Sprazzi di Fenerbahce d’annata…

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Serata importante alla Yubileyny Sports Palace, non tanto per un sfida che pareva abbastanza segnata per via della differenza tra le due squadre e delle tantissime assenze russe, quanto perché dopo mesi e dopo un percorso assai tortuoso e spesso delicatissimo negli equilibri, si sono visti momenti, non tantissimi per la verità, di Fenerbahçe vero. In breve, la pallacanestro di Obradovic, che quando si esprime al meglio, non ha eguali da decenni in Europa.

La nostra analisi, nei consueti 5 punti, di una vittoria che porta definitivamente il Fenerbahçe in zona Playoff.

  • Jan Vesely: se torna il dominatore sono problemi per tutti

Finalmente. La persona, prima del giocatore, lo meritava più di chiunque altro. Gli incredibili sacrifici estivi, che parevano non sortire gli effetti desiderati per via di una serie di problemi senza fine, potrebbero essere alle spalle.

Non è ancora il Vesely devastante che conosciamo da tempo, ma si sono viste cose che fanno ben sperare. Manca ancora la brillantezza e l’esplosività che ne fanno il miglior centro di Turkish Airlines Euroleague con il secondo lontano, ma già gli 11 con 5/6 del primo tempo hanno detto tanto.

Una chiusura su Thomas è manifesto del dominio che è stato e che, auspicabilmente, sarà. Quando c’è Jan in mezzo all’area non si passa.  Normalissimo che la seconda parte di gara lo veda soffrire, soprattutto dal punto di vista atletico, con ovviamente diversi falli figli delle gambe pesanti. Ora serve solo altro lavoro e tanta fiducia.

  • Zenit? Ingiudicabile ed encomiabile

Troppi gli assenti: da Ponitka a Khvostov, da Renfroe ad Iverson, con poi un Ayon in campo per onor di firma, ma comunque in modalità guerriera.

Albicy è sempre positivo per atteggiamento, anche se fa 0/7 dall’arco,  Thomas è un manuale del gioco e tutta la squadra, anche con l’aggressività di Hollins, lotta sempre. Di questo va dato merito a Coach Plaza: quando allena lui non si molla mai. 

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Il rientro dal meno 17 del secondo quarto al meno 4 di inizio ripresa è dimostrazione di solidità interiore. Così come la resilienza totale nel secondo tempo.

L’attenzione a tutte le palle 50/50 è marchio di fabbrica, la zona molto mobile ed adattata che mette la museruola all’attacco turco nel finale è sintomo di organizzazione vera.

  • Gigi, ma anche Nando e Sloukas: equilibrio e bilanciamento sono le parole chiave. Poi c’è Leo…

Non era impresa facile e non è certo una pratica archiviata. L’equilibrio necessario alla gestione di due palleggiatori come De Colo e Sloukas è la sfida principale della stagione di Obradovic. Spesso si è pensato, in base a quel che vedevamo, che fosse persa, ma oggi si comincia a registrare l’emersione del talento di entrambi ben bilanciato all’interno dell’attacco turco.

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Gigi Datome si avvicina alla forma ideale. Ora sta bene e lo vedi da come attacca e da come si propone in qualunque angolo del campo ai compagni. Posizionamenti perfetti ed energia da vendere, soprattutto in quel post dove è sempre enciclopedico.

Piccoli passi avanti ovunque, ancora con tante cose da limare e troppi errori che non si addicono a questi campioni, ma ora pare che la luce, in fondo al tunnel, ci sia.

Poi c’è Westermann, al miglior momento forse della carriera, curiosamente arrivato dopo il lungo periodo di buio sul Bosforo, che pareva irreversibile.

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  • Vittoria da pesare, ma ovviamente da contare

Il Fenerbahçe non ha scelta: si è cacciato in un vicolo cieco che oggi richiede solo W. E la partita di San Pietroburgo non poteva assolutamente risultare in nulla di diverso da un successo.

Forse propio la gara d’andata era stato il punto più basso mentalmente, seguito a ruota dal suicidio contro Valencia: da allora sono 6 vittorie su 7, tutte rispettabilissime, ma a cui manca qualcosa di fondamentale, ovvero battere un squadra che frequenta i piani alti della classifica, cosa incredibilmente mia caduta in questa stagione.

L’occasione arriva venerdì, contro un Maccabi che è certamente incerottato, ma che gioca comunque ad alto livello di intensità. Dovesse arrivare un altra vittoria, allora le cose sarebbero veramente sul punto di cambiare per gli uomini di Obradovic.

Intanto questo successo conta parecchio in termini di classifica, senza però dover essere oltremodo enfatizzato. Si è battuta una delle ultime, peraltro  in  emergenza totale. Obradovic lo sa e la sua faccia ha spesso detto molto sui progressi che si attende, soprattutto sui 40 minuti, dai propri uomini.

Chiarissmo Obradovic: «Difesa come volevamo, in attacco troppe palle perse senza ragione. Abbiamo attratto molto male. Poi concediamo troppi rimbalzi offensivi: bisogna lottare in quel fondamentale».

Sloukas anche di più: «Soddisfatto della mia gara? No. Perché? Perchè non lo sono».

  • L’arco, fondamentale

Tra le cose che hanno portato quei successi consecutivi di cui parlavamo c’è stata sicuramente una percentuale dall’arco notevole. Si è fatto di necessità virtù, perché non c’erano lunghi disponibili, ed allora lo “small ball” spesso estremo era soluzione unica ed irreversibile. Ma non stava scritto da nessuna parte che si tirasse automaticamente 61/125 nelle 5 gare vinte precedenti a quella di San Pietroburgo.

E’ chiaro che se la palla si muove meglio e se la brillantezza atletica cresce gli automatismi si perfezionano e arrivano buoni tiri. Che notoriamente fan frusciare la retina più di quelli così così… Il 10/23 contro i russi è prosecuzione di tutto ciò, anche dopo aver iniziato molto male in quella voce.

 

 

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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