Gaspari)

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