Real-Stella Rossa: Radonjic e Walden firmano il capolavoro. Sgambetto ai blancos nel recupero di Eurolega

Real-Stella Rossa: Radonjic e Walden firmano il capolavoro. Sgambetto ai blancos nel recupero di Eurolega

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Real- Stella Rossa doveva essere solamente un placido recupero di Eurolega in un freddo lunedì sera quello di Madrid. Quasi una pratica da ordinaria amministrazione, da sbrigare senza troppi patemi. Invece, per i ragazzi di Pablo Laso arriva una inopinata sconfitta 77-79. Occasione persa per raggiungere il Barcellona al secondo posto della classifica di Turkish Airlines Euroleague.

Magistrale Dejan Radonjic nell’impostare il game plan perfetto per sporcare la partita al più quotato avversario. Trovando in Corey Walden il proprio leader, a lungo unico faro offensivo della squadra serba. Tutta un’altra Stella Rossa rispetto al crollo della settimana scorsa a Valencia.

Andiamo ad analizzare Real-Stella Rossa nei 5 punti di Eurodevotion

Real-Stella Rossa: la transizione difensiva dei serbi

Il Real è squadra praticamente inarrestabile se riesce a correre e quando trova facilmente i lunghi nel pitturato. Specialmente Walter Tavares. Dejan Radonjic lo sa bene e imposta la partita su una buona transizione difensiva, utile a costringere i padroni di casa ad allungare i tempi di entrata nei giochi.

Non solo. La squadra di Laso ha percentuali piuttosto polarizzate al tiro. Terza nel tiro da due (56,7%), ma 14sima nel tiro da tre (36,3%) nonostante sia prima per triple tentate (28.7). Le scelte sono, dunque, piuttosto chiare. La Stella Rossa decide di riempire l’area il più possibile nei primi possessi. Anche accettando il duello 1vs1 con gli handler primari del Madrid (Laprovittola e Causeur) e spazi maggiori sul ribaltamento di lato.

L’obiettivo è rendere la vita più complicata possibile al playmaker argentino, nel suo tentativo di servire Tavares negli ultimi metri di campo. La cosa funziona inizialmente, con il Real ad avere qualche incertezza di troppo nella gestione del pallone. Anche una delle squadre con la miglior ratio assist/palle perse (1.55) può avere qualche grattacapo al cospetto della fisicità della difesa serba.

Il resto lo fa l’inizio infuocato di Corey Walden, cui viene concessa ampia libertà di creare dal palleggio in autonomia. Non è che un tema ricorrente nella stagione della Stella Rossa. Anche sotto la gestione di Sasa Obradovic. A maggior ragione adesso che continua a rimanere fuori un eccellente realizzatore come Jordan Loyd.

Fatto sta che il numero 2 ne fa le veci piuttosto bene e raggiunge la doppia cifra in 5’40”. La Stella Rossa si presenta sopra 13-7 al time-out televisivo di metà primo quarto. Con l’ex Ognjen Kuzmic a fare il vuoto a rimbalzo, in un periodo da 6 rimbalzi (2 offensivi).

I problemi sorgono quando l’attacco ristagna e vengono accumulate un paio di perse filate, che consentono al Real di alzare il ritmo. Oppure quando il lungo esce troppo aggressivo sul pick and roll dei blancos. In entrambe le circostanze, l’asse Laprovittola-Tavares è devastante nel punire ogni minimo errore e così il Real torna sotto in chiusura di quarto (21-23). Ci sono 8 punti e 3 assist per il numero 8 mentre il centro capoverdiano aggiunge 6 punti e 3 rimbalzi.

Don’t stop me now. Starring Corey Walden

La voce di Freddy Mercury come colonna sonora di un secondo quarto in cui le squadre si rispondono colpo su colpo e la Stella Rossa rientra negli spogliatoi sul +5. Questo perchè, aldilà della lodevole aggressività della difesa belgradese, grande credito va ascritto alla prova balistica di alto livello da parte di Corey Walden.

La point originaria della Florida non sembra risentire minimamente della pressione sulla palla di Laprovittola e soci. Riesce costantemente a ricavarsi lo spazio per una conclusione grazie alle sue buonissime doti di ball-handling. Tiri che risulterebbero quantomeno forzati per la maggioranza dei giocatori.

Non per lui evidentemente, visto che continua a martellare il canestro della squadra di Laso con percentuali clamorose. 3/4 da due, 3/5 da tre in un primo tempo chiuso con 16 punti, 3 assist e una sola palla persa. Dato che suona ai limiti del miracoloso, considerando che il peso della manovra offensiva è sulle sue spalle in maniera pressochè totale.

Certamente le assenze di Nnoko, Simanic e Simonovic, che si vanno ad aggiungere a quella già citata di Loyd, impoveriscono un arsenale non particolarmente fornito di suo. Le difficoltà di un Johnny O’Bryant che sbatte spesso contro un muro, perdendo 2 palloni e tirando solo 2 volte, privano anche dell’alternativo post-basso.

Allora, difficile trovare seconde opzioni diverse dalle saltuarie penetrazioni di Ognjen Dobric e Aleksa Radanov. Gli unici compagni che sembrano avere un primo passo abbastanza esplosivo da battere l’uomo e finire al ferro con energia.

