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Euro 2003: la classe operaia va in paradiso

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La nostra consueta rubrica domenicale ci porta a rivivere un’altra grande serata della nostra nazionale.

Il 14 settembre del 2003 gli azzurri, infatti, superarono nella finale per il 3/4 posto la Francia conquistando il bronzo europeo.

Una vittoria, per 69-67, che ben pochi si sarebbero aspettati contro una nazionale, quella transalpina, che era una autentica corazzata.

Eurodevotion attraverso i consueti cinque punti proverà a raccontare alcune curiosità di quella gara, soprattutto per i più giovani.

85-52: le due squadre, dieci giorni prima, si erano già affrontate nel girone eliminatorio e fu un autentico massacro in favore dalla Francia. 33 punti di divario e una differenza tecnica e fisica che pareva insormontabile, pareva.

STELLE FRANCESI: la Francia si presentò all’Europeo svedese tra le grandi favorite. La maggiorparte dei giocatori militava infatti nella NBA e le due stelle più luminose erano Tony Parker e Boris Diaw.

PRIMO PASSO: la vittoria della “finalina” garantì all’Italia il pass per le Olimpiadi del 2004, quelle in cui i ragazzi di Recalcati conquistarono uno storico argento. Al termine della gara, il coach, inquadrato dalle telecamere esclamò: “non ci credo, non ci credo“. Il bello, tutto sommato, sarebbe dovuto ancora venire.

CLASSE OPERAIA: la Francia, tutta fisico e talento, l’Italia, cuore e classe operaia. Gli azzurri dovettero rinunciare tra l’altro, per quasi tutta la finale di consolazione, ad uno dei giocatori più bravi, Massimo Bulleri. Nonostante ciò i vari Mian, Lamma, Soragna, Righetti seppero compensare la sua assenza dimostrando, per l’ennesima volta, come ogni tanto anche la classe operaia vada in paradiso.

LA CHIAVE: la chiave della partita fu il passaggio alla difesa a zona. La mossa ci è stata raccontata anche da Gianluca Basile, ospite qualche settimana sulla pagina Cause I Fucking Love This Game. “Loro ci presero sotto gamba, noi ci mettemo a zona perchè il loro punto debole era il tiro“. La Francia chiuse con un misero 3/24 dalla lunga distanza, l’Italia con la medaglia al collo.

Foto copertina: La Repubblica

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