Real Madrid-Barcellona, la partita dei sogni di Jasikevicius. 26sima Copa del Rey per i catalani

Real Madrid-Barcellona incorona i catalani al termine di una finale senza storia. Primo titolo da allenatore blaugrana per Sarunas Jasikevicus.

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Il 23simo Real Madrid-Barcellona nella storia della Copa del Rey incorona la squadra di Sarunas Jasikevicius in una partita senza storia. I 40 minuti del WiZink Center sono l’apoteosi di una difesa superlativa e di una squadra entrata pienamente in sintonia con il credo del suo allenatore.

Un gruppo di stelle, ma capace di soffrire esattamente come dettato dal Coach lituano alla vigilia del lungo week-end nella capitale. Giocatori in grado di sacrificare parte delle proprie zone di confort per esaltare la forza di un gruppo che ha imposto la propria legge su avversari di livello Eurolega come Baskonia e Real.

Unico momento di reale sbandamento il primo periodo dei quarti di finale contro Malaga. Primo e ultimo passaggio in cui il Barcellona ha perso quella mentalità che la sta portando lontano in questa stagione. La capacità di correggersi rapidamente, in una competizione senza un domani, è stato il punto di partenza per la cavalcata trionfale fino a Real Madrid-Barcellona di questa sera.

88-73 che non ammette discussioni. Un Real costretto a chinare il capo di fronte a un avversario che ha tolto dalla partita molte delle proprie principali opzioni. Blancos che non sono riusciti a far fronte alle assenze pesanti che si sono sommate con il passare dei giorni. Ultima quella di Rudy Fernandez, che con le sue giocate difensive era stato decisivo nella vittoria in Supercoppa in apertura di stagione.

Analizziamo Real-Barcellona nei 5 punti di Eurodevotion

Real Madrid-Barcellona: questione di transizione

Lo avevamo anticipato nella presentazione di questo Clàsico. Buona parte della sfida si sarebbe giocata sul confronto tra la transizione difensiva catalana e il tentativo del Real di trovare canestri nei primi secondi nell’azione.

Fin dai primi possessi, la bilancia pende decisamente dalla parte blaugrana. I ragazzi di Jasikevicius sono magistrali nel frenare i tempi di entrata nei giochi del Real. Il capolavoro difensivo dell’allenatore ex Zalgiris Kaunas, però, non si ferma qui.

Ogni ricezione in post-up di Thompkins o Deck viene resa difficile dall’aiuto sistematico proveniente dal lato forte, che arriva mentre la palla sta viaggiando dalle mani del passatore a quella delle due ali. Una gabbia dalla quale è molto difficile uscire. Il pallone non riesce a tornare rapidamente sul perimetro, facendo il gioco di chi deve far partire le rotazioni difensive.

A questo punto, non resta che la preghiera negli ultimi secondi come soluzione della disperazione. L’altra metà della mela del dominio del Barcellona, nel primo tempo, arriva dalla metà campo offensiva.

E’ chiaro che il controllo dei rimbalzi avuto nei primi 10 minuti ha favorito anche il controllo del ritmo della partita. Altro fattore che ha concorso a imbottigliare l’ondata madrilena.

Le percentuali

Il tabellone è impietoso all’intervallo. 52-31 Barcellona. Un +21 eloquente rispetto a un Real Madrid-Barcellona in cui, nel primo tempo, c’è stata una sola squadra in campo. Ovvero i cinque che hanno avuto il totale controllo dell’area. Doveva essere territorio di caccia del Madrid nelle premesse. E’ stata la cattedra di due maestri del gioco interno, nei fatti.

Nikola Mirotic spiega spalle a canestro nel duello con Gabriel Deck. L’argentino, uno dei segreti principali del percorso del Real fino alla finale, è anche lodevole nel suo sforzo. Semplicemente, il montenegrino ha dei movimenti sul perno celestiali e polpastrelli magici. Uomo dell’avvio che pone la firma su 6 dei primi 8 punti segnati dalla sua squadra, chiuderà in doppia cifra i primi 20 minuti di gioco.

In tutte le situazioni più dinamiche regna Brandon Davies. Più reattivo di un Trey Thompkins sostanzialmente silenziato. Abile a portare Walter Tavares lontano da canestro. E’ un moto perpetuo, sempre nella posizione giusta. Un autentico rebus dalla risoluzione complessa. Esattamente come le penetrazioni al ferro e l’arresto e tiro di Cory Higgins. Senza trascurare l’impatto di un sorprendente Roland Smits in uscita dalla panchina.

Cory Higgins | Eurodevotion
Cory Higgins premiato MVP della finale. Foto: acb.com

La somma di tutti questi fattori produce un sensazionale 15/21 da 2 (71%). Unito a un ottimo 5/11 da 3, vuol dire semplicemente dominio sui 28 metri del campo.

Una sorta di incubo per la squadra di Pablo Laso. Un incubo che ha i volti di un Walter Tavares limitato a 3 sole conclusioni tentate. Di un Trey Thompkins da 8 punti con 6 tiri e 2 canestri dal campo. Di un Jaycee Carroll respinto con forza da questa finale e lasciato a 0 punti, con 8 errori e nemmeno un tiro libero guadagnato.

