Alessandro Mamoli: NBA, Messina e l’Olimpia

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Alessandro Mamoli (SkySport), una delle eccellenze del giornalismo cestistico italiano e non solo, è intervenuto durante la diretta del 26 dicembre sulle frequenze di Radioblablanetwork gestita da Eurodevotion.

Tanti i temi toccati, tra NBA ed Eurolega.

Di seguito le sue principali risposte alle nostre domande ed il link per ascoltare integralmente la conversazione.

Sul ritorno del pubblico in NBA…

«E’ fondamentale. I mercati sono diversi, i prezzi dei biglietti sono diversi, ma si oscilla da 3 a 5 milioni di indotto per singola gara in casa, tutto il movimento compreso. Moltiplica per 41 e si capisce. Loro sopravvivono anche abbastanza bene, visti i contratti che girano, perchè il grosso arriva da contratti tv, principalmente quelle nazionali che pagano 27 miliardi di dollari per 9 anni. L’NBA è fatta per il pubblico e non vuoi perderlo a favore dell’abitudine di vedere da casa coi nuovi modi di usufruirne. Non salteranno la fila per i vaccini, aspetteranno, ma con uno schiocco di dita potrebbero averli a disposizione subito. L’ambizione è di riportare il pubblico a palazzo, qualcuno lo sta già facendo con numeri minimi».

Quindi prospettiva Playoff col pubblico?

«Sì, ma dipende da dove e come va il contagio, nonché dalle leggi dei vari stati. L’obiettivo è quello, Playoff a maggio col pubblico. Ad esempio i Warriors lavorano a soluzioni di controlli e test per il pubblico stesso, si cerca di accelerare e si creerà una sorta di patentino».

I Nets ed il loro futuro: reali “contender”?

«L’attesa per loro e per i Lakers è diversa. Sono le due squadre più forti, probabilmente. Brooklyn vuol farti vedere quanto è forte, i Lakers lo sanno già, loro come gli altri, sebbene cambiati. Coi Nets si dovrà fare i conti fino alla fine, nonostante sia stagione lunga. Cosa può non funzionare? Durant sulle 72 gare, da verificare dopo un infortunio che in casi simili non ha fatto rivedere lo steso giocatore. Ma oggi curare quell’infortunio è diverso da quanto accadeva in passato e poi ha avuto più tempo rispetto a stagioni normali. Il suo corpo leggero lo può aiutare. L’altro punto interrogativo è Kyrie Irving, la terra piatta… Con lui si ride quando va tutto bene, in altri momenti devi farci i conti. Mi sembrano un po’ i primi Warriors, Nash come Kerr, con dietro D’Antoni, ora come allora c’erano Alvin Gentry e Ron Adams: gioco diverso ma situazione paragonabile. Se sono questi sono la squadra da battere, anche più dei Lakers».

NDR La conversazione è avvenuta prima che si verificasse la “trade” che ha portato James Harden ai Nets.

Sul paragone con la Boston dei “big three”…

«Quei Celtics erano ancora più forti. Come sensazione ci sta. Ray Allen e Rajon Rondo non li vedo qui… Quella Boston aveva una particolarità: nessuno di loro aveva vinto quindi avevano una fame maggiore. Durant vuol dire che lo ha battuto in finale ed Irving dirà che Lebron ha vinto quando c’era lui. Non vedono l’ora di battere Lebron e poterlo dire…»

Ascolta “Eurodevotion – Intervento Alessandro Mamoli” su Spreaker.

«Milano, Armani oggi ti garantiscono uno status per giocare ad alto livello»

Eurolega, Milano il suo status e l’impatto Messina…

«Oggi un giocatore di 25-30 anni ha una fotografia di Messina diversa dalla nostra. Noi abbiamo rispetto per un allenatore che forse abbiamo visto al suo meglio nella prima fase della sua carriera europea. Non che non sia adeguato o che non vada altrettanto bene, ma ad un 25-30enne gliel’hanno raccontato quel Messina. Credo Milano oggi dia uno status attraverso uno stipendio che ti viene dato per giocare a questi livelli, è Milano, è Armani. Poi ovvio che Ettore è tra i più grandi allenatori, ma in Eurolega, a parte poche eccezioni, sono tutti grandi allenatori. Trinchieri ad esempio non deve sentisi meno qualificato solo perchè Messina ha vinto di più in passato oppure ha allenato livello più alto. I primi allenatori sono rispettati e ben visti da tutti i giocatori».

L’Olimpia squadra…

«Forse non è tra le primissime 4/5 ma se chiedi a tutte le prime ognuna la vorrebbe evitare in una serie Playoff. Ha buoni giocatori, ma faccio ancora un po’ di fatica a capire le gerarchie. Non tra i big come Rodriguez, Hines, ma alcune gerarchie mi pare le abbiano in mano alcuni che devono farlo perchè altri non lo fanno: un giorno può vincerla LeDay, un altro Shields… Se devo fare una classifica per l’altissimo livello e per vincere, una squadra mi fa capire la gerarchia dall’1 al 10 e Milano me la fa capire dall’1 al 3. Non so se sia un bene, un vantaggio o meno».

Tiro da tre e costruzione…

«Guardare solo al numero dei tiri da tre è l’errore principale. Perchè si tira tanto da tre? Oggi ci sono giocatori, soprattutto in NBA (Eurolega ha regole diverse anche difensive) per cui quel tiro è la conseguenza della balistica dello stesso giocatore. Anni fa da certe distanze si tirava a quattro metri dal ferro, oggi si segna da nove metri senza problemi ed arrivano tanti falli sul tiro da tre perchè si dà più protezione al tiratore e perchè da quelle distanze la si mette. Da nove metri una volta lasciavi tirare, oggi temi che segni e segnano in tanti. Guarda per esempio New Orleans, con Steven Adams e quattro esterni: fai caso alla posizione di quegli esterni, che è due metri oltre l’arco. Si creano metri in più per attaccare in palleggio etc… Il tiro da tre serve per allargare il campo, soprattutto in NBA per via di quelle regole. Le mappe di tiro oggi dicono o lì o il ferro: tutto ciò, insieme, è la risposta. Chi è ben pagato per vincere studia ed analizza ogni cm quadrato del campo e dei movimenti: quel tipo di gioco paga e chi vince è chi lo usa meglio. Non è vero che non c’è più fantasia negli allenatori che si accontentano del tiro da tre».

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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