La solita grande difesa premia lo Zenit

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Lo Zenit continua nel suo ottimo momento di forma imponendosi per 77-70 sul Baskonia alla Fernando Buesa Arena. I russi, dopo un piccolo sbandamento iniziale e un pessimo inizio di terzo quarto hanno sempre tenuto il pallino della partita, grazie alla solita difesa aggressiva sul portatore di palla e all’energia in attacco di Ponitka, Poythress e Gudaitis, coordinati magistralmente da un Pangos autore di 10 assist. Per i baschi da salvare solamente le prove di Giedraitis e Dragic, da dimenticare la prestazione di Pierria Henry.

Passo lento

La partita viene tarata sin dalla palla a due al ritmo che Xavi Pascual preferisce, lento, a tratti lentissimo, per disinnescare l’abilità in transizione di Luca Vildoza. Nei primi 5 minuti il punteggio rimane inchiodato sul 2-2, dando un’idea della (non) bellezza della partita: entrambe le squadre si appoggiano molto al post basso senza creare mai movimento nel proprio attacco. Le cose cambiano parzialmente quado Fall prende il posto di Jekiri e gioca il pick ‘n’ roll con un’altra velocità rispetto al compagno di reparto: i padroni i casa si portano così sul 17-10 all’inizio del secondo periodo grazie a sei punti in un amen del centro senegalese

Poco Pierria e tanto Kevin

Le cose cambiano in negativo per il Baskonia quando Henry fa il suo ingresso in campo e facilita le cose per la difesa ospite, che passa in quarta sul gioco a due del play costringendolo a due brutte triple e una sanguinosa palla persa; non sono i tempi questi per un playmaker classico che pensa al tiro come soluzione ultima del suo gioco. Dall’altra parte le cose non vanno meglio per i baschi, che lasciano campo al poderoso rientro dello Zenit grazie al doppio blocco sul lato giocato alternativamente da Pangos e Ponitka che si rivela un vero e proprio rompicapo per la difesa di Ivanovic: il difensore del secondo lungo, spesso Jekiri, fatica a fare il passo verso il palleggiatore lasciandogli una direttrice totalmente aperta verso canestro. A lenire parzialmente le ferite dei verdi ci pensa un sempre positivo Dragic che di rabbia trova due canestri da sotto e la tripla a fine primo tempo che fissa il punteggio sul 28-34 per lo Zenit

Un momento di sofferenza

Il Baskonia rientra in campo con tutt’atro piglio, merito di un attacco che finalmente prova a correre, bliztando più spesso il play avversario e costringendo i biancoazzurri a tiri affrettati che favoriscono la transizione. Da questo tra beneficio Rokas Giedraitis che con 8 punti consecutivi firma il parziale di 11-2 che porta i suoi avanti di tre lunghezze. E’ solo un momento però: Pascual inserisce Jimmy Baron e Alex Poythress che giocano spesso un pick ‘n’ roll poco profondo per favorire il primo passo esplosivo del numero 22 contro un Jekiri troppo più lento di lui. Baron poi, si dimostra come sempre letale lontano dalla palla e su una piccola distrazione di Vildoza sul lato forte finge di scappare dalla palla per farsela riconsegnare dal post basso e infilare la tripla del 53-49. L’allungo definitivo avviene nel quarto periodo grazie ad Arturas Gudaitis che con il suo roll all’altezza della lunetta può scegliere se attaccare il ferro o servire qualche compagno libero: il gioco a due fra lui e Pangos è immarcabile e a trarne vantaggio è Zubkov che messo sul lato debole come sponda riceve completamente libero in tre occasioni sull’arco firmando i suoi 8 punti totali.

In controllo

Nel quarto finale lo Zenit tocca anche le 14 lunghezze di vantaggio (70-56) facendo con una costanza tremenda show forte e recupero su Luca Vildoza, merito di uno straordinario Gudaitis che in situazione di cronometro vicino allo scadere dei 24″ è ancor in grado di prendersi il cambio e tenere un paio di palleggi degli esterni. Nei minuti finali il Baskonia prova a rientrare con dei blitz continui a Pangos all’altezza della metà campo, ma ci pensa Ponitka a togliere pressione dal suo play e realizzare con freddezza i liberi della staffa. Per lo Zenit una vittoria corale, proponendo il solito basket brutto ma efficace, per il Baskonia troppe le assenze tecniche ingiustificate, in particolare quelle di Henry e Polonara, inusualmente impalpabili.

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