Perché Daniel Hackett sarebbe il giocatore perfetto per l’Olimpia. E non solo…

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Settimana di Turkish Airlines Euroleague in cui, otre al doppio turno, l’ha fatta da padrone il mercato, con situazioni legate alla prossima stagione, come il rilancio delle voci di Milano su Shengelia, ed altre dovute alle esigenze del momento, come quanto accadde all’Olympiacos dopo gli infortuni di Spanoulis e Rochestie.

Come ben sappiamo, molte trame di mercato si tessono in queste settimane, per due principali ragioni: i club con minore disponibilità finanziaria vogliono provare ad anticipare le mosse delle grandi, evitando di svenarsi dopo in aste al rialzo, mentre in genere sono le squadre meglio organizzate a voler costruire meglio garantendo tempo e continuità di programmazione al proprio staff tecnico.

Ma è stata anche la settimana dello 0-2 dell’Olimpia Milano, del tutto inopinato dal punto di vista della sostanza, perché quinta sconfitta nelle ultime 6 ed undicesima nelle ultime 15, mentre è stata decisamente differente nella forma, laddove alla prova inquietante contro l’Alba ha fatto  seguito un’ottima prestazione a Barcellona.

Una delle situazioni deficitarie del roster milanese che è emersa questa settimana non è altro che la conferma di quanto visto per tutto l’anno: l’incapacità di contenere l’1vs1, soprattutto degli esterni, che porta ad un automatico vantaggio per gli attacchi  avversari. Lo stesso Messina ne ha parlato con chiarezza dopo la gara contro la squadra di Aito.

Come sapete Eurodevotion prova ad analizzare il gioco, le squadre e gli atleti da sempre, e non vogliamo mancare di farlo anche stavolta. Ed allora che tipo di giocatore manca principalmente all’Olimpia per iniziare a completare una squadra che è discreta ma non certo da prime posizioni europee?

Il nome, senza alcun dubbio, a nostro parere è quello di Daniel Hackett.

 

Nei consueti 5 punti, proviamo a spiegare i perché.

  • I numeri, assai significativi

189 gare di Eurolega, 9 stagioni tra Siena, Milano, Olympiacos, Bamberg e Cska. L’upgrade tecnico grazie al lavoro, negli ultimi anni, con allenatori di altissimo livello come Sfairopoulos ed Itoudis. L’esperienza, per l’atleta cresciuto in America tra la St. John Bosco High School ed il college di USC, è fattore determinante ed assai  importante, soprattutto per la crescita esponenziale a livello di partecipazione al gioco ad alto livello, che ha toccato il punto più alto nell’attuale ruolo al Cska.

Nella massima manifestazione europea DH23 presenta le seguenti statistiche: 8,3 punti, 2,6 rimbalzi, 3 assist. Il 46,2% da due, il 34,6% da tre ed il 76% ai liberi. Da notare la voce del tiro da tre, in costante crescita nelle ultime tre stagioni: 36,9%, poi 39,2% ed ora ben oltre il 40%, con il 41,9%. Nel ruolo che occupa, spessissimo al fianco di guardie razzenti ed attaccanti nati, punire dall’arco diventa un’arma letale ed il lavoro svolto sta pagando, testimonianza di professionalità notevole.

Numeri importanti, ma obiettivamente l’ultima cosa da guardare nell’impatto sul gioco di Hackett, che esprime i suoi massimi valori in moltissime altre cose.

  • “Intangibles”: il numero uno

Pochi attimi dopo il trionfo di Vitoria fu Coach Itoudis a celebrare Daniel nel modo migliore: «Non avete nemmeno l’idea di quante cose ci porti che non finiscono sui tabellini. Gioca di squadra e per la squadra come pochissimi altri». Coach, permetti una critica? Quell’idea ce l’abbiamo eccome.

Pochissimi altri interpreti in questa lega sanno essere così di impatto senza dover necessariamente sparare trentelli,  smazzare assist in doppia cifra o tirare  giù rimbalzi a grappoli. Il recupero nel momento chiave, il tuffo che dà energia a squadra ed ambiente, l’aiuto che toglie dai problemi un compagno: tutte cose che costruiscono le grandi squadre, tutte cose che lui fa, naturalmente, meglio di chiunque.

