Il consueto focus sul “game of the week” in Eurolega, questa volta, si sofferma sul big match di stasera di Istanbul tra Fenerbahçe e Barcellona: in particolare andiamo ad analizzare quanto incida sulla squadra turca un giocatore mai troppo sotto la luce dei riflettori, ma che è una delle chiavi di volta del sistema di Kokoskov: Dyshawn Pierre.
L’ex-Sassari, dopo qualche difficoltà iniziale, sta giocando una stagione di grande livello mettendo a segno quasi 10 punti a partita con un ottimo 42% da 3: medie che aumentano sensibilmente se andiamo ad esaminare solo le ultime 17 partite, ovvero da quando i Turchi, dopo la disfatta di Kaunas, hanno iniziato la loro marcia che li ha portati alla qualificazione playoff (15-2 di record).
Ma l’apporto di Pierre sui 28×15 va ben oltre le fredde cifre: infatti la sua duttilità in entrambe le metà campo e il suo doppio ruolo consente ai gialloblu di avere molte più frecce al proprio arco e di variare tipologia di quintetti, sposandosi così benissimo con l’idea di pallacanestro del loro allenatore.
Abbiamo già detto quanto Kokoskov ritenga importante avere esterni bidimensionali in attacco e capaci di tenere indifferentemente interni ed esterni e Pierre corrisponde proprio a questo identikit.
Come Pierre è coinvolto nel sistema offensivo di Kokoskov
Entrando nel tecnico, possiamo vedere quanto il canadese sia importante nel sistema offensivo della squadra di Istanbul: infatti il Fener gioca moltissime situazioni in cui Pierre può sfruttare la sua capacità di prendere posizione davanti al proprio uomo (quella che gli Americani chiamano sealing), sia in transizione dove può correre per andare subito in post, sia nei giochi a metà campo dove ci sono numerosi momenti in cui il 3 viene mandato sotto: spesso grazie ad un blocco orizzontale di un esterno più piccolo, ma anche direttamente per esaltare l’abilità di sealer del canadese.
Ecco che il post basso di Pierre diventa difficile da marcare: se la difesa resta in single coverage, l’ex Sassari fa valere il suo maggior tonnellaggio e la sua attitudine a lavorare sul perno; se invece gli avversari lavorano con gli aiuti, emerge il grandissimo e meticoloso lavoro di Kokoskov sulle collaborazioni con il giocatore interno, unito al talento del canadese nel passare la palla dal post.
Un alto modo in cui Kokoskov sfrutta la fisicità di Pierre è attraverso blocchi sulla palla, in cui è l’ala a bloccare: spesso questo ball screen viene preceduto da un altro blocco verticale (ram screen) del 5 per 3 su cui la difesa spesso fa fatica a cambiare, visto che spesso genererebbe un mismatch difficile da gestire.
Il non cambiare però costringe il difensore ad essere in ritardo sul Pick and roll centrale: Pierre così può giovare della propria bidimensionalità e decidere a seconda della scelta difensiva sul PnR di aprirsi o di rollare se la difesa fa switch.
Altra caratteristica che contribuisce all’importanza del prodotto di Dayton nell’economia del gioco del Fenerbahçe è il fatto di non poter essere battezzato, viste le sue percentuali più che dignitose piedi a terra. Questo gli consente anche di poter attaccare il closeout e di giocare in avvicinamento al ferro.
Un coltellino svizzero per la difesa di Kokoskov
“Coltellino svizzero”: non riesco a trovare miglior metafora per rappresentare cosa sia Pierre per il Fener nella propria metà campo.
Infatti l’esterno viene utilizzato in molteplici maniere e a dimostrazione di ciò basta vedere la partita con il Bayern dove è passato dal difendere sul 4 ad essere usato su Lucic e su Baldwin.
Quest’ultimo accoppiamento è quello più interessante: Pierre spesso viene messo sul playmaker avversario, in modo da mettere un corpo più grande e braccia più lunghe sulla principale fonte di gioco avversario, in modo da rallentarne la produzione.
Oltre a ciò, poter avere un giocatore come l’ex Sassari a difendere il bloccato consente di poter cambiare senza avere mismatch interni difficili da gestire, mentre sul perimetro i lunghi del Fener sono in grado di tenere due-tre palleggi delle guardie e questo rompe il ritmo e l’equilibrio dell’attacco.
Analogamente se Pierre difende sul bloccante, il cambio è immediato e l’ala del Fener riesce tranquillamente a tenere giocatori più piccoli di lui.
Un’altra abilità degna di nota del canadese è quella di difendere sull’uomo senza palla, lavorando sulle linee di passaggio per recuperare palloni.
La crescita di Pierre nella serie vincente del Fener
Alla luce di tutto ciò, è abbastanza evidente che non sia un caso che nel momento in cui il contributo di Pierre sia aumentato, le prestazioni (e i risultati) dei Turchi siano cresciute vertiginosamente e l’ex Sassari è sicuramente uno dei fattori vincenti.
Ovviamente anche il fatto che siano stati inseriti due giocatori di grande qualità come Guduric e O’Quinn ha aiutato il canadese ad esprimersi al meglio: fatto sta che un giocatore del genere lo vorrei in qualunque mia squadra, sia per i motivi che ho elencato, sia per la sua enorme carica agonistica che ha fatto le fortune prima di Pozzecco e poi di Kokoskov e lo ritengo un tipo di cestista perfetto per la pallacanestro degli anni ’20.
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