Olympiacos-Maccabi: fatica, coralità e Aaron Harrison battono un confuso Maccabi

Andrea Ranieri
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Olympiacos-Maccabi, insieme a Olimpia-Real, era probabilmente il match più interessante di questo quarto turno di Eurolega. Aldilà della prodezza di Aaron Harrison, che ha risolto la gara proprio sulla sirena (85-82), arrivano alcuni spunti tecnici molto interessanti su entrambe le squadre. Da una parte l’Oly, forte di idee ben chiare che sopperiscono a qualche lacuna individuale, dall’altra il Maccabi, superiore per uomini e mezzi, ma incapace di sfruttare i propri punti di forza. Per entrare nel dettaglio, però, urgono i nostri cinque punti sulla partita.

  • LO SHOW DIFENSIVO (MAL RIUSCITO) SU KOSTAS SLOUKAS. Coach Sfairopoulos comincia la gara volendo togliere a tutti i costi la palla dalle mani di Kostas Sloukas. Decide quindi di operare uno show difensivo su tutti i pick and roll. Per sua sfortuna, Ante Zizic non è il lungo adatto per questo tipo di scelta difensiva e in tre possessi concede otto punti. Indubbiamente non la scelta del secolo, subito abbandonata. Un’idea per mettere in difficoltà Sloukas? Forzarlo sempre sulla mano destra, giocando quindi “ice” (negare il blocco) quando il blocco lo avesse mandato a sinistra e un contenimento alto quando lo avesse indirizzato sulla sua mano debole.
  • L’OLYMPIACOS SFRUTTA BENE SOVRANNUMERI E CAMBI DIFENSIVI. Ogni volta che l’attacco dell’Olympiacos ha creato un vantaggio è stato bravissimo a mantenerlo e sfruttarlo. Questo grazie alla capacità di creare linee di passaggio aperte sul lato debole, tagliare quando il rispettivo difensore perdeva il contatto visivo e battere i closeout eseguiti in affanno dalla difesa israeliana. Non solo: eccellente anche il lavoro per punire i cambi difensivi, cercando sempre prioritariamente il lungo in post-basso contro il piccolo, anche con con collaborazioni di alto-basso e ribaltamenti contro l’anticipo davanti. 
  • L’INCAPACITA’ DI SFRUTTARE ANTE ZIZIC. Olympiacos-Maccabi poteva essere la gara perfetta per Ante Zizic, soprattutto contro i tanti cambi difensivi greci. I suoi sforzi per sigillare i difensori più piccoli non sono però stati quasi mai premiati dai compagni, incapaci di leggere le diverse situazioni per mettere la palla dentro, proprio quello che gli avversari sono invece riusciti a fare benissimo. Il risultato? Nei momenti decisivi in campo c’è stato Othello Hunter.  
  • L’ENERGIA DI OCTAVIUS ELLIS E HASSAN MARTIN. Octavius Ellis e Hassan Martin non sono certo i lunghi più talentuosi della competizione, anzi…ma hanno attributi che fanno provincia. La loro energia è fondamentale prima di tutto in difesa, dove non soffrono la maggiore stazza dei diretti avversari israeliani, potendo comunque cambiare su tutto con una certa efficacia. Ma questo atteggiamento “hustle prone” si vede anche in attacco, dove Ellis e Martin lottano sempre per prendere posizione contro i cambi e fanno un lavoro preziosissimo a rimbalzo offensivo. Tutte le carambole sporcate da loro impediscono infatti al Maccabi di iniziare facilmente la transizione offensiva. 
  • L’OLY DELLA CORALITA’ E QUELLO DELLE INDIVIDUALITA’. Olympiacos-Maccabi lancia un messaggio chiarissimo: quando la squadra di coach Bartzokas condivide il pallone e sfrutta i vantaggi creati coralmente è una temibilissima mina vagante. Tutto il contrario quando i Reds entrano in modalità hero-ball. In quel momento il Maccabi è rientrato nel match, sfruttando la mancanza greca di talento nel generare vantaggi in solitaria dal palleggio. Che sia un avviso importante per questo nuovo Olympiacos. 
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