Derrick Williams e Chris Singleton, altri due nomi eccellenti per Milano uniti dal Draft del 2011

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E’ il tema del momento a Milano e lo si potrebbe anche finire il tema del quinquennio, poiché dopo l’inopinata separazione da Nicolò Melli, nel ruolo di 4 l’Olimpia non ha mai brillato, anzi, con una serie di soluzione decisamente discutibili.

Nel gioco di oggi quello “spot” può essere interpretato in maniere differenti, un mondo vastissimo tra la vera e propria alla forte fino al cosiddetto “stretch 4”. Più o meno atletici, più o meno fisici, più o meno tiratori, ce n’è per tutti i gusti.

Messina sta lavorando sul ruolo ed i nomi che trapelano sono quattro: di Anthony Gill vi abbiamo già ampiamente riferito ieri, mentre oggi mettiamo sotto la lente d’ingrandimento i nomi di Derrick Williams e Chris Singleton, due profili assai diversi tra loro, nonché dallo stesso Gill. Poi toccherà a Zach Leday, altro giocatore decisamente differente.

Derrick Williams, 206cm per 112kg, cresce alla La Mirada HS, in California, prima del passaggio ad Arizona come college. Proprio coi Wildcats eccelle tanto da meritare la scelta numero 2 al Drfat del 2011. 

38,8 punti e 16,5 rimbalzi ogni 100 possessi ne fanno un profilo che attrae mezza America ed il dibattito, nei mesi precedenti quel Draft, si accende.

I numeri sono dalla sua ma gli scout sottolineano le criticità. Talento eccelso che permette di essere perfino dominante in NCAA, ma i problemi, al piano di sopra, potrebbero esserci. Non ha una taglia ideale, un po’ a metà tra un 3 ed un 4, cosa che gli renderà la vita difficile contro le “small forward” più rapide e contro le “power forward” più fisiche. Un problema per il quale viene affiancato  al nome di Michael Beasley.

Manca di reale “range” dall’arco nella distanza NBA, il 25% dei suoi tiri al college arriva sotto forma di “jumpers”, ma in mezzo a tutte queste critiche vi sono le certezze.

La sua verticalità massima è rispettabile, la velocità è nella media, non è un mostro fisico ma si fa valere, soprattutto quando parte e può poi staccare su due piedi. Piace molto il fatto che sappia guadagnarsi viaggi in lunetta 1 volta ogni 4 possessi, tra i migliori nel dato.

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E proprio le doti ritenute più positive convincono il mondo dei pro, tano che arriva quella scelta numero 2 da parte dei T’Wolves.

E’ un draft notevole e pieno di sorprese, come sempre giudicabili a posteriori, con diversi incroci che riguardano atleti oggi in Europa. Ma soprattutto è il Draft di Klay Thompson alla #11 e di Kawhi Leonard alla #15…

Il #1 è Kyrie Irving, all #3 c’è Enes Kanter, alla #5 Jonas Valanciunas, Jan Vesely alla #6, Kemba Walker alla #9, Jimmer Fredette alla #10, Nikola Vucevic alla #16, Chris Singleton alla #18, Nikola Mirotic alla #23, Marshon Brooks alla #25, Jimmy Butler alla #30, Bojan Bogdanovic alla #31, Shelvin Mack alla #34, Trey Thompkins alla #37, Charles Jenkins alla #44, Andrew Gioudelock all #46, Milan Macvan alla #54, Adam Hanga alla #59 ed infine Isaiah Thomas alla 60. Ce ne sarebbe per discutere anni, anche rispetto ai risultati poi ottenuti in Europa.

428 partite in otto stagioni di NBA a più di 20 minuti e quasi 9 punti sono un’eredità importante da portare in Europa, per un giocatore che sa aspettare che la gara vada da lui. Senza fretta, una cosa che a volte viene letta come mancanza di aggressività.

Al Bayern eccelle, al Fenerbahçe resta vittima della stagione poco positiva dell’intero gruppo.

Il giocatore c’è, ha tutto per l’Eurolega dove quel’essere un ibrido a livello di stazza non è più un problema. Che invece può essere la costanza di rendimento, anche all’interno della stessa gara, dove tende ad apparire e sparire troppo di frequente. Ma sia chiaro, siamo ad alto livello da queste parti.

Miano si allontana e si avvicina Mosca, sponda Khimki? Mettiamola così, buon per chi lo firma.

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Chris Singleton, curiosamente, esce dallo stesso Draft, quel 2011 assai discusso. Ma è giocatore diametralmente opposto. Ed è perfino 206cm, come Williams, ma per un peso di 108kg.

Dunwoody HS, poi Florida State.

Da subito viene definito uno dei migliori difensori della sua classe, ma la scure degli scout non si fa attendere: l’efficacia offensiva lascia molto a desiderare, il “ball handling” è mediocre e perde troppi palloni, il 14,2% dei propri possessi. E’ giocatore che va spesso in transizione ma ne ricava pochi punti, lo 0,905 su 3 azioni, mentre nel “catch and shoot” è molto più interessante, col 43% ed 1,28 punti per tiro.

Questo il Singleton americano, che cambierà moltissimo una volta giunto in Europa.

Tre anni ai Wizards da oltre 17 minuti e 4 punti, poi la Cina, la G-League ed infine l’esplosione europea con la straordinaria edizione 2015/16 del Lokomotiv Kuban, con quel Malcom Delaney che potrebbe ritrovare a Milano 5 anni dopo. Ancora Cina, due anni al Pana in cui incrocia il suo grande amico Mike James, poi il Barcellona ed infine la grande avventura con l’Efes di Ataman, che lo ingaggia quando si rompe Moerman.

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Oggi Singleton è tiratore da tre che fa molto male per il ruolo, dote che però lo impigrisce spesso rendendolo meno efficace della versione di Kuban, assai completa anche più vicino al ferro. Con Ataman ha ritrovato molto di quello smalto, perso soprattutto al Barça, dove la critica gli imputava le troppe triple ed i pochi rimbalzi per uno col suo corpo.

Non è giocatore da post basso, diversamente da Williams, ma difende molto meglio anche in virtù di un raggio d’azione arretrato più ampio.

Se dovessimo fare una valutazione globale sui prossimi arrivi possibili a Milano, dando per scontato (ma non lo è ancora) l’arrivo di Gigi Datome, diremmo che l’assortimento miglior vedrebbe Gigi con Gill, meno con Singleton. Williams sta nel mezzo. Zach Leday è forse quello più intrigante per margini di crescita e possibilità di inserimento.

La sostanza è che si tratta di quattro giocatori completamente diversi ed allora la domanda è logica: dinamiche ed occasioni di mercato a parte, che profilo vuole Ettore Messina?  Da queste scelte dipenderà molto del volto della nuova Milano, soprattutto in chiave tecnica.

 

 

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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