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Awudu, alzati e cammina

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Awudu, alzati e cammina, queste le parole che avrà detto Djordjevic all’ala lombarda, alla fine del primo tempo, nello spogliatoio della Salle Gaston Médecin.

Il primo tempo di Abass era trascorso sulla falsariga del suo inizio di stagione; timido, insicuro ed impacciato.

All’intervallo, mentre qualche tifoso non perdeva un secondo per richiedere a Brescia indietro i soldi spesi per il fratello scarso di Abass arrivato in bianconero, il coach Serbo fissandolo negli occhi intimava: AWUDU, ALZATI E CAMMINA.

Awudu Abass, che dietro un impaccio di superficie nasconde un ego assertivo voglioso di misurarsi con i più forti, regge lo sguardo penetrante del coach, ed alzandosi risponde: sono pronto.

Djordjevic segue il suo istinto e nel secondo tempo lo getta nella mischia, tenendolo in campo con regolarità. Abass risponde; difende, attacca, cambia il ritmo – insieme a Pajola – ad una gara all’apparenza compromessa.

Nell’ultimo quarto, ogni volta che la palla si scalda fra le sue mani, il primo sguardo è rivolto verso il canestro; come quegli uomini che sono stati tratti in salvo dopo aver sofferto la fame non riescono a staccar gli occhi dal cibo avanzato.

La Virtus ribalta la partita, la vince e si guadagna il primo posto matematico; tra i protagonisti del secondo tempo risulta proprio Awudu Abass ( 9 punti pesanti come il piombo ).

A fine gara, agli sguardi più attenti, non possono passare inosservati i guizzi e i bagliori frequenti dei suoi occhi, l’emozione contagiosa, mentre il sangue che sale velocemente, inebriato dalla ritrovata gioia del campo, non riesce a tingergli le guance di rosso soltanto per il colorito naturale della sua pelle.

Con questo Abass la Virtus può sorridere.

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