Lo Zenit è squadra vera. Anche il Barça, dopo l’Efes, deve arrendersi

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Lo Yubileyny Sports Palace è teatro di un sfida importante tra i padroni di casa dello Zenit e gli ospiti del Barcellona, una delle due grandi favorite in questa anomala stagione.

Tanti i motivi di interesse e due incroci decisamente significativi nelle premesse della partita. Russi reduci dal grande colpo in casa Efes, Kevin Pangos contro il suo recente, negativo passato e Coach Pascual contro la squadra che è stata la sua casa per ben 12 anni, di cui 8 da capo allenatore con un titolo di Eurolega in bacheca.

Purtroppo è saltato il confronto in panchina con Jasikevicius, il nuovo condottiero chiamato a riportare i catalani ai fasti… dell’era Pascual.

Assenti anche Austin Hollins ed Anton Pushkov tra i russi, per ragioni di COVID-19, cui si aggiunge il forfait di Gudaitis, mentre tra gli ospiti oltre al Coach è assente anche il suo vice Darius Maskoliunas, per le stesse ragioni legate al virus. Per Kyle Kuric bisognerà attendere ancora qualche giorno.

Vince lo Zenit, con grande merito ed i rimpianti catalani devono essere messi in relazione proprio alla grande prova corale degli uomini di Pascual.

SCONTRO DI GRANDI DIFESE

E’ il classico caso in cui i numeri vanno presi con le pinze. Il Barça dopo due gare dice 87,5 di “difensive rating” (punti concessi ogni 100 possessi), quarto in EL, mentre lo Zenit è 14mo con solo 95,9. La realtà ci mostra invece un grande equilibrio da questo punto di vista, basti pensare al fatto che in due gare i russi hanno concesso la miseria di 139 punti ad Efes e Barcellona, non esattamente due attacchi senza talento. Ovvio che due gare siano poche per questi dati, quindi è proprio l’indicazione del campo quella che conta di più. Tecnicamente la retroguardia “blaugrana” pare un passo avanti, almeno potenzialmente, ma gli ultimi cinque minuti dello Zenit danno grandi speranze per il futuro.

EFFETTO POYTHRESS

Non era difficile pronosticare un impatto interessante del giocatore alla sua stagione di esordio in Eurolega. Lungo moderno dotato di fisicità ed atletismo, Alex Poythress ieri sera ha mostrato esattamente quello che può essere in questa lega, ovvero determinante. Protagonista anche per l’assenza di Gudaitis, completa un tabellino notevolissimo da 16+11 con soli 12 tiri. Non è un mostro di tecnica, ma può entrare sotto pelle agli avversari, soprattutto a quelli della tipologia Barça, dotati di tanti centimetri ma di qualche muscolo in meno.

NON MOLLARE MAI

Questo Zenit è andato sotto contro l’Efes ed ha vinto, lo ha fatto con il Barça ed ha vinto: per la teoria di Poirot sugli indizi direi che siamo vicini alla prova. L’impressione che lascia questa squadra è quella di aver un piano partita molto chiaro e resiliente, di essere consapevole di quanto può fare e quanto invece le è precluso per la propria struttura e, di conseguenza, di non andare mai fuori dallo spartito. Se non quando emergono le giocate super di alcune individualità che spiccano, come ad esempio ieri sera il “vecchio” leone KC Rivers. Due partite contro squadroni come i turchi ed i catalani non si vincono, in questo modo, per caso.

I LAVORI IN CORSO DEL BARCELLONA

Il sistema Jasikevicius richiede tempo. Lo sapevamo, lo abbiamo scritto diverse volte bene abbiamo avuta conferma dalle prime due gare, indipendentemente da una W e da una L. Oggi il quintetto più schierato, in due gare è quello che vede in campo Calathes, Higgins, Abrines, Mirotic ed Oriola, quasi il doppio dei minuti (19’00”) rispetto a quello che presenta l’unica variazione in Davies al posto di Oriola (9’43”). Quest’ultimo ha un plus/minus di +13, il primo di +8. E la versione con Davies concede agli avversari solo il 4,3% dei punti segnati, mentre quella con lo spagnolo centro ne concede il 20,7%: minuti doppi, ok, ma differenza non da poco.

Serve tempo soprattutto per alcuni meccanismi fondamentali quali il classico “alto-basso” che abbiamo ammirato a Kaunas nelle ultime stagioni, così come per alcune situazioni difensive in cui vi è tanta voglia di fare ma ancora un po’ di confusione. Che porta anche ad un pessimo 33-25 a rimbalzo per gli avversari.

Ed il fattore individualità, come sottolineato da coach Masiulis, nonché cosa già detta da Jasi in precedenza, è fondamentale. Ci sono almeno 4-5 atleti che possono pensare di vincerla da soli tra i catalani, ma se si cade in questo tranello il cielo sopra le ramblas si oscura.

LE PAROLE DEI COACH

Così Xaxi Pascual: «Sono felice in particolare per i giocatori perché abbiamo passato una settimana complicata. Non era facile gestire questa situazione. Non abbiamo giocato al meglio, ma abbiamo rischiato consapevolmente in alcuni “mismatch”, non poteva essere diverso. La nostra difesa degli ultimi 5 minuti ci ha permesso di controllare i falli e vincere».

Tomas Masiulis, capo allenatore in virtù dell’assenza di Jasikevicius e del suo vice Maskoliunas, pone l’accento sui tiri importati segnati dallo Zenit: «Dopo un buon inizio abbiamo perso concentrazione nel secondo quarto. Alla fine abbiamo difeso bene ma loro hanno segnato tiri assai difficili. Allora abbiamo provato a vincerla da soli, senza giocare di squadra. E’ stato il problema principale».

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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