Trionfo Real Madrid nel nome di Campazzo, Rudy e… Pablo Laso, il Coach che non tradisce mai

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Gara dura, magari non gradevolissima agli occhi di chi cerca più l’estetica che la sostanza, ma livello di competizione altissimo ed intensità incredibile per essere al 13 di settembre.

Tra Real e Barça non finirà mai e nessuna sfida, anche se estiva, mancherà in termini di emozioni e voglia di vincere.

Hanno dominato le difese, è stata una questione di nervi e di fisico in cui ognuno dei due allenatori non aveva alcuna intenzione di concedere le soluzioni più gradite all’avversario.

La nostra breve analisi, negli ormai consolidati 5 punti.

  • Facundo Campazzo e Nikola Mirotic. L’MVP lo vince il primo perchè la “Supercopa” finisce nella bacheca madridista: sarebbe stato del secondo se avessero trionfato i suoi. Nei momenti chiave, dopo il riposo lungo, si caricano sulle spalle le rispettive squadre: classe e determinazione, quello che hanno solo i campioni. Quelli veri.
  • Le due giocate di Rudy Fernandez sono decisive, come accade ormai da tempo, tantissimo tempo. Un fenomeno senza eguali, un giocatore che ha saputo cambiare il suo impatto in carriera, seguendo l’evoluzione el suo corpo ed adattandone i gesti tecnici. Da atleta da gara delle schiacciate a difensore senza pari, da uomo che attacca il ferro senza limiti a tiratore eccelso: quando conta di più, Rudy Fernandez domina e lo fa in una gara da 0/4 dal campo, 4/4 ai liberi, 3 rimbalzi ed 1 assist. Leggenda.
  • Dominare a rimbalzo contro il Real non è poca cosa ed il 35-29 blaugrana la dice lunga sulla preparazione della gara messa lì da Jasi. E’ una tappa di un lungo processo, è sicuramente dura ed il lavoro è tanto ma il cielo resta limpido sopra Barcellona in queste condizioni tecniche.
  • Le parole dei Coach spiegano tanto e danno l’immagine migliore di entrambi i contesti. «Abbiamo commesso alcuni falli che hanno regalato punti facili. Dobbiamo crescere fisicamente e nell’apprendimento del sistema. Le finali si vincono sui dettagli e la cosa più importante è farli nostri». Così parlò Saras, aggiungendo che sì, «è una sconfitta molto dura». Nessuna scusa, nessun accenno ad una sfida di settembre: c’era un titolo in palio, il resto conta poco. Pablo Laso entra nei dettagli tecnici vincenti: «Aumentare la concentrazione dopo metà gara è stato fondamentale. Stavamo giocando bene ma ci penalizzavano tre cose: percentuale di tiro, palle perse e qualche rimbalzo offensivo concesso. La crescita della concentrazione ci ha permesso di rimanere in partita e di aver carattere nel momento decisivo». Senza dimenticare tutta la “plantilla”, nel segno della vittoria di squadra.
  • Pablo Laso, appunto. Uno che entra troppo poco nella conversazione riguardo i più grandi in panchina. Settembre 2011-settembre 2020: il fatturato è decisamente interessante… 37 manifestazioni ufficiali, 27 finali, 20 titoli (5 Liga, 6 Copa del Rey, 2 Eurolega, 1 Intrecontinentale e 6 Supecopa). 6 partecipazioni (su 8) alle Final 4 ed in 4 casi ha giocato la finale. Serve altro per essere considerato nell’Olimpo dei migliori Coach di sempre. Per noi, ma lo diciamo da anni, no: Pablo Laso è un fenomeno della panchina ed esserlo nel più grande e più difficile club del mondo ne accresce ancor di più il valore.

IL DATO STATISTICO – Nelle ultime 3 sfide tra blancos e blaugrana il numero di possessi totali è stato rispettivamente di 150, 149 e 145. Ieri sera 138. A proposito di difesa, tattica ed attenzione ai dettagli. (Fonte: Twitter Adrià Arbuès)

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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