Le dichiarazioni di Aaron White possono aprire un dibattito?

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Ok, non è andata. Fallimento sportivo totale, questa è stata l’avventura milanese di Aaron White. E fallimentare è stata anche la scelta del club biancorosso di ingaggiarlo, alla luce di quanto accaduto.

Nello sport succede, nulla di nuovo e nulla di esclusivamente milanese, anzi. Questione di ambiente, di adattamento tecnico e privato, di alcuni rapporti che nascono e non crescono, di altri che nemmeno nascono.

Aaron White non è un cattivo giocatore di pallacanestro, anzi. Credo che su questo si sia d’accordo in tantissimi, ivi compreso chi lo ha firmato, quell’Ettore Messina oggi nel mirino, più direttamente che velatamente, del giocatore americano.

Tralasciando la “perdita di amore verso il basket”, abbastanza ovvia per chi non gioca e si sente ai margini, ed il “tifo per lo Zalgiris domani sera”, decisamente evitabile od almeno di gusto non proprio prelibato (lo avremmo immaginato, non c’era nessun bisogno di sottolinearlo), vi sono alcuni passaggi della sua intervista a 15min.lt che andrebbero analizzati, al fine di comprendere se vi sia un problema più generale a Milano.

white verde

«Messina voleva che io giocassi duro, cosa che ho sempre fatto, ma non ero mai in rotazione». Ecco, sul suo aver giocato duro qualche dubbio è lecito, per quanto abbiamo visto, ma è altrettanto vero che la sua esclusione anche in gare di modesto valore italiano aveva fatto riflettere: perché non provarlo almeno oggi? Ed allora Messina gli ha concesso lo spazio necessario per provare ad esplorarne le capacità fino in fondo? Il dubbio resta, solo l’allenatore potrebbe chiarircelo.

«Il Coach mi ha voluto ma sin quando sono arrivato non era chiaro cosa volesse da me, cosa dovessi fare. Oggi Gudaitis è nella stessa situazione, è bloccato». Questi due passaggi sono molto più gravi. Perché vi è una chiara accusa di mancanza di chiarezza e di spiegazioni tecniche al Coach e perché si menziona un altro atleta, peraltro in grande difficoltà di questi tempi, che certamente non avrà benefici da questa uscita pubblica dell’ex compagno. Noi non possiamo sapere cosa Messina gli chiedesse e se glielo avesse spiegato bene, ma di certo possiamo riconfermare (fu la nostra prima domanda ad Ettore  appena sbarcato a Milano) che il QI cestistisco richiesto dal gioco dell’ex assistente degli Spurs è molto alto e non appartiene a tanti giocatori di oggi. Il che si può interpretare come una finestra verso l’eccellenza oppure come un problema di attualità dei propri dettami tecnici. Nostra opinione è che sia buona la prima, ma ovviamente parole del genere possono aprire un confronto.

«A mio parere i giocatori di Milano non sanno cosa fare, il gioco non è fluido». La scala di pesantezza delle dichiarazioni riscontra livelli sempre più alti. Ma l’accusa, perché tale è, riguarda ancora la mancanza di chiarezza nella richiesta tecnica del Coach oppure i limiti di comprensione dei giocatori? In questo caso stiamo con la seconda. Che poi il gioco non sia fluido, insomma qui come dare torto a White?

«Sono sorpreso da come sia andata con Milano, perché Messina aveva preso tante informazioni su di me». Traduzione: cosa mi ha voluto a fare per snaturarmi e non utilizzarmi? Qui è tutto chiaro, il giocatore scarica sul Coach ogni responsabilità, francamente un giochino che abbiamo visto e sentito troppo spesso per crederci ancora.

Il fallimento di White a Milano è cosa che ha stupito parecchio, non fosse altro che per il fatto di venire da un’esperienza molto “demanding” a livello tecnico e di intensità come quella vissuta con Jasikevicius, Coach che dà e chiede tantissimo ai propri giocatori sotto ogni punto di vista.

Pare evidente che vi fosse la volontà, in queste parole, di difendere il proprio orticello e di togliersi qualche sassolino, tuttavia solo Ettore Messina potrebbe essere in grado di fornirci chiarimenti importanti a riguardo. Cosa non scontata e soprattutto non certamente la necessità primaria in questo periodo, già problematico anche per altre ragioni, in cui ci si gioca il traguardo dei Playoff.

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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