Buio Olimpia: Milano non vede l’Alba

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I “must win”non sono mai semplici, men che meno in una competizione come la Turkish Airlines Euroleague, dove nessuno ti regala nulla. Neanche l’Alba Berlino che, sebbene si presenti al Forum come ultima e con un non invidiabile 3-8 nelle ultime 11, ha al suo attivo una terna  di trasferte di notevole portata tra  Panathinaikos (W 105-106), Olympiacos (W 86-93), Stella Rossa (W 84-95) nonché due esibizioni balistiche, sempre esterne, di qualità con 105 punti segnati in casa dell’Efes e 102 alla Ulker Arena.

Far prendere ritmo in transizione e con triple rapide ai tedeschi, non ostacolandone a dovere la circolazione di palla, può costare caro e Messina lo sapeva bene sin dalle indicazioni del pre gara.

Pur ovviamente consci del da farsi, i milanesi permettono tutto ed ancor di più ad un avversario non eccellente ma pronto a prendersi ciò che la partita regala, ovvero praticamente tutto.

I nostri classici cinque punti per analizzare una vittoria tedesca che pesa terribilmente sulle prospettive, principalmente tecniche dell’Olimpia.

 

  • I rimbalzi ed i lunghi

39 a 30 Alba. 7 Tarczewski, 3 Gudaitis e Scola. Non contro il Real, ma contro Cavanaugh, buono ma fuori per quasi mezza stagione, Nnoko, Sikma (ottimo) e Thiemann.

I tedeschi hanno una media stagionale di 11,39 carambole offensive (ieri 15) e di 22,26 difensive (ieri 24): i 39 totali superano quindi abbondantemente le abitudini normali, ferme a 33,65. Milano manca di tecnica, presenza e volontà. Cavarsela con qualche manata è scorciatoia che funziona a ben altri livelli.

Gudaitis è alle prese con un recupero che è difficilissimo nella testa come nel fisico. Manca di esplosività totalmente, e pare ancor meno convinto di potercela fare nel modo in cui era abituato sino fine gennaio 2019.

Tarczewski, che pareva in crescita, ricade nei solite situazioni fatte di poca comprensione del gioco e dei suoi momenti: inizia bene, sembra possa dominare, poi ricomincia la serie di errori che ormai compilano una lista infinita. Fare tagliafuori e non andare in giro per il campo senza una meta dovrebbe però essere minimo sindacale.

  • Luke Sikma e Marcus Eriksson: il gioco vero è vivo

Bravi, bravi, bravi! E sottovalutatissimi, perché in un team da alta classifica ci starebbero alla perfezione. Sanno giocare entrambi, sanno far canestro e sanno scegliere nel modo migliore. In una pallacanestro che spesso è troppa individualità ed 1vs1, al massimo 2vs2, vedere questi  giocatori è uno spettacolo tecnico di alto profilo.

Certo, Milano fa il possibile per concedergli una “comfort zone” totale, ma il modo in cui vanno  a prendersi i tiri, in cui individuano la situazione migliore (mismatch) e si muovono secondo le spaziature richieste, vuol dire saper propio giocare bene a questo giochino.

  • Dominio Alba, Milano è accondiscendente

C’era un solo modo per i tedeschi di vincere questa gara ed era rappresentato dalla possibilità di giocare ad un ritmo abbastanza elevato, sia atletico che di circolazione di palla. La gara di andata aveva chiaramente spiegato che, giocando maggiormente a metà campo, su possessi un filo più allungati, questa squadra va in sofferenza e diventa facilmente gestibile. Tenere gli avversari a soli 33 punti nel primo tempo era stato sufficiente a Milano per poi vincerla con una buona prova offensiva nella ripresa.

Pareva tutto chiarissimo, anche dalle parole di Messina nella presentazione della gara ed invece… invece ci si ritrova una squadra che approccia, male, continua allo stesso modo e chiude peggio, nella convinzione, presuntuosa, che tanto prima o poi la si vincerà. Questo, in Turkish Airlines Euroleague non funziona, mai.

