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Olimpia-ASVEL termina con la vittoria biancorossa per 87-73 in un match non facilissimo per gli uomini di Ettore Messina, ma quasi sempre sotto controllo. A fare la differenza è un secondo tempo difensivo di alto profilo per la compagine meneghina, capace di opporsi alla fisicità e all’atletismo francesi con intelligenza, applicazione e ottime collaborazioni difensive. Proviamo quindi a riassumere la seconda vittoria milanese in due gare europee con i nostri consueti cinque punti.
- LE SCELTE DIFENSIVE DI MESSINA. Il più grande spauracchio di Olimpia-ASVEL non poteva che essere la superiore fisicità della truppa francese, in particolare nel reparto lunghi. Moustapha Fall cerca continuamente la ricezione in post-basso per sfruttare i suoi 218 centimetri; Milano controbatte andando sempre davanti con il difensore diretto del lungo transalpino e mandando l’aiuto MENTRE il pallone vola nella traiettoria dei vari passaggi lob, necessariamente lenti. Il risultato sono solo 4 tiri dal campo realmente facili per Fall e ricezioni nel traffico spesso difficili per un corpo di quel genere. Molto bene.
- LA CONDIVISIONE OFFENSIVA. Ettore Messina ripete spesso di “preoccuparsi non quando la sua squadra non segna, ma quando non si passa la palla”. La Milano di Monaco si era passata poco il pallone, quella del Forum è altra roba da questo punto di vista. Ma non conta solo il mero atto del passaggio, che può anche diventare “masturbatorio” (permettete il termine), conta il fatto che ci sia più facilità a generare vantaggi offensivi, poi mantenuti grazie allo strumento del passaggio. I meriti? Sono del miglior flusso tra la transizione e il gioco a metà campo. Cinque uomini in doppia cifra, uno a quota 9 e un altro a 8. Anche qui molto bene.
- KILLER INSTINCT. Le scorse edizioni dell’Olimpia mancavano spesso della capacità di chiudere le partite nei momenti favorevoli. Ecco, questa edizione sembra soffrire meno questo problema. Sono in particolare Luigi Datome e Shavon Shields, nel quarto periodo, a segnare i canestri che scoraggiano ogni tentativo di rientro dell’ASVEL, anche tramite l’utilizzo sapiente del tanto vituperato mid-range.
- ASVEL, TANTO POTENZIALE FISICO-ATLETICO, MA… La fisicità generale della squadra di TJ Parker è decisamente impressionante, ma sorge un dubbio sulla capacità di comprendere il gioco. Prima di tutto in difesa, dove il dormire sul proprio atletismo porta i francesi a non mostrare l’ombra di un tagliafuori a rimbalzo (13 offensivi concessi all’Olimpia). Poi ci sarebbe l’attacco, e qui chi scrive pone una domanda: l’Olimpia ha continuato a mandare l’aiuto con l’uomo più lontano mentre arrivavano i lob sugli anticipi davanti in post-basso; possibile che a nessuno venga in mente di eseguire un taglio flash dal lato debole in lunetta per togliere quell’aiuto o costringere comunque l’ultimo difensore a una scelta? Limite di lettura dei giocatori sicuramente, però dalla panchina l’idea non emerge…
- ESISTE UNA FALL-DIPENDENZA? Quel che è certo in Olimpia-ASVEL è che i parziali più significativi dei padroni di casa si sono verificati in coincidenza con i riposi in panchina di Moustapha Fall. La sua presenza ha scoraggiato per gran parte della serata le giocate a due di Sergio Rodriguez e Kaleb Tarczewski sul pick and roll, oltre a variare diverse parabole di tiro e costringere l’Olimpia a tanto palleggio arresto e tiro. E in attacco Fall ha generato sempre molte attenzioni e possibili sovrannumeri sul lato debole (spesso mal sfruttati). Con Ismael Bako non è la stessa cosa, di certo non in attacco, purtroppo per coach Parker neanche in difesa.