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Il terzo quarto torna a essere nemico dell’Olimpia. L’Olympiacos ha più energia e la punisce

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Alla quattordicesima partita, l’Olimpia Milano di Ettore Messina conosce la parola sconfitta. Lo fa cadendo 86-75 al Peace and Friendship Stadium, al cospetto di un’Olympiacos che mostra un livello di energia decisamente più alto nel secondo tempo. Nono successo interno su undici confronti per gli uomini di Georgios Bartzokas contro i milanesi, in questo secolo. Decisamente meritato.

Addentriamoci nei 40 minuti del Pireo attraverso i canonici 5 punti di Eurodevotion

Le palle perse del primo quarto

Due difese sbilanciate sul perimetro, nel tentativo di rendere difficile la vita ai playmaker. Obiettivo inibire le letture sul pick and roll mediante i cambi difensivi sul perimetro. Sistemi tutto sommato speculari, che hanno gioco ancor più facile alla luce di errori superficiali riscontrabili in entrambi gli attacchi.

Le palle perse la fanno da padrona e impediscono al ritmo della partita di decollare. 5 i turnovers per i padroni di casa, 4 per gli ospiti, che scontano la serata di scarsa vena di Malcolm Delaney e le scelte inconsuetamente scriteriate di Shavon Shields.

Tutti ingredienti di un primo quarto non particolarmente spettacolare. Allora gli spunti migliori li offrono i campioni, con intuizioni al di fuori dello spartito. Georgios Printezis con 8 punti e una capacità unica di agire nelle pieghe della partita. Sergio Rodriguez con 7 punti, 3 rimbalzi, 1 recupero e un impatto immediato che aveva già dato il là a un break contro l’Asvel nel secondo turno di Turkish Airlines Euroleague.

Leggere i mismatch: il rimpianto di una fuga mancata

Milano ha dato l’impressione di poter dare una svolta favorevole alla sua partita nel secondo quarto. Le iniziative di uno scatenato Rodriguez e un paio di canestri di Gigi Datome avevano portato Milano vicina alla doppia cifra di vantaggio.

E’ mancato quel cinismo nell’andare ad esplorare accoppiamenti favorevoli per convertire canestri “facili” che avrebbero rappresentato una mazzata per i padroni di casa, in quel momento abbastanza in confusione senza la guida di Kostas Sloukas (torneremo a parlare di lui..), momentaneamente a riposo.

Almeno in 3-4 occasioni, Zach LeDay o lo stesso Gigi Datome si sono ritrovati marcati da una guardia. Mandare la palla in post basso avrebbe rappresentato un ottimo affare. Aver tenuto in vita l’avversario, pur in una serata non scintillante sul piano tecnico (11 perse a fronte di soli 12 assist), è stato peccato capitale, rivelatosi poi determinante.

La ripresa: due livelli di energia differenti

Rientrata dagli spogliatoi sotto di 6 punti, l’Olympiacos è riuscita a cambiare marcia nel secondo tempo. 50 punti realizzati che hanno tagliato le gambe a un’Olimpia apparsa ben meno reattiva del solito nella sua interpretazione della switching defense.

Passaggio a vuoto che ci può stare nell’arco di una stagione che dà poco respiro. Sempre ricordandosi che l’Olympiacos ha il privilegio di concentrarsi esclusivamente sulla prima competizione continentale. I greci entrano rapidamente nei giochi grazie alla versione simil tempi d’oro di Kostas Sloukas.

Milano si trova così improvvisamente impreparata e spiazzata. Con gli esterni non in grado di tenere più di uno scivolamento laterale. Con i lunghi a metà strada: in ritardo rispetto alla possibilità di arrestare il picco dell’accelerazione del portatore di palla. Impossibilitati a recuperare sul taglio del centro verso il canestro, inefficaci nel tagliafuori.

Così facendo, il figliol prodigo ateniese si diverte ad affettare la difesa biancorossa sul pick and roll. Sia come pretesto per mettersi in ritmo e concludere in proprio, sia per offrire la chance di una conclusione ad alta percentuale a qualsivoglia compagno di squadra. Il suo tabellino recita 17 punti, 11 assist, 7 falli subiti e 28 di PIR.

Pochi dubbi sulla scelta del MVP..

Il supporting cast greco

Nel mirino della critica dopo le prime due partite. Nonostante un mercato piuttosto attivo, l’Olympiacos è apparsa squadra ancora legata a doppio filo al rendimento dei suoi “vecchi leoni”.

Anche nel primo tempo il solito ritornello, tra alcuni problemi di falli (Shaquielle McKissic su tutti) e scarso ritmo al tiro. Poi il fallo tecnico a Kostas Papanikolaou, a sua volta alla quarta penalità, e la svolta alla partita. Come se quell’episodio sia servito a suonare la sveglia a tutti.

McKissic ha iniziato a produrre le sue penetrazioni al ferro di pura potenza, Aaron Harrison ha risposto presente sugli scarichi e i lunghi hanno completato al meglio il lavoro. Octavius Ellis e, soprattutto, Hassan Martin hanno fatto il vuoto sotto i tabelloni. Messi a nudo i limiti di lettura di un Kaleb Tarczewski nuovamente assente ingiustificato. Enfatizzata la serata in ombra di Kyle Hines.

Le parole degli allenatori

Coach Bartzokas pone l’accento sul buon bilanciamento offensivo dei suoi nei secondi 20 minuti di gioco:

La chiave sono state le sole due perse nel secondo tempo, zero nel quarto periodo. Ci siamo passati bene la palla realizzando 20 assist a fronte di 12 palle perse. Abbiamo trovato feeling al tiro portando a casa la vittoria. Devo fare i complimenti ai miei giocatori, Milano era imbattuta..”

Ettore Messina è molto lucido nell’individuare le cause della sconfitta:

“E’ stata una partita piuttosto combattuta, decisa nella ripresa dalla loro capacità di toglierci le nostre opzioni offensive principali per poi, dall’altra parte, colpirci nel cuore dell’area con le penetrazioni. Noi non siamo riusciti a difendere ai nostri livelli usuali, concedendo troppe entrate che hanno portato a triple aperte in momenti cruciali della partita”

Immagine in evidenza: Olympiacos B.C.

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