Arbitri ed Eurolega: i comunicati sono ok, ma la questione è importante

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Arbitri ed Eurolega, una questione che diventa sempre più importante di turno in turno.

Sgombriamo il campo da ogni possibile equivoco: chi scrive non crede minimamente alla favola di squadre favorite e sfavorite, o meglio, si rifiuta perfino di pensarci per amore del gioco. Che poi ci si lamenti dei “grigi” è altrettanto normale (normale, non giusto…), ma il giorno in cui sentiremo qualcuno dichiarare «abbiamo vinto grazie a degli errori arbitrali a nostro favore» allora prenderemo in considerazione chi indica nei fischietti i responsabili di qualche sconfitta.

Per noi la questione non è chi goda di qualche vantaggio o di qualche svantaggio a seguito di una chiamate arbitrale, poiché la vittima numero uno, se vi è un problema di cattivi fischi, è il gioco. Che poi una certa sudditanza psicologica esista è pressoché scontato, ma d’altra parte sarebbe interessante valutare quale sarebbe il settore della vita in cui tale situazione non si verifichi.

La stagione è particolare e la mancanza del pubblico nelle arene ha cambiato tante cose. Dal punto di vista arbitrale vi è l’assenza della pressione di migliaia di persone quasi sempre in disaccordo con qualunque decisione vada contro la propria squadra, tuttavia non è automatico che ciò si tramuti in condizioni più favorevoli all’attività arbitrale.

Come giustamente ci sottolineava Silvio Corrias in una recente conversazione, oggi, nel vuoto generale, è possibile sentire tante cose che in precedenza era più difficile fare. Dalle manate su palla o giocatori alle parole, spesso non troppo cortesi, degli stessi protagonisti. Tutto ciò porta a valutazioni ed a decisioni che prima si basavano su elementi differenti.

Dopo il caso della gara dello scorso venerdì tra Olympiacos e Bayern, Eurolega ha emesso un comunicato in cui si ammette l’errore nella mancata chiamata a favore dei tedeschi. Era fallo su Zipser, andavano assegnati tre tiri liberi e di conseguenza una gara chiusasi sul punteggio di 84-82 avrebbe potuto avere un esito ben differente. Arbitrare è complicatissimo, non c’è dubbio, anche più che giocare od allenare: la prima immagine televisiva ha fatto pensare a molti ad una sorta di tentata ricerca del contatto da parte di Zipser, ma chi è a 3 o 6 metri non può essere vittima di questa illusione e non vedere l’invasione del cilindro da parte del difensore. Qui nasce il grave errore.

Il comunicato è un’ottima scelta, peraltro già vista in passato, e non vi sono dubbi su questo. Ammettere un errore non può mai essere una cosa negativa, ci mancherebbe.

Tuttavia il problema generale sta emergendo in maniera un po’ preoccupante. Durante le ultime settimane si sono susseguiti episodi con valutazioni terribilmente errate che fanno pensare ad un livello arbitrale insufficiente per la seconda lega più importante al mondo.

Ciò che preoccupa maggiormente è la mancanza di interpretazione dello spirito del gioco, in presenza di elementi chiari in tale direzione.

Senza entrare nel dettaglio di quegli errori, vi sono due situazioni verificatesi di recente in occasione della gara Real vs Olimpia che sono dimostrazione abbastanza chiara di quanto sosteniamo.

Laprovittola che penetra, rilascia il pallone per la conclusione ed è vittima di una specie di uncino del difensore che ne cambia il movimento in maniera del tutto innaturale è una chiamata che non può non arrivare. Così come la rimessa assegnata al Real in presenza di un tocco di Carroll che cambia lo spin della sfera, unitamente alle reazioni dei giocatori coinvolti, è situazione incomprensibile. La naturalezza della protesta di Datome, giocatore sempre correttissimo, nonché la fuga verso centrocampo dello stesso Carroll in atteggiamento da “mani nella marmellata” sono segnali chiari di come andasse interpretata l’azione.

Chi lavora alla preparazione ed alla gestione degli arbitri in Eurolega ha esperienza e capacità di alto livello e sta svolgendo un compito difficile, soprattutto a livello di ricambio generazionale. Lo vediamo tutti, i migliori sono i più anziani, per preparazione e personalità. Anche in questo caso vi sono due esempi chiarissimi.

Nella recente partita tra Milano e Cska i due Coach avrebbero palesemente meritato un fallo tecnico, che probabilmente (non lo ammeteranno mai, ok…) hanno pure cercato. Messina in mezzo al campo ed Itoudis che se la ride ripetutamente sono situazioni che vanno gestite diversamente, ma per farlo ci vuole personalità. Sudditanza? Ecco, se fossero stati due Coach dal profilo differente forse la grande T sarebbe arrivata, così come sarebbe arrivata in presenza di qualche fischietto del calibro di Lamonica o Hierrezuelo.

Oggi la scelta, difficile, è proprio in questi termini: formare terne con almeno due “esperti” o mischiarle con i giovani ancora non affermati? E’ complicato, molto. Forse, ma che decide lo saprà ben meglio di noi, anche terne formate dai meno esperti garantirebbero un po’ meno pressione agli stessi. Spesso infatti abbiamo visto questo ultimi dimenticare il fischietto nelle fasi più calde, lasciando la responsabilità della chiamata al capo arbitro. E così sono fioccate decisioni prese da chi non era il più vicino all’azione incriminata, ma soltanto chi ne aveva viste di più in carriera.

La soluzione? Ecco, su questo ci sentiamo di pressare maggiormente. Perchè gli arbitri della lega più importante al mondo dopo la NBA non possono essere professionisti al 100%, quindi preparati ed allenati da mattina a sera e pagati di conseguenza?

Da qui, a nostro parere, inizia la rivoluzione che può dare crescente credibilità ad un settore del gioco che oggi ne ha bisogno. Una grande lega lo sa e l’Eurolega è una grande lega.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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