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In una bella intervista con Daniela Fedi de Il Giornale, Giorgio Armani, patron di Olimpia Milano ha toccato gli argomenti di drammatica attualità che riguardano il tempo che stiamo vivendo.
Sulla salute dei suoi 7620 dipendenti…
«E’ una responsabilità che sento mia e prendo molto sul serio. L’azienda per me è sempre come una famiglia con tante ramificazioni nel mondo. Cerco di essere informato costantemente, spero stiano tutti bene».
Sulla sfilata a porte chiuse…
«Ponderatezza e cautela. Sono un imprenditore ed un cittadino: devo pensare a chi lavora per me ed tutti quelli che ci sono attorno ad un evento come quello. Ho voluto scegliere di non fermare il sistema. Mi fa piacere che le mie decisioni vadano al cuore delle persone, sento che hanno fiducia in me».
Sulle sensazioni davanti alla platea vuota…
«Surreale. la consapevolezza di avere fatto la scelta giusta mi ha sorretto».
Sui francesi che hanno sfilato comunque e sui buyer italiani che hanno comprato come se niente fosse…
«Potete immaginare il mio pensiero, vista la ia scelta precedente. Spero non vi siano ripercussioni».
Sull’orgoglio italiano che potrebbe derivare da questo dramma..
«Sappiamo uscire dai momenti più bui. Vorrei fosse un orgoglio sociale, condiviso. Vorrei meno individualismo e più consapevolezza»
Sui cambiamenti possibili nella presentazione della moda…
«Cambierà, è inevitabile. Meno show faraonici, meno viaggi. Per me, meno è sempre meglio»
Sull’alto numero di test effettuati in Italia rispetto agli altri paesi europei…
«Ne sono fiero. C’è stato allarme ma abbiamo potuto così agire di conseguenza».
Sulle potenziali tutele all’economia…
«Lo stato di emergenza ha obbligato il governo ad agire. Non è mai facile. Anch’io ho dovuto mettere in atto misure preventive. Il resto lo dovremo fare noi, dopo».
Sulla sua donazione e sul controllo di come verranno usati quei soldi…
«Ho fiducia, non devo controllare. La speranza è il vaccino, spero che le mie risorse vengano utilizzate anche per quello. Dovrebbero farlo anche altri. Le aziende con grandi utili dovrebbero donare cifre importanti, anche chi gestisce i media utilizzando una parte degli introiti pubblicitari».
Sul suo arrivo a Milano e sull’esperienza di ricostruzione: i consigli al sindaco Sala…
«Ho scelto Milano come casa e luogo di lavoro per la sua forza e la sua vitalità. Spirito pratico, etica lavorativa e grande generosità: a Sala dico di fare appello a tutto ciò. Bisognerà ripartire subito, creare incentivi: dopo le grandi crisi nascono grandi opportunità. Sono pronto a fare il mio».
Sulla lavoro in remoto dei suoi dipendenti nella ex zona rossa…
«Complesso ma educativo. Si può lavorare in un modo diverso ma efficace, seppur meno immediato. Potrebbero nascerne risparmi sui costi aziendali»
Sulla sua idea che “unico vero lusso è il tempo” ed il dover restare a casa…
«Dura per chi è abituato a ritmi frenetici come me. Ci vuole tempo per capire che la riflessione può nutrire il pensiero. Sto imparando sulla mia pelle che rallentare, quando necessario, è importante».
Su quanto le manca di più in questo isolamento…
«Lavorare coi miei, guardarsi negli occhi e confrontarsi. Con sullo sfondo il rumore della Milano a pieno regime…»
Sulla paura per sé e per i propri cari…
«Come tutti, credo, ho paura. Sono un essere umano, non una macchina. Ed ho paura per i miei cari come per chiunque, anche sconosciuto».
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