2005: back-to-back del più grande Maccabi di sempre

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Mosca, Olympiyski Arena, 8 maggio 2005: la leggenda è servita.

A 14 anni dal Three-peat della Jugoplastika Spalato, il Maccabi diventa la prima squadra di Eurolega a vincere il titolo per due anni consecutivi.

Leggenda, appunto, perchè quel quintetto è una composizione  che suona e suonerà per sempre nelle orecchie di ogni tifoso gialloblu. C’è una musicalità epica nel solo nominarli: Jasikevicius, Burtsein, Parker, Vujcic e Baston sono i Sarti, Burgnich, Facchetti del secondo millennio.

Quintetti migliori nella storia della competizione? Difficile, forse impossibile.

Basta nominare quella squadra ed il sorriso di Shimon Mizrahi si illumina, come travolto dall’emozione anche a più di dieci anni di distanza, come ci è capitato di vivere durante la nostra intervista del 29 gennaio 2018.

Quel SI’ deciso e senza alcuna esitazione alla domanda se fosse la più grande edizione del suo club, quegli occhi che tornano indietro di tanti anni ma è come se rivivessero quei momenti senza perdere un solo istante: il volto del Presidentissimo è il volto di quel Maccabi. Unico, inimitabile.

Senza dimenticare, che il primo decennio di Eurolega, sebbene appannaggio di Cska e Pana dal 2006 al 2009, è stato più di tutti gialloblu: trionfo nell’unica edizione della storia di Suproleague nel 2001, l’anno della scissione, vittoria nel 2004 e nel 2005, finale nel 2006 e nel 2008.

Jasi decise che la storia doveva essere anche sua. In una finale da 22+6+5, fu protagonista di una prova indimenticabile e divenne il primo a vincere tre volte il titolo consecutivamente, tra Barcellona e Tel Aviv. Lo avevano fatto i fenomeni di Spalato, ma tutti con la stessa maglia. In fondo c’era da ribellarsi al dominio di Anthony Parker come stella assoluta ed ecco che arrivò per Saras l’MVP delle Final 4, in risposta a quello stagionale del fenomeno di Naperville, Illinois.

La semifinale era stata condotta per lunghi tratti contro il Pana di Obradovic, col solo reale brivido del sorpasso “greens” sul 54-55. Poi Derrick Sharp dalla panca ed il solito clutch Parker, avevano rimesso le cose a posto, sempre magistralmente guidati da Jasi.

Il mondo si aspettava una finale col Cska, padrone di casa, ma c’era una squadra con dei talenti che non erano esattamente d’accordo: José Calderon, Pablo Prigioni, Luis Scola e Tiago Splitter possono bastare per definire quel Tau Ceramica, attuale Baskonia? Ah ok, c’era pure un certo Arvydas Macijauskas, non esattamente noccioline. Sul pino? Dusko Ivanovic, sì, proprio quello che siede oggi sulla panca della Fernando Buesa, uno di quelli che mise in piedi quel favoloso Three-peat: nel 1989, proprio contro il Maccabi, nel ’90 contro il Barça e nel ’91  ancora contro i blaugrana, giustizieri del Maccabi in semifinale. L’anno seguente, il 1992, oltre che l’anno del Dream Team, va ricordato perchè  diede il via alla più grande storia di dominio della competizione continentale: un giovane Coach da Caçak vince il primo di 9 trofei. “Zele time”, nulla sarà più come prima.

Ed allora quei ragazzacci baschi fecero il sorpresone, dopo essersi qualificati alla TOP 16 per il rotto della cuffia, aver fatto lo stesso ai danni della F bolognese in quella fase ed infine aver superato 2-0 la Benetton di Ettore Messina nei Playoff. Piccolo dettaglio, gara 1 al Palaverde: +39 basco con un Luis Scola da 15/16 al tiro, 4/4 ai liberi, 6 rimbalzi ed un discreto 43 di valutazione.

 

La partita? Una squadra fu più forte, non di pochissimo, e volle dimostrarlo da subito.

Il 36-20 durante il secondo quarto marcò il massimo vantaggio israeliano, Calderon, schierato insieme a Prigioni, non voleva arrendersi, ma la corazzata Maccabi pareva veramente troppo. A metà gara è 50-39.

L’eroe, inatteso, è Nestoras Kommatos, 11 punti senza macchia dall’arco per l’ex fortitudino.

La certezza? Come la dà via Saras non lo fa nessuno. I tempi di scelta e di rilascio del pallone sono incomprensibili alla maggior parte degli abitanti del globo. Con lui il pick and roll ha il ritmo del contropiede Lakers anni ’80.

La nota tecnica? La transizione di Pini Gershon, maestro assoluto anche di un “passing game” senza pari.

I problemi di falli gialloblu ed un Calderon ancora straordinario, oltre ad un Luis Scola meraviglioso autore di una schiacciata nel traffico che resta highlight della gara, diedero il meno 3 al Tau, che era stato anche meno 2 poco prima. Partita riaperta? Sì, ma non per Jasikevicius,  che non ne volle sapere orchestrando il parziale decisivo e prendendo possesso di tutto quanto è possibile durante una gara.

MVP, nella squadra dell’MVP, quel Parker che per assurdo non giocò le due migliori gare della sua stagione, ma che resta uno dei più grandi dominatori di una campagna di Eurolega.

Qualche numero? 18 di media col 55,8% da due, il 47,6% da tre e l’85,6% ai liberi. %,3 rimbalzi, 3,6 assist e… 24,9 di PIR, tenendo Tanoka Beard a quasi 3 punti di distanza. Propio quel Tanoka Beard che il 22 gennaio del 2004, contro la Fortitudo scrisse la storia con un PIR da 63!

Anthony Parker è ancora leader storico nella valutazione con 21,41 su 90 gare in 4 stagioni.

E proprio a livello di PIR , quel Maccabi ne piazzò  3 nei primi 9 e 4 nei primi 14: è immaginabile? No. Parker leader, Baston sesto, Vujcic nono e Jasi quattordicesimo.

E’ sempre il sorriso del presidentissimo Mizrahi a guidarci nel ricordo: «Parker? Giocatore stratosferico, ma ancora di più uomo senza eguali». Come quella squadra.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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