L’importanza di uno specialista. Spiega Jeffrey Taylor

L’attacco del Real continua a “battere in testa” anche a inizio ripresa. Costretto a giocare continuamente sotto ritmo, a tratti il quintetto di casa sembra andare a sbattere contro un muro. Difficile sviluppare gioco spalle a canestro, con gli specialisti del post-basso Thompkins e Deck, andando a scontrarsi con il corpo enorme di O’Bryant e la buona posizione difensiva di Duop Reath. Tavares è attorniato sempre da almeno due giocatori sulla ricezione.

Difficoltà simili a quelle vissute dall’Olimpia Milano a novembre. Non a caso, un’altra delle tre vittorie in trasferta della Stella Rossa fin qui. Il Real si scopre priva di punti di riferimenti e sotto di 7. E’ qui che Jeffrey Taylor si piazza in marcatura su Corey Walden, riuscendo a calmarne i bollenti spiriti. Ci aggiunge una tripla dall’angolo e una rubata in anticipo sulla linea di passaggio, per poi volare a depositare altri due punti in solitaria dall’altra parte.

Poco importa che la Stella Rossa trova risposte positive da elementi secondari come Reath e, ancora una volta, Radanov. Il Real avrebbe potuto cedere definitivamente l’inerzia della partita agli ospiti e crollare. Non lo ha fatto, anche grazie al contributo di giocatori silenziosi come Taylor. Coloro i quali preferiscono far parlare il campo per loro nei momenti più critici della propria squadra. Lo stesso giocatore che ha dato la scossa sul -12, nei primi minuti dell’ultimo quarto, dando il là a una rimonta solamente sfiorata

Il tagliafuori mancante tra i dolori del “giovane” Real Madrid

Tra le cause da individuare per spiegare la sconfitta della squadra di Laso, da non sottovalutare i rimbalzi offensivi concessi agli avversari. Sgombriamo il campo dagli equivoci: la Stella Rossa è squadra competitiva nel fondamentale (10.2 a partita).

Tuttavia, diverse sono state le seconde opportunità concesse ai ragazzi di Radonijc per gravi dimenticanze nel tagliafuori. Non solamente a un centro come Kuzmic, che sarebbe parzialmente comprensibile, ma anche a esterni come Radanov.

Difetto che ha assunto maggior peso perchè possessi aggiuntivi concessi in momenti in cui il Real avrebbe avuto effettivamente l’opportunità di chiudere il gap e portare la contesta dalla propria parte. Ben prima degli ultimi 5 minuti nei quali la zone press, con i raddoppi sul ricevitore sui lati, stava per consegnare ai madrileni una vittoria insperata. La domanda viene spontanea: come mai un risveglio così tardivo?

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Real-Stella Rossa è una sfida storica della pallacanestro europea. Un confronto che è valso anche una finale di Coppa Korac, per esempio. Nel 1988, infatti, i blancos prevalsero nella doppia sfida di semifinale. Ostacolo propedeutico alla vittoria del Trofeo contro il Cibona Zagabria di due leggende della pallacanestro slava. Coach Mirko Novosel, introdotto nella Hall of Fame nel 2007, e l’indimenticato Drazen Petrovic.

Era il Real che annoverava, tra le sue fila, quel Wendell Alexis rimasto nelle nostre cronache cestistiche per l’eterna gara 5 di Finale Scudetto 1989 tra la sua Enichem Livorno e la Philips Milano.

Soprattutto, era il Real di Juan Antonio Corbalan, playmaker iconico nella storia madridista che spese quasi tutta la carriera nella capitale spagnola. 12 edizioni della Liga, 7 Copa del Rey, 3 Coppe dei Campioni e 4 Coppe intercontinentali tra i principali successi. Oltre a una medaglia d’argento olimpica ai giochi di Los Angeles 1984.

Probabilmente la prima edizione organizzata nel senso moderno di spettacolo orientato al business. Kermesse dominata in lungo e in largo dagli atleti statunitensi. La prima impronta di Carl Lewis su un’epopea senza pari, con i suoi 4 ori. Non fu da meno la squadra di basket. Con un’altra leggenda della panchina come Bobby Knight. Con Pat Ewing, Chris Mullin e un giovane Michael Jordan, ancora allievo della University of North Carolina, a seminare il panico in campo. Trionfo 95-65 sugli spagnoli, impotenti, dopo un girone vinto a 32 punti di scarto medio e il 78-67 sulla Germania Ovest nel penultimo atto.

Real-Stella Rossa ha perso parte del suo fascino nella storia recente. Anche perchè si è ulteriormente ampliato il gap, in favore degli spagnoli. Questa sera, tuttavia, non arriva il quarto successo consecutivo da parte di questi ultimi. Sarebbe stato il primo dopo 3 vittorie arrivate a Belgrado. Risultato che giunge a confermare una tradizione che vedeva vincente la squadra in trasferta nei precedenti 4 confronti.

7-4 Real, a questo punto, lo score relativo alle sfide tra le due squadre in questo secolo. Con il numero 4 che torna un’altra volta. La squadra di Dejan Radonijc è stata in grado di arrestare l’emorragia di 4 sconfitte consecutive, lontano da casa, che la accompagnava nel viaggio verso il Wizink Center.

Immagine in evidenza: KK Crvena Zvezda

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