Fenerbahçe, è crollo totale? Valencia ringrazia

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Incredibile, assurdo, incomprensibile… Certamente complicatissimo spiegarsi e provare ad analizzare quello a cui abbiamo assistito, per l’ennesima volta, alla Ulker Arena.

Il Fenerbahçe riesce a perdere un’altra gara in cui pareva in controllo ed ora l’eventuale rimonta Playoff diventa un’impresa al limite dell’impossibile, perché 5-11 vuole semplicemente dire che, nella migliore delle ipotesi, è necessario un 12-6 nelle restanti 18 gare (noi propendiamo di più per un 13-5, poiché un record finale di 17-17 potrebbe non garantire nulla).

Valencia ringrazia, con il grande merito di essere sempre stata lì, senza sforzi eccessivi, sulle spalle di un Dubljevic ancora una volta eccellente.

  • I rimbalzi: ok non avere lunghi, ma…

50-31 “taronja” con 23 carambole offensive. Assolutamente impossibile vincere con questi numeri. Che il Fener senza Vesely e senza Lauvergne non abbia lunghi è chiarissimo, che però il tagliafuori sia uno sconosciuto non è francamente pensabile a questi livelli. E’ una delle tante domande che attanagliano i turchi, probabilmente “la domanda”: il 46,1% di TRR (True Rebounding Ratio, ovvero la percentuale di palloni raccolti su quelli disponibili) è dato che pone i gialloblu all’ultimissimo posto nella lega. E’ problema di applicazione, di volontà e di tecnica: tutte cose in cui questi giocatori sono stati sempre eccellenti negli anni recenti. Inspiegabile.

  • Valencia prende ciò che la gara concede

Prestazione tranquilla, senza grossi “alti” ma pure senza “bassi” di rilievo. Quando il mondo intero si attendeva un tranquillo finale di gara senza sussulti, con l’ovvia W turca, ecco che va in scena il suicidio perfetto. Merito degli uomini di Ponsarnau non aver mai mollato ed essersi fatti trovare pronti quando Babbo Natale, vestito di gialloblu per l’occasione, si è presentato alla porta con il regalone. Una malaugurata organizzazione difensiva a fine ultimo quarto ha rischiato di rompere quel regalo aprendo il pacchetto, ma poi, una volta che la cosa si è ripetuta al supplementare, l’omaggio è stato trattato con la dovuta attenzione.

Valencia è lì, ad una W dai Playoff. Impensabile dopo l’inizio da 0-5, difficilmente ipotizzabile per valori tecnici anche oggi, sicuramente da rivalutare dopo che si sono vinte 3 delle ultime 4 e 6 delle ultime 9.

  • Bojan Dubljevic, leader sotto ogni punto di vista

Tecnicamente è di gran lunga il miglior giocatore della squadra. A Valencia, poi, possiede le chiavi dello spogliatoio, della sede e forse anche del municipio cittadino. Il 28enne centro montenegrino, alla settima stagione consecutiva in maglia “taronja”, viaggia a 15,5 + 6,6 con 19,6 di PIR, quest’ultimo dato che lo pone al quinto posto nella speciale graduatoria, dietro soltanto al quartetto dei migliori giocatori, sinora, di questa Turkish Airlines Euroleague (Mirotic, James, Larkin e Milutinov). E’ giocatore atipico nel suo non essere centro moderno e nell’esserlo molto più di altri. Imponente come mole, atleticamente assai limitato, va oltre l’arco come nessuno nel ruolo (forse solo Booker) ed ha mano molto educata. Diventa così, molto spesso rebus irrisolvibile, soprattutto se non viene attaccato a dovere, cosa che lo potrebbe mettere in difficoltà abbastanza evidentemente.

Questa volta coach Ponsarnau decide di non fare regali come a Milano, quando lo tenne fuori praticamente tutto il secondo tempo dopo i 20 della prima frazione: i risultati si vedono.

  • La difesa del Fenerbahçe

41 punti subiti tra ultimo quarto e supplementare. Sì, non è uno scherzo. Se qualcuno avesse soltanto abbozzato qualcosa del genere in qualunque tipo di analisi che riguardasse una squadra di Obradovic, probabilmente sarebbe già stato internato… Ma oggi è realtà e da questa non si può scappare. 98,6 di rating offensivo e 100,0 di difensivo: è tutto assolutamente incomprensibile a livello di squadra allenate dal miglior Coach della storia di questa lega.

E’ palese che la mancanza di un centro come Vesely cambi pesantemente il destino di qualunque club, tuttavia una sorta di “small ball” obbligato dovrebbe almeno garantire rotazioni più rapide e possibilità inferiori di essere battuti nell’1vs1. Cosa che invece, troppo spesso, continua ad accadere.

L’eventuale, sempre più difficile, rinascita del Fenerbahçe, passa da lì, dalla difesa, soprattutto poichè l’attacco è ancora troppo spesso balbettante.

  • Errori turchi allucinanti: perché?

Nella difficoltà, che ammettiamo, di capire le ragioni di quello che abbiamo visto in questi ultimi tre mesi, vi è una cosa che possiamo garantire al 101%: questa è gente vera, sono uomini veri, professionisti veri ed inappuntabili. E lo possiamo fare grazie ad una conoscenza diretta degli uomini stessi così come dell’organizzazione. Tutto ciò rende ancor più complicato capire.

Se da un lato sono chiarissimi gli errori, di tipologia differente ma di gravità di egual misura, che si possono notare sul campo, da un altro è pressoché impossibile comprenderne la ragione. Campioni di questo livello, perché campioni lo sono, possono mai andare nel panico più totale su una rimessa dal fondo? Su un raddoppio nemmeno troppo aggressivo al centro del campo? Possono andare a palleggiare in una zona del parquet che ti vietano al minibasket? Possono seguire la parabola del tiro senza prendere posizione davanti al proprio uomo e tagliare fuori? Possono omettere di andare ad aiutare un compagno raddoppiato per garantire una linea di passaggio ed una conseguente superiorità automatica? Può succedere che se durante l’ultimo timeout Zele dica «abbiamo tempo per muovere la palla e cercare un buon tiro» De Colo si metta in proprio per una forzatura senza senso, con relative occhiatacce dei compagni?

La risposta è no, senza se e senza ma. Però tutto ciò è quello che sta accadendo, e non succede da due settimane, ma da tre mesi. Solo loro, i protagonisti, ne conoscono le ragioni, noi alziamo le mani e ci arrendiamo: non siamo in grado di capire. 

Le parole di Obradovic nel dopo gara, quando afferma che «Forse per la prima volta in stagione sono contento della concentrazione dei mei giocatori e del modo in cui abbiamo cambiato in difesa» vogliono dire tutto. La prima volta? Dopo tre mesi? E’ l’estremo sentivo di instaurare fiducia in un gruppo che l’ha totalmente persa?

Tanti, troppi punti di domanda che pongono nuvoloni nerissimi sul futuro di una squadra partita per vincere.

(Photo: fenerbahce.org)

 

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alberto marzagalia

Due certezze nella vita. La pallacanestro e gli allenatori di pallacanestro. Quelli di Eurolega su tutti.
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