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Olimpia-Virtus nel segno della difesa e della responsabilità individuale

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Non è tanto o non è solo il punteggio finale (75-68 per Milano) a suggerirci di individuare la chiave tecnico-tattica di Olimpia-Virtus nella difesa. E’ proprio ciò che si è visto in campo. Una partita molto dura, con due squadre consapevoli di dover prima di tutto proteggere il proprio canestro dalle incursioni avversarie. Due difese eccellenti, con quella messa in campo da Ettore Messina un po’ più avanti, grazie a un fattore troppo poco considerato in questo inizio di stagione. Stiamo parlando della responsabilità individuale.

Alcune settimane fa vi avevamo parlato delle prospettive difensive della nuova Olimpia, immaginando una difesa fatta di aggressività e tanti cambi. L’idea stessa del cambio enfatizza questo concetto, all’apparenza quasi etico, della responsabilità individuale. Questa indica infatti che ogni difensore ha, appunto, una precisa responsabilità rispetto all’avversario su cui difende individualmente. E’ quando viene meno questo pilastro difensivo che è impossibile creare una retroguardia efficiente. E’ questione prima di tutto di desiderio, di senso di sfida di ogni singolo giocatore rispetto al proprio uomo. Una squadra in cui c’è responsabilità individuale difenderà sempre bene, perché avrà meno bisogno di aiuti, rotazioni et similia; e, allorquando ne abbia necessità, le collaborazioni difensive saranno ben più efficaci. Sicuramente tutti coloro che hanno giocato avranno sentito dire almeno una volta che “se ti fai battere dopo un palleggio che aiuto pretendi?”. Ecco, quella è responsabilità individuale. Così Milano ha vinto Olimpia-Virtus. E noi ve lo mostriamo attraverso le prove del campo.

Analizziamo l’azione del video sopra. Malcolm Delaney, che la narrativa vuole dipingere come cattivo difensore, marca l’esplosivo Josh Adams, il quale tenta di batterlo con la mano destra verso il centro del campo. L’ex Barcellona, con un ottimo scivolamento, mantiene la corretta posizione di difesa sulla palla (è sulla linea di penetrazione) e costringe Adams a perdere il controllo del palleggio. Tralasciando la cattiva spaziatura di Giampaolo Ricci, Luigi Datome può prendere un’iniziativa in genere aborrita da ogni coach: aiutare a un passaggio di distanza. Questo gesto, infatti, se il play della Virtus avesse il controllo della palla, porterebbe normalmente a un tiro piedi per terra di Ricci; ma il fatto che Delaney abbia adempiuto ai propri doveri difensivi individuali permette a Datome di esporsi per andare a rubare la palla. Bravo il capitano della Nazionale, più bravo Malcolm Delaney.

Ed è così che nascono tante delle palle recuperate milanesi. Proprio come in Olimpia-Virtus, spesso i giocatori di Messina rispettano le loro responsabilità individuali, permettendo poi ai compagni di aiutare o coronare l’azione rubando il pallone per facili punti in contropiede. E bisognerebbe sempre ricordare che, se venisse meno questa volontà di non farsi battere dal proprio uomo, tutto quel sistema di cambi e collaborazioni difensive crollerebbe come un castello di carte esposto al vento. Ettore Messina lo sa per primo.

Foto: olimpiamilano.com

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