La sfida di Messina e di tutti i grandi Coach: il trono di Zeljko e molto altro

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Ci sono cinque allenatori sulle panchine della prossima Turkish Airlines Euroleague che quel trofeo l’hanno già sollevato.

Ettore Messina (4 volte), Dimitris Itoudis (2), Pablo Laso (2), Xavi Pascual (1) e Georgios Bartzokas (1).

Ci sono due grandissimi aspiranti, diversissimi per età ed approccio al gioco, come Ergin Ataman e Sarunas Jasikevicius, al timone di squadre costruite per arrivare sino in fondo, che non vedono l’ora di scrivere il proprio nome nell’albo d’oro.

C’è un grande Coach come Ioannis Sfairopoulos, che è arrivato vicino al titolo nel 2015 e nel 2017.

Anche Dusko Ivanovic ha all’attivo due finali perse, ma sono più in là nel tempo, trattandosi di 2001 e 2005, sempre con il Baskonia, allora Tau Ceramica.

Grandissimi allenatori, leader carismatici e tecnici con pochi eguali, tutti di fronte alla condanna che accompagna da sempre il loro lavoro: vincere, vincere e soltanto vincere.

Per Ivanovic, Bartzokas, Pascual e Sfairopoulos non vi è certamente quell’obbligo legato alla prossima Eurolega, anche se la sfida resta di alto profilo.

Il serbo parte dal recente trionfo in Liga ACB, dove ha messo dietro Barcellona, Real e Valencia.

Bartzokas deve guidare il progetto del rilancio Olympiacos con il chiaro obiettivo Playoff.

Pascual è alla guida della squadra attualmente più attraente di tutta la lega, chiamata al salto in alto più spettacolare dall’ultima posizione, che anche in questo caso si chiama Playoff.

Per Sfairopoulos c’è da riconfermare una stagione capolavoro, in cui è stato in grado di mantenere il Maccabi costantemente nelle prime 5 posizioni nonostante il peso di infortuni che non finivano mai.

Ma se per tutti questi l’obbligo della vittoria è lontano, per Itoudis, Jasikevicius, Ataman, Laso e Messina non si può dire la stessa cosa.

Itoudis e Jasi guidano due sorte di “dream team” costruiti con un solo obiettivo, ovvero sollevare argenteria a fine maggio, oltre che in patria.

Ataman arriva da una stagione da dominatore, giocando la pallacanestro nettamente migliore di tutta la lega. Ripetersi a quei livelli? Che impresa sarebbe…

Laso esce da una fase finale di Liga ACB assai negativa e sappiamo bene la pressione che la stampa madrilena sa mettere su Coach e Mister “merengue”. La sua lunghissima permanenza sul pino madridista è qualcosa di unico in una città che ha saputo fare a pezzi lo stesso Messina o, passando al calcio, gente come Capello e Mourinho. Ricordate quella cena famosa tra Ettore e Josè in cui i due si chiedevano se la stampa locale fosse maggiormente interessata alla vittoria o alla sconfitta dei “blancos”?

E lo stesso Messina? La sua è una sfida molto particolare ed assai intrigante. Ha il palmares migliore di tutti, ha saputo trionfare in quattro annate differenti tra Bologna (1998 e 2001) e Mosca (2006 e 2008). Tra il 1992 ed il 2014 ha perso anche 5 finali, due volte in semifinale, quattro volte ai quarti ed una sola volta è stato eliminato durante la TOP 16. Manca sul trono da 12 anni, mentre a livello di Final 4 l’ultima apparizione è quella del 2014, proprio in quella Milano che oggi vuole rifare grande.

Siamo chiari, Milano non ha nessun obbligo di vittoria in Eurolega, tuttavia è squadra costruita per competere subito, laddove competere vuol dire Playoff non da eventuale comparsa. L’orizzonte temporale dei migliori giocatori sotto contratto non è lunghissimo e la capacità degli stessi di comprendere il gioco è la principale garanzia di riduzione dei normali tempi che servono per costruire un sistema vincente.

Pensare che un club con un passato recente abbastanza disastroso in Europa, salvo la grande avventura del 2014 a guida Luca Banchi, debba essere per forza alle Final 4 vuol dire non aver idea di cosa sia lo sport, però è altrettanto vero che nel momento in cui ti schieri con Messina in panca, Rodriguez, Datome ed Hines in campo, sei fatto per far male a tutti, da subito.

La grande sfida del Coach biancorosso sarà tecnica oltre che agonistica. Nella prima parte di stagione 2019/20 ci ha proposto qualcosa che solo Laso con Reyes e Tavares ci avevo fatto vedere di recente, le due torri, poesia per i puristi del gioco colpiti al cuore dal troppo “small ball” degli ultimi due decenni. Ecco che da un fenomeno della panchina di questo calibro allora ci si attende qualcosa di speciale, perché i campioni, anche in giacca e cravatta, fanno cose da campioni. Tra queste cose, magari sbagliando, pensiamo ad una squadra che potrà ( e vorrà?) cambiare sempre su tutti. Questo tipo di difesa è valso titoli così come grandi critiche a diversi Coach: cosa ci proporrà a tal riguardo la Milano del 2020/21?

Sarà una stagione particolarissima, per diverse ragioni. La prima è certamente legata alle condizioni in cui si ripartirà e come lo si farà, per le conseguenze della pandemia ed anche, in tema differente, per l’anomalìa di un training camp lunghissimo, notevole vantaggio per chi allena meglio degli altri.

Ma soprattutto, e questa è la ragione più importante, sarà una stagione particolare perchè non ci sarà Zeljko Obradovic, il più grande di tutti, senza se e senza ma. Magari sarà sollievo proprio per Messina, che tre di quei titoli li ha lasciati per strada proprio a causa di Zele, nella prima decade del millennio.

Oltre al sollievo, per tutti, ci sarà un trono che non avrà il consueto primo pretendente per la sola seconda volta nella storia della nuova Eurolega, dopo l’altro anno sabbatico del Coach di Cacak nel post Pana.

Chi sarà il più pronto a raccogliere un testimone che proprio Zeljko proverà a riprendersi già dalla stagione seguente?

Difficile dirlo ora, anche se il vento tira verso Mosca e Barcellona (ma non ditelo a Laso ed Ataman…), ma certamente sarà necessario ricordarsi, in ogni momento, che stiamo parlando di eccellenze mondiali della panchina, veri e propri campioni che vedranno uno solo di loro alzare la coppa, perchè lo sport è così. Gli altri, senza nessun dubbio sin da oggi, continueranno ad essere fenomeni, lavorando in attesa del loro momento.

Con la benedizione di Zele, temporanea.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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