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Oggi la scelta sulla prosecuzione di Eurolega ed Eurocup: serve solo equilibrio. E complimenti all’Efes…

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25 maggio 2020, ore 11. In una conferenza rigorosamente video, si riuniranno i club di Turkish Airlines Euroleague e di 7 Days Eurocup per decidere se la stagione 2019/20 verrà portata a termine oppure se lo stop di marzo diverrà definitivo. 

Negli ultimi giorni se ne sono dette e scritte di ogni genere e francamente ben venga la decisione finale, cosicché lo stillicidio di considerazione ed opinioni, di cui molte fuori luogo o semplicemente atte a proteggere idealmente il verde del proprio giardinetto, abbia termine.

Gli 11 club con licenza pluriennale voteranno a maggioranza sulla base di ciò che l’organizzazione del torneo proporrà per provare a portare a termine la stagione nelle date e con la formula già indicata. Nella dettaglio, dal 4 al 26 luglio si giocherebbero in un’unica sede le ultime 6 giornate di stagione regolare ed una Final 8 che porterebbe all’incoronazione della squadra che succederebbe al Cska.

Sabato vi è stata una riunione coi Capitani ed un altro membro di ogni squadra, promossa dall’ELPA, rigorosamente a titolo informativo. Non ha alcun senso quindi parlare di scelta dei giocatori: il “no” generale che sarebbe emerso, come detto e scritto da molti (noi ce ne siamo ben guardati, pur conoscendo l’orientamento, perché se abbiamo un’informazione che ci viene richiesto mantenere riservata, tale rimane) non ha alcun valore a livello di votazione. A tal proposito sarebbe opportuno ricordare che nel mondo milioni di attività lavorative sono state riaperte, sulla base di decisioni governative che hanno dato l’ok ad attività private o pubbliche: è per caso mai stato preso in considerazione il rifiuto alla ripresa di qualche lavoratore, di qualunque livello, sulla base di una situazione di rischio che riguarda tutti noi, nessuno escluso? Certamente no, ma fa molto “figo” oggi scrivere della condizione assai difficile degli atleti e di tutti i rischi che correrebbero, loro e loro famiglie, come se chi non lavora nello sport invece le famiglie non le avesse…

Ben diverso e molto più serio il tema infortuni potenziali. La situazione assai anomala di un così lungo stop è un rischio, anche grosso, e lo è sia per i giocatori singolarmente che per le società. Questa ci pare la faccenda più complicata da risolvere, se mai fosse risolvibile.

Sia chiaro, nulla contro chi non vuole riprendere, come non vi è nulla contro chi vuole farlo: i problemi ci sono, la ripresa è assai difficile, tuttavia non ci vedrete mai vendere l’onestà intellettuale di un’opinione per dare supporto ad una tesi piuttosto che ad un’altra al fine di ricavarne effimeri vantaggi futuri, come alcune posizioni lette nel weekend.

L’Eurolega riprenderà? Ne saremo felici e ci augureremo che il prodotto possa essere di buona qualità.

L’Eurolega si fermerà definitivamente? Col dispiacere di mesi e mesi senza gioco, l’auspico sarà quello che il lungo periodo di inattività sia punto di partenza per una stagione che inizierà certamente con tante complicazioni, non molto lontane da quelle odierne. Perchè la sensazione è che sino ad un vaccino disponibile per tutti, il mondo dello sport, come tutto il resto, non sarà più come prima e si dovrà fare l’abitudine ad una difficile convivenza.

Entrambe le scelte hanno diversi pro e diversi contro, lo sosteniamo e ve ne abbiamo dettagliatamente parlato un mese fa, quindi la verità assoluta non può esistere ed un profilo di un certo rischio abbraccia entrambi i possibili scenari.

11 club, rappresentati da fior di dirigenti sportivi, prenderanno una decisione insieme ad un’organizzazione che si è dimostrata eccellenza negli anni. E’ sufficiente  avere fiducia in ciò che emergerà, che è poi fiducia nella competizione ed in chi vi partecipa come azionista.

In tutto ciò ci pare cosa giusta dare il corretto apprezzamento alla trasparenza dell’Efes,  club che si è esposto rendendo pubblico il suo voto di oggi. Ben diverso dai paladini dell’apparenza, quelli che predicano il “bene comune” partecipando alle riunioni con atteggiamento altamente aziendalista e poi agiscono in modo diametralmente opposto.

 

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