Alexey Shved, avversario di Milano. Talento di oggi, ristoratore di domani

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L’avreste mai detto? Alexey Shved, 31 enne guardia del Khimki, da anni titolare di uno dei contratti più pesanti di tutta l’Eurolega, al grandissimo talento sul campo, abbina quello per l’attività di ristoratore.

Ma partiamo dalla palla a spicchi.

Uno dei più discussi interpreti della pallacanestro europea ormai da anni, detiene il record per gare consecutive oltre i 10 punti (78) ed oltre i 15 (32). E’ talento cristallino che però porta sempre alla stessa domanda: interprete singolo straordinario o giocatore che può guidare una squadra a vincere titoli? Sinora la risposta del campo è inequivocabilmente la seconda, anche se gli anni al Khimki non gli hanno certo permesso di competere con le big europee, anche in patria, dove deve regolarmente fare i conto con una superpotenza come il Cska.

Quest’anno le premesse parevano di alto profilo. Dopo la sospensione della scorsa stagione che vedeva “gli altri moscoviti” in testa alla VTB e pienamente in corsa per i Playoff, con un record di 13/15, il suo rinnovo, unitamente al ritorno di Jordan Mickey, la permanenza di Jonas Jerebko e l’arrivo di Greg Monroe, dicevano di una sfida nazionale e continentale chiarissima.

Inopinatamente la squadra giace all’ultimo posto di Eurolega, con un misero 2/9, e fatica moltissimo anche in VTB, dove non va oltre ad un pessimo 3/5. E’ vero che sul record europeo pesano tre gare in cui gli uomini di Kurtinaitis sono stati obbligati a giocare, anche per un’onestà che gli fa onore, con bambini a referto e soli otto uomini disponibili causa contagi da COVID, tuttavia, anche dopo i rientri vari, questa è squadra che al momento non c’è.

Si può probabilmente sostenere che si tratti del più grande spreco di talento dell’Eurolega moderna, perchè materiale buono ce n’è tanto, ma è utilizzato malissimo e non dà mai l’impressione di lavorare in senso collettivo.

Kurtinaitis, appunto: il problema è principalmente quello. Se una squadra non è mai squadra, se non si capisce cosa voglia fare nelle varie situazioni tecniche, se ripetutamente l’allenatore accusa il problema della mancanza di voglia di competere, è ovvio che le responsabilità della guida tecnica ci siano tutte.

Domani Milano, poi il derby col Cska, la trasferta di Barcellona che anticipa quelle di Lione e di Valencia. Le possibilità di crollo definitivo ci sono tutte, soprattutto se il rendimento è questo. Chi allenerà il Khimki a Natale? La domanda è purtroppo assai lecita.

Dal canto suo, il nativo di Belgorod sta fornendo dati da “up and down” notevoli”.

17,3 punti con 4,1 rimbalzi ed 8,9 assist, per un complessivo 18,6 di valutazione sono tanta roba, ma non sono mancate prove discutibili in cui sono venute a mancare le percentuali, quasi sempre basse, piuttosto che la cura del pallone, con 5 perse a gara e picchi da 8, 7 e 6. Nella stanza è sotto i 20 di media tenuti nelle ultime tre stagioni ma sta volando a livello di assist. E questo doveva essere il punto di partenza di un Khimki più completo e competitivo.

Se affronti il Khimki sai che la prima minaccia da neutralizzare è lui: in fondo la scelta è tipica in questi casi. Rischiare di farsi battere da lui e dai suoi frequenti trentelli oppure provare ad isolarlo dal resto della squadra in modo che non inneschi nessuno? Ecco che le scelte milanesi sul pick and roll saranno decisive in questo senso.

Del buon Alexey conoscevamo tutto o quasi, poiché una bella intervista col sito di Eurolega, ci ha raccontato di un uomo con un’altra grande passione, quella per l’attività di ristoratore

«Aprire una “food court” è stata un’idea di mia moglie, che oggi è presente ogni giorno. Se vuoi sviluppare un business devi esser presente quotidianamente. Io ci vado circa 4 volte a settimana».

E sì, perchè la famiglia Shved, dopo il ritorno in Europa dagli Stati Uniti, ha aperto un’attività la cui specialità è il classico “mac and cheese”, da cui deriva il nome del locale.

«Lo scorso anno siamo stati inseriti nelle posizioni 20-50 di tutta la Russia, quest’anno siamo in corsa per la selezione del migliore. Ci vado spesso con la squadra, i compagni insistono per andarci».

«C’è una terza persona che ci aiuta seguendo tutto, la nostra cucina è stata studiata negli anni, per offrire il meglio. Non ci interessava avere un locale di medio livello qualitativo. Per questo abbiamo studiato le proposte, con differenti chef, per quasi due anni».

«Oggi offriamo prodotti a metà tra lo stile americano e quello europeo. C’è un dolce, di origine messicana che si chiama “Tres leches” che piace moltissimo. la gente ce lo chiede ma non a singole fette, vuole la torta intera da portare a casa».

«Probabilmente quando mi ritirerò mi dedicherò a tempo pieno alla ristorazione».

Prima di vederlo ai fornelli, per ora noi preferiamo vederlo con la palla in mano, soprattutto quando la regala ai compagni con magie uniche. E non diciamogli, proprio alla vigilia di una sfida contro una squadra italiana, che quel “mac and cheese” offerto da contorno in tanti paesi del mondo, è una delle faccende culinarie che più fanno inorridire lo stivale.

(Photo: euroleague.net)

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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