  • L’importanza di tenere un 1vs1

In un torneo che vede primeggiare chi ha attaccanti in grado di battere regolarmente l’avversario per ottenere immediato vantaggio in proprio o per i compagni attraverso assist, scarichi etc, avere a disposizione un difensore che sul primo passo sa stare coi più forti, che ha apertura alare importante per oscurare le linee di passaggio e che ha stazza fisica e mobilità per poter chiudere sulle penetrazioni così come stare con un lungo e reggere il mismatch è una situazione fondamentale.

Propio la settimana milanese ci ha regalato situazioni a volte imbarazzanti difensivamente nel contenimento dell’1vs1 esterno. Ecco, immaginiamo la presenza di un giocatore come Hackett e pensiamo alle scorribande di Siva che aprivano praterie per le triple di Eriksson, piuttosto che alla recente, impressionante sparatoria di Delaney al Palau: facile e automatico pensare che avrebbero avuto vita ben diversa.

  • Il feeling con il Chacho e la stima con Messina 

Non è un secreto per nessuno che vi sia un ottimo rapporto sia con il playmaker milanese che con l’allenatore milanese.

Il Chacho non ha mai nascosto l’importanza di Daniel nello scacchiere moscovita, riconoscenogli un ruolo fondamentale ed apprezzandone le prestazioni anche quando, a causa di quelle, toccava a lui sedere in panca. Memorabile in questo senso la gara di Kaunas dello scorso anno (qui il nostro articolo di inizio gennaio 2019) in cui fu spalla ed alternativa propio al Chacho nei momenti “clutch” della gara.

C’è stima, rispetto ed amicizia tra i due: ricomporre la coppia sarebbe un colpaccio per Milano.

Così come stima e rispetto ci sono con il Coach di Milano, quell’Ettore Messina che sappiamo bene amare la tipologia di giocatore come DH23. Detto molto semplice, sarebbe in grande ciò che Mack non è riuscito nemmeno a provare ad essere.

  • La leadership e la maturità

Se sai emergere come fondamentale in una squadra con Rodriguez, De Colo, Higgins, Clyburn, Hines, Hunter etc e se giochi una serie Playoff ed una Final 4 come quelle dello scorso anno, si può discutere qualunque cosa, ma mai e poi mai la mancanza di leadership.

E se questa leadership ti viene concessa e riconosciuta dal gruppo, anche stracolmo di fenomeni, che comprendono bene l’importanza di ogni tua singola giocata, allora vuol dire che appartieni all’élite della manifestazione.

Quando si parla di maturità è necessario valutare un percorso di crescita. Al mondo ci sono uomini che sbagliano, soffrono, si piegano, non si spezzano e poi tornano, più forti di prima, con il tesoro degli errori commessi che ammettono senza problemi. Poi ci sono quelli che invece piacciono a tutti, restano sempre bravi bambini, non sbagliano mai e faticano, “alla Fonzie”, soltanto a nominare la parola errore. Ecco, se ci fosse qualche dubbio, noi stiamo coi primi, la categoria a cui appartiene Daniel Hackett. 

Daniel è una persona di grande maturità che esprime sul campo attraverso una leadership che, se prima era solo occulta, oggi è visibile a tutti. Detto in parole povere un grande giocatore, un campione.

 

Quindi la nostra opinione è che Daniel Hackett sia, per ragioni tecniche, di maturità e di leadership, il giocatore ideale da cui dovrebbe partire il mercato milanese. 

Ecco, un problema c’è ed è grande… Daniel gioca in club eccellente come il Cska, straordinariamente gestito da Andrey Vatutin e ed altrettanto straordinariamente allenato da Dimitris Itoudis, due che queste cose le sanno da tempo e che non stanno certo con le mani in mano nella direzione del rinnovo del campione di Forlimpopoli. Come è giusto ch sia, perché se sei o vuoi diventare un grande club, giocatori del genere li vuoi sempre con te.

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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