L’eredità di Virtus-Olimpia, tra un presente ben definito ed un futuro oltre l’orticello italico

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Inutile negare che la sfida di ieri fosse segnata sul calendario da quel “circoletto rosso” di  “tommasiana” memoria da parte di tantissimi a livello di dirigenti, allenatori, giocatori e tifosi.

La Rai tornava ad interessarsi di basket in chiaro dopo lungo tempo e tutto ciò poteva essere un’occasione per tutto il movimento. Come ampiamente prevedibile, tutto inutile, se non addirittura dannoso: collegamento tre minuti prima del via, terminato pochi istanti dopo la sirena, nessun contenuto a livello di interviste e di introduzione alla gara. In effetti c’erano programmi che resteranno nella memoria di tutti da proteggere: rubare una mezz’ora ad un film sul Natale o sul Capodanno era effettivamente impossibile.

Nell’attesa che un movimento morto e sepolto riesca nel capolavoro di non sfruttare l’arrivo di gente come Messina, Rodriguez e Teodosic per rilanciarsi, noi preferiamo guardare un po’ oltre il burocratico orticello italiano, pensando al campo, di oggi e di domani.

La Virtus oggi è una squadra migliore dell’Olimpia. L’ha detto il campo, l’ha detto una stagione sinora di 15 gare, l’ha detto una partita in cui, come ha giustamente sottolineato Messina, Milano «non è nemmeno riuscita  a pareggiare». La 7Days Eurocup non è la Turkish Airlines Euroleague, ovviamente, quindi le scorie di quest’ultima lega sono ben superiori a quelle della seconda competizione continentale, che però è un torneo vero, con squadre vere, molto superiori a tutte le altre manifestazioni tranne appunto una. Giusto tener conto di questa situazione, tuttavia il verdetto di ieri è stato chiaro ed inequivocabile, soprattutto dal punto di vista della qualità della pallacanestro: quella delle V nere nettamente migliore.

Come si arriva a questo divario? C’è molto di atletismo e fisicità, laddove l’Olimpia è squadra con fisici imponenti ma decisamente lontana dall’essere atletica. Se poi la condizione è quella degli ultimi 40 giorni, allora la faccenda è ancor più chiara. Bologna ha fatto tutto ciò che era necessario per fare male dove l’avversaria non poteva competere, almeno oggi.

Non è tempo di verdetti definitivi, di rimpianti o di processi sommari, ma è tempo di realtà, per entrambe le compagini. Tra qualche mese saremo magari qui a celebrare verdetti opposti, ma purtroppo siamo schiavi di quel che vediamo ed allora, in piena libertà e senza dovere nulla a nessuno, analizziamo la realtà.

Felsinei ben delineati, con una struttura chiara ed un sistema che, seppur migliorabile, ha caratteristiche precise in costante crescita, nonché una condizione atletica molto superiore a quella dei biancorossi. Non vi sono voli pindarici nella pallacanestro di Djordjevic, ma solo una certa efficacia che deriva dalla semplicità di un concetto quasi banale: nascondere i propri difetti ed esaltare quelli altrui. E’ molto più di quel che si pensi.

Meneghini molto indietro ed assai preoccupanti per le ragioni già elencate, ma soprattutto per un sistema di gioco che ad oggi è ancora troppo casuale e per nulla definito. L’evidente scollamento tecnico tra i tre tenori (Rodriguez, Micov e Scola) ed il resto della truppa scoperchia il problema italiani, oltre a sottolineare con maggior intensità il fatto che non si possano regalare, a questi livelli, due americani che sinora sono sbiadite copie di giocatori di pallacanestro (Mack e White). Ed è lecito, oggi come sempre, esercitare un diritto di critica urbano ma deciso nei confronti di una serie di scelte che dopo quattro mesi hanno prodotto molto meno di quanto ci si attendesse.  Negli ultimi 40 giorni il record milanese combinato tra LBA ed Eurolega dice 6-7 (1-6 europeo e 5-1 italiano): 3 W di valore con Valencia, Sassari e Venezia, poi solo sconfitte o comunque gare che non potevi/dovevi perdere. Messina, uomo di spessore  prima che allenatore di assoluto livello, lo sa molto meglio di tutti noi ed ha tutto per cambiare le cose. A partire dal lavoro in palestra.

Quello che forse non si comprende bene, ma che il recente passato di delusioni da favorita dovrebbe ormai aver spiegato bene a Milano, è che questa Bologna è una realtà che guarda molto oltre l’oggi italiano, perché l’obiettivo è chiaro e netto e si chiama Turkish Airlines Euroleague. Tra voci e certezze, per quello che sappiamo noi, vincente o meno in Eurocup, la Virtus sarà al via della prossima Eurolega, perché il progetto è molto ben considerato dalle parti di Quatre Camins (sede EL) ed è valutato di altissimo profilo.

Questo porterebbe grandi benefici a tutto il basket italiano, sempre che, in base al provincialismo ed alla mancanza di visione comune che attanaglia la palla a spicchi italica, non si pensi di isolare Milano e Bologna solo perchè la burocrazia dice FIBA, il classico esempio non vincente  che piace alla mai vincente FIP. E se le ultime riunioni di  lega hanno detto determinante cose, non è difficile fare due più due: che fa sempre quattro, tranne per chi, sentendosi “in salute” ci vede un cinque.

Quindi duello Olimpia-Virtus per il tricolore? Certo, ma dimenticare Sassari sarebbe una bestemmia oggi, così come il navigare a vista di Venezia che ha portato a due scudetti negli ultimi anni non può essere sottovalutato.

In mezzo c’è una Coppa Italia che vive della sua natura bizzarra: trofeo importante da sfoggiare se lo vinci, troppo legato all’episodio singolo e quindi non programmabile quando perdi. Ricorda molto il peggio del calcio, in questo senso.

Tutti avevamo bisogno di una sfida come quella di ieri, tutti la attendevamo ed andavamo fieri del suo essere tornata vera, dura, cruda. Ha vinto Bologna, lo ha fatto meritatamente contro la sua… miglior alleata.

Strana la vita, a volte, ma se biancorossi e bianconeri sapranno andare oltre, potremo vivere di questa rivalità a livelli ben superiori, con buona pace di chi, da politico e non da uomo di sport, oggi dovrebbe essere in Via Mazzini a picchiare i pugni sul tavolo di chi ha svilito un prodotto che meritava ben altro.

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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