Messina, Zanetti: grazie!

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La settimana uscente ed i primi giorni di quella entrante sono state caratterizzate da un discreto duello dialettico sull’asse Milano-Bologna. Protagonisti Massimo Zanetti, patron virtussino, ed Ettore Messina, allenatore e presidente milanese, nonché ex bianconero dal grandissimo passato.

La pallacanestro italiana tutta, non solo quella felsinea e meneghina, non può che ringraziare.

Proviamo a ripercorrere brevemente gli ultimi 15 anni della palla a spicchi italica.

Dopo Atene 2004 il grido di dolore di Charly Recalcati non è stato colpevolmente ascoltato. Il problema è che molti di quei colpevoli sono stati al timone del gioco tricolore per anni, quando non lo sono ancora.

L’Italia è sparita dal panorama europeo, salvo alcune sporadiche prestazioni da sottolineare. Siena, competitiva in Eurolega con due Final 4, ma col pesante macigno di revoche e condanne che ne hanno macchiato l’immagine indelebilmente fino alla sparizione. La Champions di Bologna, qualche buona prova in Eurocup, con Trento e Reggio, una Final 4 sfiorata da Milano, che però nel resto degli anni non è mai stata minimamente competitiva, e qualche coppetta minore, francamente di valore assai trascurabile. Il paese che era protagonista di tanti eventi decisivi finta quel famoso 2004 è diventato un movimento minore.

Sono nati alcuni ottimi giocatori, da Belinelli a Bargnani, da Datome a Gallinari, per finire con Melli ed Hackett. Il minimo comune denominatore? Tutti lanciati e consacratisi solo da allenatori stranieri o, comunque, in squadre straniere. Il resto? Poco o nulla.

Si può poi aggiungere la nazionale, tanto colpevole quanto sfortunata in ogni appuntamento che contava, il 2015 e la sconfitta al Preolimpico 2016 su tutti.

Infine come è stato percepito l’intero movimento dal pubblico nazionale ed europeo? Seconda, terza o quarta fascia. Tra fallimenti, difficoltà economiche più o meno manifeste e giustificate da chi doveva controllare, un livello del campionato sceso ai minimi termini, audience di conseguenza in crollo, televisione nazionale assai lontana da ogni interesse, grandi sponsor in fuga… Si potrebbe continuare ma può bastare così.

Milano ha avuto la grande fortuna di entrare nel cuore di un proprietario unico come Giorgio Armani, ma ha raccolto briciole rispetto all’investimento ed a quello che doveva fare, a causa di una disgraziata gestione di chi era al comando. Bologna è passata attraverso tante vicissitudini che l’hanno portata perfino ad una dolorosissima retrocessione, fino all’arrivo di un grande imprenditore come Zanetti.

Appunto, Zanetti e Messina.

Che l’allenatore catanese fosse il colpo fondamentale per il futuro di Milano e del nostro basket lo sosteniamo fin dal suo arrivo, che una proprietà come quella Segafredo fosse di eguale importanza è stato ovvio sin da subito.

I più giovani non ne hanno idea, ma tutti gli altri ricordano quando il basket finiva sui giornali nazionali pressoché quotidianamente grazie ai duelli del passato? Gli anni ’80 di Bianchini e Peterson, che se ne dicevano di tutti i colori ad ogni occasione, un duello verbale che accompagnava quello sul campo. E proprio loro furono gli apripista degli anni ’90 e dell’inizio del nuovo millennio, che ci regalarono campioni come Kukoc, Del Negro, Dawkins, Djordjevic e Danilovic, in un elenco che potrebbe continuare molto oltre. L’onda lunga di uno sport che era nel cuore e nella testa di tutti fece si che tanti grandi proprietà scegliessero il basket, col successo del movimento che ne derivò.

Poi, come detto, il nulla. Un silenzio triste che ha ucciso ogni aspetto italico dello sport che più ci piace al mondo.

Ecco perché siamo certi di poter affermare che ben vengano le schermaglie verbali di questi giorni, lanciando un duello che poi sarà sul campo, dove vincerà ed applaudiremo il migliore, chiunque sia.

Moretti era un obiettivo Virtus e Milano se lo è aggiudicato? Molto bene.

Alibegovic era dato per fatto all’Olimpia prima che la Virtus lo convincesse? Molto bene.

Baldi Rossi o Giampaolo Ricci sono stati potenziali sgarbi di mercato? Molto bene.

Si polemizza su chi ha voluto più dell’altro interrompere prematuramente la stagione? Molto bene.

Si discute su quale ambiente possa essere miglior trampolino di lancio per i giocatori italiani? Molto bene.

Si litiga a livello di “bar dello sport” su chi ci abbia guadagnato di più con lo stop? Molto bene.

Si usa l’ironia citando un comico per rispondere alle provocazioni avversarie? Molto bene.

Qualche bugìa da entrambe le parti, tante verità. Serve tutto.

Qualche decennio fa, come ci ricordò Ettore Messina in una nostra intervista del settembre 2018, l’Avvocato Porelli mandò Marco Bonamico a Milano perché voleva che ci fosse un avversaria vera per la sua Virtus. L’Avvocato, forse il più grande dirigente della storia del nostro sport, un visionario che infatti contribuì al grande progetto di Eurolega, era sempre un passo avanti. Sapeva bene che per un grande movimento ci vogliono grandi rivalità, che perché un prodotto cresca ci vuole battaglia sul campo il cui interesse cresce se quella dialettica la anticipa e la segue.

Messina acerrimo rivale della “sua” Virtus? E’ bellissimo, così come è straordinaria la voglia del patron Zanetti di voler superare un club che oggi pare non avere rivali in termini di possibilità finanziarie e di esposizione mediatica.

Ispiriamoci all’Avvocato Porelli ed auguriamoci che la stampa sappia vivere al meglio questo momento e sfruttarlo alla perfezione.

Senza dimenticare di sottolineare un fattore fondamentale: oggi non ci sono solo i giornali nazionali e questo movimento è stato supportato, e spesso anche sopportato per quello che si vissuto, da decine di siti e blog che ne hanno parlato anche quando il prodotto era pessimo. Non dimentichiamolo e non dimentichiamoli, perché proprio l’Avvocato Porelli oggi sarebbe il primo a dare la giusta importanza a tutte le componenti. Un passo avanti agli altri, come sempre.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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