Le parole di Pitino dopo un addio almeno bizzarro. Ed il futuro sulla panchina del Panathinaikos…

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Mesi e mesi ad elogiare l’importanza dell’esperienza europea, paragonando giocatori ai grandissimi della storia NBA e celebrando i grandi coach della Turkish Airlines Euroleague, poi arriva l’emergenza coronavirus e le cose precipitano.

Dapprima un rientro negli USA autorizzato ed al solo fine di stare vicino alla famiglia, poi cominciano a circolare strane voci ed in un amen arriva la firma con IONA ed il ritorno al college basketball. L’addio col Pana avviene con grandi pacche sulle spalle e complimenti reciproci: in realtà sono tutti contenti così. Per ragioni di opportunità ed… economiche.

La stagione non stava certo andando come ci si aspettava. Quel sesto posto, che a lungo ha cercato di flirtare con le posizioni #4 e #5, ovvero le due migliori per poter sognare in grande, non era più in ghiaccio e la battaglia per la postseason era apertissima. Da diverso tempo Pitino era diverso: seccato, meno disponibile coi media, decisamente polemico coi suoi giocatori come in occasione dell’ormai celeberrima uscita sulle vacanze a Mykonos o Santorini. La forma fisica scadente di molti suoi elementi era diventata una costante nelle sue dichiarazioni, un po’ come le sconfitte, ben 4 di fila e e 6 nelle ultime 7 uscite. 14/14, solo più due sul nono posto ed ecco che, alla prima occasione, servita su un piatto d’argento dall’emergenza internazionale, è arrivato la fine di un rapporto che non ha mai potuto essere valutato senza considerare la presenza di due personaggi come Pitino e Giannakopoulos.

Molto educato e rispettoso il comunicato del club  a conferma della separazione.

Il futuro della panca dei “greens”? Le nostre fonti ci parlano chiaramente di prima opzione George Vovoras, assistente nonché coach ad interim in attesa di Pascual prima e di Pitino poi, certamente in sella per l’eventuale completamento della stagione. Velimir Perasovic è un’opzione, ma ad oggi nulla più di quello.

Le ultime parole di Pitino? Recentissime e mai banali, nell’intervista rilasciata al New York Post.

«Ho fame come il mio primo giorno, perché ho imparato cosa non dire e cosa non fare, nonché cosa fare. L’Eurolega mi ha insegnato moltissimo. L’organizzazione offensiva è la migliore al mondo, mentre difensivamente non sono al nostro livello».

«Passaggi, tagli… In 6-7 secondi puoi vedere moltissimi passaggi a ribaltare il fronte offensivo alla ricerca del tiro migliore. Magari finisce poi con un pick and roll come noi,  ma devono fare quello perché la difesa ha regole come la NCCA, potendo rimanere a presidio dei tre secondi».

«Iona giocherà con un  sistema offensivo da Eurolega e pressione in difesa a tutto campo. Sarà molto divertente da vedere».

C’è molto altro nella lunghissima intervista. In un periodo in cui il tempo ahimè non manca, vale la pena di passare una decina di minuti con Coach Pitino.

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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