Obradovic e Messina in grande difficoltà. Si possono mettere in discussione due fuoriclasse assoluti della panchina?

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“Don’t ever underestimate the heart of a champion”.

Ci aiuta la famosa frase di Rudy Tomjanovich, pronunciata per i suoi Rockets tanti anni fa, per descrivere una situazione particolare che si sta verificando in Turkish Airlines Euroleague.

Torniamo indietro, questa volta di pochi mesi. Giugno 2019, Ettore Messina si appresta a tornare su una panchina di Eurolega, dove manca dal 2014. Chi ritrova come avversario? Quello Zeljko Obradovic che tanto lo ha fatto soffrire in decine e decine di sfide europee, spessissimo appannaggio del coach serbo.

Fatturato dei due? 13 titoli in 27 edizioni. Serbia batte Italia 9 a 4, ma eccellenza in comune.

Il mondo del basket non poteva immaginare quel che sarebbe accaduto sei-sette mesi dopo.

25 gare in ghiaccio, 9 da giocare per chiudere la stagione regolare ed ecco che, incredibilmente, entrambe le squadre guidate dai due guru sono fuori dal quadro Playoff. 11-14 per tutti e due, ok, solo la classifica avulsa ancora da completare con gli scontri diretti li relega a 10mo ed 11mo posto, ma alzi la mano chi lo avrebbe lontanamente pensato.

Ed allora? Ecco che iniziano a sorgere, qua e là, laddove noi non stiamo ne qua né là, sia chiaro, pensieri impuri sui due Coach. Addirittura qualcuno parla di “bollito”, molti di “pallacanestro superata”, diversi di “lontananza dal mondo di Eurolega” riferito, in questo caso, al solo Messina.

Ok, stanno faticando, sono spesso anche oltremodo nervosi e talvolta irriconoscibili, soprattuto per chi ha la fortuna di averli vissuti per tutta la loro carriera  (sì, a volte l’età dei vantaggi te li regala…), ma si può realmente mentre in discussione due fenomeni simili? Attenzione, parliamo di mettere in discussione, che è ben diverso dalla critica normale e quotidiana, qualcosa di correttissimo e di inequivocabilmente lecito.

5, come i nostri abituali punti di analisi, 5 come le situazioni che abbiamo trovato in comune tra i due Coach e le rispettive squadre.

Per provare a capire e farsi un’idea di quel che sta accadendo, di certo la situazione meno pronosticatile di tutta la stagione europea.

  • La loro pallacanestro

Per nulla superata, non scherziamo. gente che si è aggiornata e che ha vissuto cambiamenti epocali adeguandosi e creando novità imitate dal mondo intero del gioco. Se avete dubbi, provate ad analizzare come sia cambiato questo sport dopo il Panathinaikos del 2009: si potrebbe scrivere un volume intitolato “Il pick and roll pre e post 2009”, ben sapendo come sia cambiato il gioco dopo lo spettacolo di quella squadra. Idem per Messina e quanto ha vissuto ed insegnato, dalla sua “motion offense”, scuola per generazioni intere, fino a lavorare con un capo allenatore che ha vinto titoli NBA con le due torri così come facendo ampio ricorso al  tiro da tre.

  • Il loro sistema che richiede tanto

Di là dicono “demanding”. Vale per entrambi. Quante volte abbiamo visto giocatori in difficoltà per mesi prima di adeguarsi alla pallacanestro di Obradovic ed a quanto richiedesse mentalmente e come applicazione 24/7? Quante volte abbiamo detto che il gioco di Messina è per atleti con un QI cestistico molto elevato, cosa ben lontana da tanti, troppi giocatori di oggi, segnatamente quelli italiani?

Ecco, ci vuole tempo. A Milano per una vera e propria rivoluzione culturale legata al campo ed al club, ad Istanbul perché Melli e Guduric non si sostituiscono in un amen, soprattutto perché erano due profili che interpretavano alla perfezione il credo di Zele.

  • Il calendario di oggi e gli errori dei giocatori

Obradovic lo ha già vissuto da tre stagioni, Messina no, ma viene da un mondo in cui la gestione dello sforzo è uno dei temi principali.

Lavorano in due grandi club, con aspettative altissime, budget milionari etc etc.

Tutto ok, ma il susseguirsi di gare ogni due-tre giorni è tremendo e richiede una certa accettazione della negatività legata alla prestazione che non è la cosa che entrambi i Coach accettino con facilità. Gestire l’errore sul campo senza intervenire con cambi punitivi e “cazziatoni” potrebbe magari essere una via?

Una maggiore concessione ed apertura a quell’errore può migliorare la prestazione dei giocatori messi a dura prova mentale e fisica da impegni così ravvicinati per oltre un semestre?

Certo, non è facile per due Coach che, come sottolineavamo in precedenza, richiedono tantissimo e non lasciano spazio ad intensità che sia inferiore al massimo anche in minima percentuale.

  • L’usura del roster

Campioni a disposizione? Tantissimi. Campioni appena affermatisi e nel pieno del loro rendimento in carriera? Pochissimi.

Senza stare a fare nomi, visto che li conosciamo tutti, non fa pensare un po’ il fatto che tanti dei protagonisti fondamentali delle due squadre abbiamo passato la trentina e, quando non lo abbiano ancora fatto, sono comunque ad alto livello da parecchie stagioni e quindi abbiano nelle gambe e nella testa un poco di usura? A questi ritmi di impegno continuo, non può succedere che gli alti e bassi che si susseguono siano causati proprio da quella stanchezza mentale non tanto della stagione quanto della carriera? Ed allora non è che il vero problema siano gli altri atleti, quelli non ancora campioni, o che mai lo saranno, che non sono in grado di dare un contributo di reale supporto a chi necessiterebbe di una gestione più misurata?

  • Atletismo e fisicità nel cambiamento del gioco

E’ un caso che la difficoltà riguardi due squadre in cui non ci sono troppe atleticità di spicco rispetto a tante rivali?

Analizziamo i roster di Olimpia e Fenerbahce e cerchiamo atleti devastanti piuttosto che scultoree fisicità come tutto ciò che si vede nel gioco di oggi. Si contano, se si contano, sulle dita di una mano. Se poi accade che qualcuno possa anche aver dovuto affrontare problemi fisici importanti, come ad esempio Vesely ad Istanbul, allora quel numero di atleti veri si assottiglia ed il problema diventa più evidente.

Nessuna delle due squadre ha una “combo” con gambe esplosive, nessuna delle due squadre ha un “3” di reale impatto atletico: non sono dettagli nell’Eurolega di oggi.

 

(Foto: olimpiamilano.com)

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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