Missione compiuta: la Virtus zittisce le polemiche col gioco

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Dopo tre giorni di polemiche, discussioni e situazioni più e meno chiare, finalmente il campo.

Inutile girarci attorno, una gara a porte chiuse è diversa, molto diversa da quello che potrebbe essere con il normale contorno di pubblico. Chi possa avere un vantaggio e chi uno svantaggio è francamente situazione difficile da stabilire, essendo troppe le variabili in gioco. Un certezza, che sia pro o contro, la presenza del pubblico è fondamentale e quello che si gioca in queste condizioni è assolutamente uno sport nuovo, non proprio la cosa che amiamo vedere.

Vince la Virtus e si guadagna meritatamente la qualificazione ai playoff contro Monaco, dalla parte del tabellone dove si sfidano anche Unicaja Malaga e Reyer Venezia.

Vittoria netta, figlia di un attacco scintillante e di una difesa che quando ha voluto ha fatto la differenza, segnatamente ad inizio gara e nel momento più difficile, quando i turchi sono arrivati a due possessi.

La nostra analisi negli abituali 5 punti.

  • Inattività? No problem, ci ha pensato Sasha

21 giorni sono tanti, soprattutto se il ricordo dell’ultima gara non è esattamente gradevole. Quindi? Nessun problema, Sasha, cui la “nostra” Deniz Aksoy ha chiesto nel pre partita proprio in relazione a questo potenziale problema, l’ha preparata in maniera perfetta. Poi è ovvio che tirare 5/9 da due e 6/7 da tre per iniziare la gara aiuta, insieme al 10 a 3 a rimbalzo. Anche se poi è la difesa quella che fa la vera differenza, nutrimento straordinario della brillantezza offensiva nei momenti migliori dei bianconeri.

  • Le difese, appunto

Il Dacka arrivava qui con la seconda miglior difesa del torneo: 85,7 di rating difensivo (punti concessi per 100 possessi) è tanta roba, ma la circolazione di palla è il modo migliore di mettere in difficoltà qualunque retroguardia e questa Virtus lo fa divinamente. Quelle triple non entrano non per caso, se il ritmo è sempre quello corretto.

Non che la Virtus dietro sia molto peggio, perché anche 88,7 è dato di cui certo peso, e si vede benissimo dalla continua attività degli uomini di Djordjevic, mai coi talloni ancorati al parquet. Quando Bologna è concentrata fa tutto ciò al meglio, mentre nel momento di difficoltà lascia troppe situazioni al caso e paga col rientro dei turchi.

La differenza tra una grande Bologna ed una squadra normale sta proprio in questa fase del gioco.

  • Timeout? Selkuk Ernak e la psicologia… della sconfitta

Ok, i messaggi di ogni coach alla propria squadra sono indiscutibili, ma esistono situazioni in cui fermare l’inerzia avversaria o fare una chiacchierata coi propri uomini non stona. Forse che farlo dopo 11’38” sul 16-35 è un po’ tardino? Suvvia… Ecco, Djordjevic è decisamente più reattivo: 20-39, tripla subita per il “solo” +16 e l’indice arriva al palmo della mano con prontezza.

Il risultato finale passa attraverso quell’inizio disastroso del Dacka: parte significativa della responsabilità va cercata e trovata sul pino.

  • Spaziature e movimento di palla e uomini: la chiave

La percentuale dall’arco bolognese nel primo tempo è fuori dal comune, con grandi meriti balistici, ma ciò che la rende possibile è una circolazione di palla quasi mai statica, così come il movimento degli uomini.

Ed è tutto ciò che accade anche nella fase decisiva del match, dopo le difficoltà proprio in quel senso, che permettono alla difesa avversaria di tornare al suo livello abituale.

In sostanza Bologna è migliore e lo dimostra ampiamente, come è giusto che sia.

  • Milos? La magia. Pajola e Ricci decisivi.

Ok, smascherato. Sono di parte, tanto. L’amore per i giocatori alla Milos è infinito e lo è da sempre. C’è qualcosa di unico nelle sue movenze, nel suo rendere semplici le cose difficili ed allo stesso tempo nel gestire quelle semplicissime con giocate che sono difficilissime per tutti ma che diventano arte se fatte da lui. Perché l’arte non può essere comune, è patrimonio esclusivo di chi ne conosce i segreti e ne possiede i talenti.

Milos è tutto questo, è un’identità unica con la palla e con il parquet, in modi e tempi che sono impossibili per chiunque altro. La magia, appunto.

Alessandro Pajola fa la giocata della gara, sul 62-66. Recupero ed antisportivo che fa tornare la sfida sui binari bolognesi. Prosegue con una prestazione straordinaria, perfetto complemento di Teodosic.

Pippo Ricci fa solo le cose giuste. Che bello che è quando si mette in ritmo con la finta di passaggio per un tripla che scuote la retina.

La Virtus va, meritatamente.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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