Il Real è di un altro pianeta, al Panathinaikos manca durezza

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Insolito lunedì di Turkish Airlines Euroleague al Wizink Center di Madrid. Nell’anticipo del Round 26 arriva il Panathinaikos di Pitino, cliente mai facilissimo.

La serata inizia con la celebrazione  dei campioni di Copa del Rey: qui sono talmente abituati a vincere che c’è entusiasmo, c’è riconoscenza, ma è qualcosa che appare come normalissima. Per lo speaker del palazzo «un altro titolo che va ad arricchire l’incredibile bacheca del Real Madrid». Noblesse oblige…

E’ chiaro prima che inizi la partita che se il Panathinaikos prosegue con la qualità difensiva mostrata negli ultimi tempi, sul campo della “casa blanca” non ci sono speranze e si può flirtare col centello.

  • L’impressionante cifra di uomini e talento a disposizione di Laso 

Inizia la gara ed è subito dominio Real sull’asse Campazzo-Tavares, con Deck che sfrutta ogni occasione che si crea grazie a spaziature di ottima qualità ed alla sua innata capacità di usare il corpo anche di fronte ad avversari di stazza superiore.

Pensi che coi cambi possa scendere il livello, ma, se possibile, aumenta…  Rudy fa solo le cose che servono, la difesa è sempre di ottima fattura, anche Laprovittola fa il uso con efficacia. Poi ci sarebbe Jaycee, sì lui, quello che era “bollito”… Garuba fa vedere cose che a quell’età fanno già paura. Sono tanti, tantissimi, e tutti in un contesto di squadra in cui l’individuo si fa… “blancos”. 12 giocatori veri, perché sta arrivando anche Nakic: fuori ci sarebbero Causeur, Llull, Taylor e Randolph… E’ francamente troppo per qualsiasi avversario. Il roster più completo di Eurolega? Per completezza di soluzioni e varietà di minaccia proposta al rivale, sicuramente. Solo il Barça può competere per uomini, mentre l’Efes lo fa per qualità del gioco.

  • La difesa del Pana e le troppe amnesie

I “greens” giocano bene a tratti ma non possono competere se l’intensità difensiva è questa. Ok avere contro corpi alla Tavares, ma il non opporre un po’ di cattiveria fisica qui si paga pesantemente. Nel primo tempo si resta a distanza accettabile perché 7/10 da tre aiuta, ma sono sempre 48, troppi, quelli presi.

Reyes è un campione, lo sappiamo tutti da decenni, ma se una difesa si fa battere da lui con una partenza in palleggio, qualcosa nell’attitudine di chi dovrebbe coprire il proprio canestro manca di certo.

Il numero di appoggi al ferro troppo tranquilli del Real è lo specchio della gara difensiva greca.

Troppe manate inutili, figlie di una pigrizia che, se non cambia, può mettere a rischio l’attuale posizione privilegiata al sesto posto, con il rientro nell’ormai celeberrima tonnara che si sta sviluppando per gli ultimi posti Playoff.

  • Campazzo vs Calathes: questione di intensità

Due grandi giocatori, due campioni, ovviamente, ma… Oggi c’è un “ma” grande come una casa ed è relativo all’intensità ed al coinvolgimento dei compagni.

Campazzo domina la gara, come avviene ormai spessissimo, proponendo ritmi ed appunto quella intensità che quasi nessuno può pareggiare. Calathes, troppo compassato, non ha risposte anche perché non riesce amai a fare la cosa che pareva più logica, ovvero portare il diretto avversario nei pressi del ferro per imporre la sua stazza ben superiore. E da artista del passaggio quale è, non coinvolge realmente la squadra, restando isolato nel suo talento.

«Quando sei più piccolo devi essere più duro» dirà Pitino in sala stampa. Ecco, Facundo Campazzo a livello di durezza mentale e, di conseguenza, anche fisica, nonostante i suoi 181cm, non  teme nessuno.

Tutto ciò porta ad una differenza qualitativa abissale tra le due squadre. 24 assist ed 8 perse sono tanta roba, ma ci vuole collaborazione da parte della difesa. In fondo è un numero di passaggi “veramente” vincenti quello del Real, se si pensa che dall’arco si è tirato solo col 32,3%. Fanno certamente più effetto le sole 8 perse, che a questi ritmi offensivi vogliono dire una concentrazione ed un’applicazione totali.

  • Deshaun Thomas: il campione più sottovalutato in Europa?

La risposta è sì, senza alcun dubbio. Si muove come pochissimi sul campo. maestro nel taglio e nello sfruttare un corpo assai interessante per ottenere vantaggio sia da contatti che da situazione sul perimetro, dove  ha mano più che discreta.

Utilizzabile come 3 o 4, quest’ultimo ruolo quello in cui gioca di più con Pitino, sa gestire molto bene le caratteristiche dell’avversario diretto, portandolo spesso dove richiede il piano partita.

Sa fare arresto e tiro, cosa che ormai sanno fare solo quelli bravi bravi…, mentre quelli medi (e mediocri) si accontentano di pascolare oltre l’arco. In difesa muove i piedi in maniera molto urbana, non scendendo mai di intensità.

E’ il miglior giocatore del Pana da inizio stagione per continuità e livello di rendimento. parere personale? Vale una delle big e merita di giocare per sollevare questo trofeo.

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  • Laso e l’arte di saper allenare un club che è più grande di tutto e di tutti

Sussurri e grida dal cuore di Madrid e del Wizink: sai perché Ronaldo se ne è andato alla Juve, questione finanziaria a parte ? Perché non gradiva più vincere ma essere sempre secondario rispetto alla grandezza del club. Voleva andare in un contesto minore in cui, una volta sollevato un trofeo, si potesse dire che era la “sua coppa” prima che quella di un club.

Ecco, dove sta la grandezza di Laso, lo capiamo dal calcio. Un uomo tranquillo, tecnico capace come pochi e perfettamente in grado di recitare il suo ruolo all’interno di un club che vuole professionisti prima che protagonisti.

Lo fa con perizia unica ed etica con pochi eguali: i successi sono suoi, come lo erano quelli di Ronaldo, ma lui capisce meglio che la “casa blanca” è di più, inarrivabile  per storia, impatto mediatico ed appeal globale.

Ed intanto lui prosegue una collezione di vittorie e titoli che sta riscrivendo la storia, già gloriosa, del club più importante al mondo.

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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