Shengelia e Calathes, due ufficialità accompagnate da polemiche assai discutibili

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Segreti di pulcinella, ormai da tempo. Toko Shengelia e Nick Calathes sono giocatori, rispettivamente, di Cska e Barcellona. Il primo ha inchiostrato un triennale, il secondo lo farà domani, dopo le visite mediche.

Shengelia, nel mirino di Milano per buona parte della stagione, è quindi ufficialmente un giocatore del Cska. Mercato capolavoro quello dei russi, che compongono una squadra straordinaria. E non si parli di figurine o di forza sulla carta, perché il fuoriclasse più fuoriclasse di tutti è seduto in panchina e questa è la maggior certezza di Andrey Vatutin, uno che ringrazierà tutta la vita quei giorni dopo Belgrado in cui scelse di proseguire con Dimitris Itoudis.

Corretto dire che mentre mezza Europa ne parlava senza grandi certezze (nel nostro piccolo abbiamo sempre ritenuto l’Olimpia in vantaggio dopo il pressing invernale, sbagliando evidentemente…) il 12 giugno è stato Sotiris Vetakis (livesport.gr), splendido cantore ellenico del gioco assai apprezzato da molti coach non a caso, a dare l’operazione per fatta.

La firma del georgiano ha scatenato una reazione assai dura da parte della presidente del paese, Salomè Zurabishvil.

«E’ inaccettabile la decisione del capitano della nazionale di firmare per il Cska».

Shengelia ha risposto, con classe e semplicità: «Non devo giustificarmi. Vado a giocare a basket e questo non cambierà la mia relazione con la Georgia e spero che non cambi l’attitudine del pubblico georgiano nei miei confronti».

Dai commenti comparsi sui social qualcosa potrebbe cambiare, ma vi risparmiamo il dettaglio, limitandoci a linkare l’articolo di Marca, che espone l’accaduto nel dettaglio.

Un commento sul problema politico alla base di questa polemica? Non qui, mai. Che la politica resti fuori dallo sport, nulla di più, nulla di meno.

Decisamente più soft la discussione nata attorno alla firma di Nick Calathes per il Barcellona, cosa che peraltro sarà ufficiale solo dopo le visite mediche previste per la giornata di venerdì.

Prima Larkin ha definito la potenza economica dei catalani quasi simile a quella delle franchigie NBA, poi è toccato a Sergio Llull definire un “festival” l’arrivo del greco in blaugrana.

Llull è un campione che apprezziamo come pochi altri e vogliamo pensare che abbia voluto metterci il carico di ironia, sebbene un riferimento al ricorso del Barcellona all’ERTE (una sorta di cassa integrazione) di pochi mesi fa lo si possa leggere facilmente tra le righe.

Tutto più soft, lasciamo stare discorsi su etica e morale, perchè si aprirebbe un discorso che non sappiamo dove porterebbe tutti noi.

Per dovere di informazione, anche in questo caso linkiamo un media storico ed importante come Marca, che ha trattato l’argomento con puntualità.

Cosa ci interessa di tutto ciò? Che due campioni vanno ad arricchire due roster già di grandissimo valore, dando vita a squadroni francamente straordinari. Non vediamo l’ora di vederli in campo. In attesa che magari lo steso Real di Llull piazzi una mossa che permetta di affrontare un’asticella che russi e catalani hanno alzato non di poco.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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