Francamente incomprensibile come si possa concedere tutto ciò che l’avversario gradisce maggiormente per 40 minuti. Puoi farlo per 10, magari anche 20, e potrebbe già essere pericoloso, ma se lo fai per tutta la gara è lecito chiedersi perché non vi sia stato modo di invertire questa rotta tecnica.

Farsi battere in 1vs1 è brutto, farlo senza volontà per 40 minuti è inconcepibile, per chiunque. Il taglio di Sikma che va indisturbato al ferro nei momenti decisivi è roba assurda ed ingiustificabile.

Questa è la riflessione fondamentale di Messina: perché tutto ciò, dopo quasi sei mesi di stagione?

  • La parole di Messina sono pesante consapevolezza. Tardiva?

«Dei 45 subiti nel primo tempo ne abbiamo parlato a metà gara: dovevamo fare un secondo tempo da squadra di Eurolega. Ne abbiamo poi subiti 57…»

«Ti viene l’ansia perché vai in attacco sapendo che se non fai canestro vai sotto. Non siamo una buona squadra difensiva».

«Le nostre buone partite sono venute quando in difesa abbiamo tenuto un po’…»

«Abbiamo lacune individuali difensive che devi superare con un maggior lavoro di squadra. Noi non abbiamo tenuto in 1vs1 nessuno. sapevamo da inizio stagione delle difficoltà nel settore. La speranza è nel lavoro di squadra, da inizio stagione, ma oggi è stato un passo indietro molto grave».

Ok, siamo d’accordo su tutto, ma il problema è che queste lacune difensive, a volte clamorose soprattutto nel trio che tecnicamente guida la squadra (Rodriguez, Micov e Scola) cui si unisce a pieno titolo un Nedovic in versione lasciapassare, sono appunto note da luglio. Qui pesa tantissimo il fallimento Mack, che doveva essere per il Chacho ciò che Daniel Hackett è stato per lui e per De Colo a Mosca. E da questo punto di vista pesa molto anche l’assenza di Moraschini, giocatore salito di tono nelle ultime due W con Zenit e Pana, ben oltre i 20′ di utilizzo proprio per questa ragione.

Detto che la firma di Sykes è ammissione implicita della necessità di trovare punti dall’1vs1, diretti o conseguenze di vantaggi creati (qui si aprirebbe un mondo di discussione…), diventa difficilmente comprensibile capire come mai, se ho problemi serissimi nel tenere individualmente, sono davanti al fallimento di Mack, vado su un giocatore che, per ragioni fisiche anche prima che di tecnica o volontà, in difesa, a questo livello fa un fatica tremenda.

Su Micov e Scola è tutto chiarissimo: in LBA puoi permetterti le loro lacune difensive ed atletiche, in Eurolega assolutamente no.

Ora è pura questione di volontà di soffrire individualmente e di squadra. In difesa. Certo, servirebbe una condizione atletica un filo più brillante.

  • Il peso di una sconfitta: ora tocca al Chacho ed al Coach

E’ un macigno, pesantissimo, soprattutto per ciò che ora arriverà. Palau Blaugrana, e poi due volte la Vanoli in 4 giorni, prima al Forum e poi a Pesaro. Cremona che non è Boston ma è squadra che sa far male, soprattutto se si gioca a modo suo.

Dopo la Coppa Italia, in Eurolega, ci sarà a Milano il Khimki, che si gioca le ultime speranze di postseason, si va a Kaunas, contro uno Zalgiris in grande crescita, si ospita il Real e poi si vola a Valencia, oggi concorrente diretta per uno di quei due posti Playoff disponibili.

E’ il momento di tirare fuori quello che realmente si ha dentro per l’Olimpia, quello in cui serve leadership in campo e fuori. Sergio Rodriguez ed Ettore Messina sono una garanzia? Certo, per carriere nemmeno lontanamente discutibili. Lo sono anche in questo contesto? Il momento di dimostrarlo arriva adesso. Tutto il resto si accoderà a loro.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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