Valencia ed Olimpia sono due squadre di buonissimo livello in questa Eurolega ed era giusto attendersi parecchio dalla sfida della Fonteta.
Così è stato, almeno in parte e nell’interpretazione di alcuni protagonisti, tenendo sempre in conto che, per le tante ragioni che conosciamo, il livello globale della pallacanestro di Eurolega non è stato sinora certamente pari a quello delle passate stagioni.
Vince Valencia, meritatamente, una partita che avrebbe potuto essere tranquillamente biancorossa, con altrettanto merito.
86-81 il finale, con un MVP decisamente inatteso che ha sostanzialmente stravinto un duello in cui ogni “bookmaker” che si rispetti lo dava perdente.
Resta la sensazione che queste due squadre possano essere protagoniste nei momenti che conteranno in stagione.
LE ASSENZE, UN FATTORE
Da una parte Sastre e Marinkovic, cui si sono aggiunti in corso d’opera Derrick Williams prima e Mike Tobey poi. Dall’altra Delaney, Punter e Moraschini.
E’ evidente che la struttura ideale di Ponsarnau e Messina si baserebbe su equilibri diversi. E’ una sfida che ci auguriamo di rivedere a roster completi perché potrebbe offrire spunti ancor più interessanti di quanto visto nella notte della Fonteta.
I parziali, decisivi, derivano anche da tutto ciò.
SAM VAN ROSSOM, SORPRESA MVP
21 con 12 tiri, un notevole 4/7 dall’arco e tante responsabilità nell’evidenziare la coperta corta milanese in difesa.
I numeri sono implacabili con la retroguardia meneghina. Nelle 48 precedenti gare in Eurolega il 34enne playmaker belga era andato in doppia cifra solo 16 volte, con il precedente “career high” da 16 a Mosca la scorsa stagione.
Non è certo un realizzatore, ma è da sempre uomo in grado di entrare nelle pieghe della partita con grande intelligenza. Sopresa? Ovvio che pensare al dominio nei confronti di un Chacho negativo (Valencia è sfida che sente più di altre) era molto difficile, tuttavia proprio chi scrive ritiene da anni il giocatore un ottimo elemento di rotazione a questi livelli.
Ok, Van Rossom MVP, ma ci sono diversi momenti di Kalinic che hanno fatto la differenza. Quando ci vuole qualcosa di importante, “Kalina”, anche sbarbato, c’è.
LA DIFESA DI SQUADRA OLIMPIA
Il roster di Messina non è composto da grandi difensori, se non in alcuni casi. Le saracinesche non si sprecano ed allora è necessario muoversi insieme dietro e creare situazioni in cui tutti e cinque i protagonisti portino in dote uno sforzo in grado di coprire le debolezze dei compagni.
Sino ad ora Milano era sempre stata in grado di farlo, ieri sera lo ha fatto solo a tratti. Contro le squadre di buon livello, in Eurolega, scorci di buona difesa di squadra non bastano. 86 punti concessi a chi viaggia a 79,5 in stagione non sono un caso.
Lo stesso Coach ha indicato nelle tante penetrazioni e nella continuità mancata sui 40 minuti due ragioni importanti per la sconfitta.
L’ARCO, MA NON SOLO: IL PESO DEI NUMERI
Quando una squadra tira il 40,7% da tre e l’altra il 30% diventa quasi scontato il risultato finale, a parte rare eccezioni, nella pallacanestro di oggi.
Milano usa le conclusioni dall’arco nel 41,1% dei casi: bravi i “taronja” a limitare quella percentuale al 31,7% ieri sera.
14 assist e 13 perse non sono un numero con cui si può battere chi si prende buona cura del pallone e produce un 19/8 in questo settore del gioco.
Il 102-84 di valutazione di squadra arriva soprattutto da qui.
Queste statistiche negative aumentano però il valore della prestazione milanese: in una serata non buonissima, la struttura di squadra ed il talento notevole permettono di giocarsela fino alla fine su un campo non certo facile. Ecco perchè Milano ha perso ma non è caduta, anzi.
PONSARNAU E LA VITTORIA AGRODOLCE
«Abbiamo battuto una squadra di grande talento, molto forte ed allenata da un Coach che per noi è un maestro».
«Sono molto contento per quello che abbiamo fatto e perchè siamo riusciti a trovare diverse soluzioni che hanno cambiato il ritmo della gara».
«Abbiamo avuto problemi quando loro hanno schierato un quintetto che sapeva cambiare sempre e comunque. Poi abbiamo capito come attaccare quando avevamo dei vantaggi da sfruttare».
«Sono preoccupatissimo per gli infortuni, il problema più grande negli sport professionistici. Questi ragazzi lavorano duro ogni giorno, questa è sfortuna».