Il momento di Tarczewski? Lo definisce Coach Messina

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Alla vigilia di un’altra settimana, la terza consecutiva, da doppio turno europeo, è arrivata la prima sconfitta in terra italica, dopo un dominio quasi imbarazzante tra Supercoppa e campionato.

In fondo è normale che il mondo della palla a spicchi nazionale non attendesse altro: un’eventuale asfaltata a quella che la classifica proponeva come principale alternativa oggi, avrebbe avuto un effetto terribile sul torneo. Dal “sono ingiocabili” ai triti e ritriti “con quel budget”, sarebbe stata una sorta di marchiatura a fuoco di una lega con un’esito scontato.

Non è che la vittoria di Brindisi tolga all’Olimpia il ruolo di netta favorita tricolore, ci mancherebbe, ma almeno apre la prospettiva di qualche possibile duello. Poi è chiaro che Rodriguez, Delaney e Kyle Hines non li può concedere nemmeno la squadra di Messina, essendo tre dei principali interpreti biancorossi insieme a Gigi Datome. Certo, ci sta pure Shields in questo gruppo, dimostrandolo giorno dopo giorno.

Ci sono alcuni temi che hanno fatto, fanno e faranno discutere in ambito milanese: quello più importnate riguarda il ruolo di centro, dove Kaleb Tarczewski è lontanissimo dalla sufficienza. Non certo solo secondo il nostro giudizio, assai secondario.

Se nel tifo milanese si discute ormai da mesi se il giocatore sia adeguato o meno ad una squadra che è costruita per guardare in alto, vi sono però dei dati che, con tutto il rispetto per gli appassionati, motore unico ed insostituibile del movimento, sono più importanti e con dei confini ben definiti.

Tifosi ed opinione pubblica possono interrogarsi finché vogliono, è anche bello confrontarsi, ma quel che conta è l’idea di Ettore Messina che, ad oggi, è chiarissima.

La fiducia verso l’americano è decisamente limitata. Non siamo qui a valutare se il Coach faccia bene o meno, ma non possiamo non guardare dritto in faccia ai numeri.

12’13” di utilizzo in Eurolega con la miseria di poco più di due tentativi da due a partita, 3,1 rimbalzi ed una valutazione impalpabile di 4,8. Ecco, per quei rimbalzi, dato non così male, la proiezione sui 40 minuti lo porrebbe al 21mo posto nella lega, comunque ben lontano da quasi tutti i migliori. Se poi anche in LBA si vivono situazioni come quella di ieri, in cui nel primo vero impegno della stagione, in assenza di Hines, il giocatore vede il campo per 9 minuti, è difficile pensare ad un suo coinvolgimento. Nella fase decisiva di Supercoppa fu impiegato 10 minuti contro Venezia e 14 contro Bologna.

L’idea di Ettore Messina ad oggi è chiarissima. La fiducia verso l’americano è decisamente limitata.

Una squadra che ha come titolare un certo Kyle Hines, che va per i 35 anni, necessita assolutamente di qualcosa di più che il “polacco” non sta dando per nulla. Anche perchè lo stesso Hines, coi 24’18” di utilizzo medio, sta giocando quasi un minuto di media in più della scorsa stagione (23’22”, ma figlia del grande problema Koufos) e ben 5 minuti in più dell’anno del titolo a Vitoria.

Per caratteristiche tecniche, atletiche e di stazza, Milano ha assolutamente bisogno di un centro che possa pareggiare il gap con le avversarie. Non può bastare l’eccezione QI cestistico di Hines, nonché la sua incantevole atipicità, anche perchè, se sovraesposto in questa fase della stagione, potrebbe pagare tremendo dazio più avanti.

Non è questo il momento di tornare sulla figura di Gudaitis, che ormai appartiene al passato di Milano, ma è doveroso ricordare come il lituano, fatta eccezione per la stagione scorsa, quando in salute è sempre stato di una categoria superiore a chi ha firmato un importante rinnovo in estate.

Ci sono reali possibilità di significativi passi avanti per le prestazioni offerte? E’ una possibilità che non si nega a nessuno, sebbene vi sia qualche prova che non è più solo indizio. Abbiamo visto decine di “lunghi” maturare fisiologicamente più tardi rispetto ai “piccoli”, è normale. Ci avete mai pensato? A parità di anni e partite giocate, quanto viene coinvolto un centro rispetto ad un play, a meno che non sia Shaq o “The Dream”? Al lungo la palla deve arrivare, il play ce l’ha sempre in mano…

E’ quindi lecito attendersi qualcosa di più dall’atleta? Sarebbe doveroso, ma la storia tecnica e quella di comprensione del gioco offre risposta negativa ad oggi, con pochi dubbi.

Questa considerazione appartiene anche ad Ettore Messina? I numeri, dimostrano che la fiducia manca soprattutto quando le cose contano di più. Per una squadra avanti con l’età e con una finestra temporale di possibile successo non certo infinita, è un problema. Da risolvere oggi, perchè domani potrebbe essere già tardi.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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