Tre grandi indizi a costruire una grande prova. Il Real non ci ha capito granchè nella prima metà di gara. 9/20 da 2, 2/12 da 3. Numeri che non lasciano scampo.

Sergio Llull, Walter Tavares e la linea verde del Real

“Non siamo una squadra abile nel gestire il vantaggio. Dobbiamo vivere il momento e continuare a spingere”

Questo il monito di Sarunas Jasikevicius nell’intervista flash di rientro dagli spogliatoi, a pochi minuti dall’inizio della ripresa. Parole profetiche, a giudicare dagli esordi del secondo tempo.

Sergio Llull, un po’ dimenticato in panchina nei primi due quarti, si incarica di guidare la riscossa. Piazza 5 punti in un amen e serve l’alley-oop di Walter Tavares per il parziale di 9-0 che porta un minimo di luce nella metà campo del Real. E’-15 sul 40-55 al 24′ .

Il centro capoverdiano torna, per un frangente, la solita presenza devastante nell’area dei tre secondi. Chiude la saracinesca ai tentativi di Higgins e Oriola, raggiungendo presto le 5 stoppate. Rende impossibile ogni tentativo nel pitturato. Sono solo 4 i punti segnati dal Barcellona nei primi 6 minuti del terzo quarto e sembra possa esserci la possibilità di vedere la partita riaperta.

Tuttavia, arriva il quarto fallo di Tavares e l’area madrilena torna drammaticamente esposta alle folate di Higgins e soci. Il Barcellona, infatti, riallunga subito e si presenta all’ultimo quarto con un vantaggio confortante di 19 lunghezze.

Saranno i giovani blancos gli ultimi a mollare nel quarto periodo. Carlos Alocen è praticamente l’unico a produrre delle accelerazioni per ammorbidire la pressione avversaria. Alla fine saranno 9 i suoi punti, senza errori dal campo.

Alberto Abalde si contraddistingue per una partenza lanciata e un’altra fiammata nel finale. Dopo aver segnato i primi 5 punti del Madrid, nei 2 minuti iniziali, sfoggia tutta la sua ecletticità per chiudere a quota 15. Unico in doppia cifra aldilà del solito Tavares. Purtroppo per il Real, non ha avuto costanza nell’arco del match. Usman Garuba, invece, non ha proprio trovato il canestro, ma con alcune giocate di energia in difesa ha innescato il contropiede nell’unico momento caldo del Real.

La grande rivincita di Nick Calathes

Se quasi tutta l’attenzione mediatica era rivolta all’eventuale primo successo di Jasikevicius, nell’ombra c’era un altro protagonista che aveva il grande desiderio di togliersi la scimmia dalla spalla: Nick Calathes.

Il play greco lo ha fatto nel migliore dei modi. Con una prestazione di assoluta autorevolezza. Controllando silenziosamente la partita attraverso una conduzione tecnica del gioco magistrale. L’ex Panathinaikos ha dato la netta impressione di portare compagni e avversari dove voleva lui, come voleva e quando voleva.

12 punti, 5 rimbalzi, 9 assist e 2 recuperi che sono una grande rivincita per chi, per anni, ha ricevuto qualche critica sulla sua capacità di portare una squadra a vincere. Rispedite al mittente senza mezze misure, con una prova da ricordare e da MVP morale.

La prima volta non si scorda mai

Questo Real-Barcellona segna una prima volta per diversi uomini di questo Barcellona. Più che mai meritata.

A partire da colui che è stato incaricato di assumere il comando delle operazioni e riportare il Barcellona al primato nei confini nazionali. Primo passo di un’espansione in campo europeo, peraltro assolutamente a portata di mano della squadra che abbiamo ammirato in questo week-end.

Sarunas Jasikevicius ha sempre tenuto un profilo basso nelle interviste, in questi giorni. Un invito costante a rimanere concentrati sul presente, allontanando qualsiasi attribuzione del ruolo di favorita. Forse nella coscienza che alimentare una tale pressione potesse essere controproducente su un gruppo reduce da delusioni cocenti nel recente passato.

Adesso può lasciarsi andare e vivere il momento. Esattamente come ha detto ai suoi durante la partita di stasera. Un obiettivo è stato centrato, ma il lavoro è solamente cominciato e siamo certi che, un perfezionista come lui, già da domani rifletterà sulle soluzioni per rendere questa macchina da guerra ancora più inscalfibile.

Real-Barcellona è anche il primo sigillo per Nikola Mirotic nell’altra grande casa del basket spagnolo. Aveva aperto il suo cuore in una bella intervista che vi abbiamo proposto alla vigilia di queste Final Eight. Ammettendo di sentire la responsabilità di un progetto ambizioso, ma che aveva bisogno di una grande vittoria per decollare definitivamente.

L’ha centrata essendo esempio nei primi minuti, giocando con un’intensità impressionante. Come se stesse giocando gli ultimi palloni della sua carriera.

Primo, in senso lato, è anche Cory Higgins. MVP decisamente degno di una finale in cui è stato un clinic in movimento. 20 punti da vedere e rivedere. Una gioia per gli occhi.

Immagine in evidenza: Twitter Barça Basket

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