Post-alto e attacco: non dimentichiamoci del cuore offensivo della pallacanestro

Andrea Ranieri
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Bella la pallacanestro del “tiriamo da sotto o da tre punti”, per l’amor del cielo. Ma esistono zone del campo, quelle del cosiddetto mid-range, che non andrebbero comunque dimenticate. Sono punti del parquet che ultimamente piacciono poco? Sarà, ma privarsene vuol dire ignorare una buona fetta degli spazi a disposizione. E meno sono gli spazi più è facile che la difesa vinca. In questa “terra di nessuno” si è sempre considerato nevralgico il post-alto (la lunetta per i meno tecnici), cuore delle difese, non solo quelle a zona.

E’ un punto del campo tanto importante che molti allenatori, in difesa, vogliono assolutamente anticiparlo (tra questi ci sarebbe un certo Ettore Messina). In NBA sta venendo un po’ dimenticato – con la splendida eccezione dei Miami Heat e di Bam Adebayo – ma in Europa qualcuno frequenta ancora il “centro storico” della metà campo offensiva. Senza voler mettere su carta – o meglio, su schermo – un clinic, proviamo ad analizzare perché il post-alto è ancora una cabina di regia aggiunta nella pallacanestro offensiva del Vecchio Continente.

Una bella collaborazione di alto-basso targata Fenerbahce

Studiamo questa situazione proposta dal Fenerbahce di Zelimir Obradovic non più tardi di un paio di anni fa. Nicolò Melli porta un blocco orizzontale per Nikola Kalinic, in modo da mandarlo in post-up (spalle a canestro) contro il più piccolo Arturas Milaknis. Questi, per non trovarsi dietro il proprio uomo, sceglie di passare sopra il blocco, in modo da andare davanti all’ala serba. Per dargli il tempo di fare ciò, il suo compagno Antanas Kavaliauskas, in difesa contro Melli, effettua un bump su Kalinic; in pratica lo rallenta con un regolare contatto di corpo. A questo punto Melli legge di avere qualche attimo di vantaggio sul proprio marcatore e ne approfitta per farsi trovare nello spazio libero, il post-alto. Da qui può ricevere e alzare un lob per Kalinic.

L’aspetto più pregevole di questo tipo di lettura sta nel fatto che fornisce un modo di dare la palla dentro anche a un compagno anticipato completamente davanti, portando questa posizione aggressiva della difesa a diventare improvvisamente svantaggiosa. Non solo, questo tipo di difesa richiede necessariamente la presenza di un aiuto dal lato debole, che scoraggerebbe un passaggio lento come il lob. Attaccando, però, la lunetta si “toglie” letteralmente la possibilità di questo aiuto, cancellando il lato debole della difesa. Da notare infatti come, al momento del passaggio di Melli, non vi sia alcuna maglia verde tra Kalinic e il canestro. Sinfonia di letture offensive.

La domanda successiva potrebbe essere: nel basket del 2020 non si può operare la stessa collaborazione usando la posizione di punta in luogo della lunetta? Niente lo impedisce, ma utilizzando il post-alto si dà la possibilità anche ai lunghi senza tiro da tre punti di punire determinate scelte o certi errori della difesa.

Un tiro dalla lunetta dopo una cattiva collaborazione difensiva

In questa partita di EuroCup 2018-2019 non abbiamo il caso specifico di un lungo, ma possiamo rendere l’idea. Su un blocco cieco dell’esterno in maglia blu c’è una chiara incomprensione tra i due difensori: quello vicino a canestro vuole fare cambio in emergenza, mentre il secondo vorrebbe recuperare sul proprio uomo. L’attacco legge quindi lo spazio libero in lunetta e approfitta dell’inevitabile ritardo difensivo per un comodo catch and shoot dalla media distanza. Un tiro fattibile anche in caso di collaborazione offensiva tra due lunghi con un raggio di tiro non troppo ampio.

L’argomento meriterebbe lunghi approfondimenti, ma abbiamo voluto rendervi l’idea di come, anche nella pallacanestro del tiro da tre punti, la terra di mezzo del post-alto possa ancora essere una chiave offensiva che apre molte porte. Per fortuna in Eurolega c’è ancora chi mette queste soluzioni sul campo.

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