L’ennesimo stop di Nedovic pone diversi interrogativi. Ed alcune certezze…

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Il comunicato dell’Olimpia che annuncia uno stop di Nedovic è purtroppo diventato una sgradevole abitudine per chi segue la pallacanestro europea e milanese.

Senza farne un tema statistico ed elencare le molteplici occasioni di stop per il giocatore serbo, basta sottolineare come, limitandoci alla Turkish Airlines Euroleague, ovvero il tema che ci sta a cuore, le sue presenze siano state, tra la scorsa stagione e quella attuale, 15 su 30 gare nel 2018/19 e 15 su 24 sinora nel 2019/20, dato che diventa immediatamente 15 su 25 vista la certa assenza di questa sera. Il totale è inquietante, 30 gare giocate su 55, in pratica l’atleta è assente quasi nella metà delle occasioni in cui i suoi si allacciano le scarpe.

Detto che possiamo solo immaginare l’ansia della persona, prima che del giocatore, per una situazione simile, anche in virtù dell’importanza che ricopriva e ricopre nello scacchiere meneghino, i nostri 5 abituali punti di analisi stavolta non riguardano una gara ma semplicemente domande e certezze sulla situazione, che è delicatissima.

  • Si parlava di ansia del giocatore. Questi continui stop quanto possono influenzare la prestazione ogni volta che si torna in campo, visto che la prudenza, ovvia, può sfociare in vera e propria paura di forzare ed essere vittima di una ricaduta? E’ chiaro che per poter essere al 100%, mentale prima ancora che fisico, servano almeno due mesi di impegni costanti.
  • L’importanza del serbo nel roster milanese. Per noi è fondamentale, totale. Milano senza il vero Nedovic difficilmente raggiungerà gli obiettivi prefissati. Lo scorso anno un dirigente di una grandissima squadra, ci disse durante l’iniziale periodo positivo in Eurolega, «Se si fa male Nedovic finisce tutto, perché Mike James lo considera l’unico di alto livello e si fida ciecamente di lui». Detto, fatto.
  • Twitter… terra di comunicazione e di scontro. Nedovic ha risposto deciso, ma con rispetto, a chi, in verità abbastanza isolato tra i “cinguettii”, ironizzava sul suo infortunio. ce ne ne ha dato conto Realolimpiamilano, l’unico sito che vive l’Olimpia 24/7. Se mettere il dito nella piaga è un’operazione sgradevole, è anche comprensibile che da parte dell’ambiente milanese, ivi compresi i tifosi, vi sia un certo scoramento, che può sfociare in cattiveria, come purtroppo accade sui social. Proprio perché viene riconosciuta l’importanza del giocatore.
  • Domanda secca a cui noi ci permettiamo di dare la nostra risposta: in virtù di questa situazione fisica, l’Olimpia può affidarsi per il futuro a chi ha avuto tali e tanti problemi? Per noi è un no secco, a meno che lo staff medico non sia in possesso di elementi che certifichino una presunta normalità di tali stop, dopo errori gestionali del passato. Ma qui alziamo le mani, perché non siamo medici e non ci permettiamo di esprimerci su tematiche che non conosciamo.
  • Considerazione finale. Che non si sostenga, nemmeno lontanamente, che si tratta di cose che accadono a tutte le squadre di Eurolega. E’ falso e ben diverso. Tutte le squadre hanno tantissimi infortuni, questo è vero, ma poi ci sono casi particolari e molto limitati, di “misteri” che non si comprendono. Nedovic è uno di questi, come, in forma differente ad esempio, quello di Mozgov al Khimki. Se, per ragioni probabilmente di privacy che comprendiamo, non viene fatta chiarezza fino in fondo, da fuori non possiamo avere tutti i veri elementi di giudizio. Ed allora dobbiamo limitarci ai fatti, quelli che ci raccontano di una situazione ad oggi irrisolta ed assai problematica per l’Olimpia.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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